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Come possiamo ricevere la luce dello Spirito Santo per fare le giuste scelte di vita?

KIM JESTEM?
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Edifa - pubblicato il 23/05/21
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Il "raggio di luce" dello Spirito Santo che la liturgia di Pentecoste ci fa chiedere ci aiuta a dirigere il nostro sguardo e permette di vedere le situazioni come Dio le vede. Ma come possiamo ricevere questa luce per prendere decisioni cristiane?

Da dove verrà il "raggio di luce" dello Spirito Santo che la liturgia di Pentecoste ci fa chiedere? Prima di tutto, scartiamo qualsiasi idea di un'illuminazione più o meno miracolosa: "Prego molto fortemente lo Spirito Santo, dopo quando aprirò la Bibbia ad una pagina qualsiasi, troverò la risposta ai miei problemi!" In effetti, la luce dello Spirito Santo è prima di tutto quella della ragione e della fede, due luci divine che il Padre dà a tutti i Suoi figli, e che non si tratta di sostituire, ma di usare correttamente: il "raggio" che chiediamo è quello che dirigerà il nostro sguardo, permettendoci di vedere le situazioni come le vede Dio, nella loro logica naturale e soprannaturale.

Un esempio: alla fine del suo percorso scolastico, un giovane può chiedere allo Spirito Santo di illuminarlo sul suo orientamento futuro. Non gli sta chiedendo di scegliere al suo posto tra diventare medico o ingegnere, ma di rimetterlo nella logica del suo battesimo affinché la sua decisione sia parte di una volontà incondizionata di seguire il Cristo. E per questo, lo Spirito Santo deve "drizzare in lui ciò che è sviato, sanare ciò che sanguina, piegare ciò che è rigido e scaldare ciò che è gelido". Ma come possiamo ricevere questa luce dallo Spirito Santo?

Gesù ci ha indicato tre luoghi della Sua effusione, e quindi tre istanze a cui rivolgersi per ogni decisione cristiana.

- La prima è la coscienza del Suo discepolo, quella facoltà di giudicare le situazioni alla luce di Dio: "Riceverete lo Spirito di Verità, che vi porterà alla verità tutta intera" (Gv 14, 26).

- La seconda è la Parola di Dio, che "non può essere abolita" (Gv 10, 35).

- La terza è la Chiesa, come Gesù l'ha stabilita su Pietro e gli apostoli "rivestiti della potenza dall'Alto" (Atti 1, 8).

Concretamente, questo significa che, per prendere una decisione davanti a Dio, bisogna prima mettersi nell'intenzione fondamentale di seguire Gesù in ogni caso (un buon ritiro può essere benefico). Poi, di fronte alle varie ipotesi ragionevoli, si cercherebbe quella che sembra essere più coerente con ciò che la Scrittura ci dice, per condurci a Cristo. Senza dubbio non parla direttamente del medico o dell'ingegnere, ma parla della posta in gioco della vita eterna implicata in queste due professioni.

Infine, dovremmo verificare se la decisione è coerente con ciò che la Chiesa vive e insegna oggi. Certo, non spetta al vescovo decidere se uno debba fare l'ingegnere piuttosto che il medico, ma si fa comunque parte di una comunità cristiana, le cui scelte fondamentali devono essere integrate nelle nostre scelte personali. Pensiamo, per esempio, all'importanza di una presenza della Chiesa nelle professioni sanitarie, o a quella della sua dottrina sociale nella vita di un’impresa. Qui la vocazione è allo stesso tempo una missione, e se si discerne in questo triplice riferimento allo Spirito Santo, possiamo essere sicuri che Lui sarà lì con i Suoi "sette santi doni", per permetterci di viverla "per la gloria di Dio e la salvezza del mondo". 

Padre Max Huot de Longchamp

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