di Christine Ponsard
Amare è dare, come tutti sanno. Ma a volte dimentichiamo che è anche ricevere, perché ci sembra che costi troppo poco per essere una vera prova d'amore. Forse state leggendo queste righe in un angolo della vostra cucina, davanti a una montagna di piatti sporchi: "Vorrei una mano, appunto. E vi garantisco che sarebbe facile per me chiedere di farmi aiutare!" Facile? Non è così sicuro! Non sempre sappiamo chiedere aiuto, né accettare quello che ci viene offerto spontaneamente: "Sei troppo piccolo, non ce la farai", diciamo al nostro bambino più piccolo, che se ne va scoraggiato, e a un’amica di passaggio: "Stai seduta! Non sei qui per lavorare".
Quando non ci aiutano, o non abbastanza, sappiamo brontolare, generalmente arrabbiarci, o soffrire in silenzio con un'aria da vittima rassegnata (dipende dal carattere di ogni persona). Ma è più difficile per noi esprimere i nostri desideri in modo chiaro e semplice, vorremmo che gli altri indovinassero cosa ci aspettiamo da loro. Uno degli errori più frequenti in una coppia, in una famiglia, in un gruppo di amici, è credere che l'affetto permetta di leggere nei pensieri degli altri.
Perché a volte è difficile per noi farsi aiutare?
"Finisco per odiare le grandi tavolate delle vacanze, con tutto ciò che rappresenta in termini di spesa da fare, cucinare e lavare i piatti”. Sì, ma come dirlo alla famiglia, agli ospiti? Non osiamo riconoscere i limiti della nostra dedizione e della nostra pazienza, ci diamo il compito di assicurare ad ognuno delle giornate spensierate, anche se questo significa assumere tutti i pesi sulle nostre spalle.
Il Signore, però, ci mostra la strada. Lui, che è l'Onnipotente, il Creatore e il Padrone di tutte le cose, ha voluto aver bisogno di aiuto. Si è fatto bambino piccolo, completamente dipendente dai Suoi genitori, ha chiesto da bere alla Samaritana e da mangiare al ragazzo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Anche nel grande momento della Sua Passione, Egli ha accettato l'aiuto di Simone di Cirene per portare la Sua croce. Si è fatto povero, perché noi potessimo aiutarLo, si è fatto uomo, perché aiutando i nostri fratelli potessimo aiutare Lui: "Ho avuto fame, sete, ero in prigione, nudo, malato, straniero... "(Mt 25, 35-36) Avrebbe potuto fare a meno di noi, ma ha scelto di aver bisogno di noi: Egli sapeva che non c'era modo migliore per mostrarci quanto siamo importanti per Lui e quanto Egli Si fida di noi.
Perché a volte ci è difficile chiedere aiuto? Molte ragioni, più o meno correlate, possono entrare in gioco. Prima di tutto, le difficoltà di comunicazione menzionate sopra, poi la mancanza di fiducia in sé stessi: "Chi mi aiuterà vedrà per forza che non faccio tutto perfettamente, potrebbe giudicarmi, criticarmi". Questo è particolarmente vero se l'opinione delle persone in questione è importante per noi (genitori o suoceri).
Chiedere aiuto significa anche rinunciare a controllare tutto
Chiedere aiuto è riconoscere che non siamo onnipotenti, che abbiamo bisogno degli altri, ed accettare gli altri come sono, non come vorremmo che fossero. Non ci aiuteranno mettendosi ai nostri ordini come schiavi, ma portandoci la loro personalità particolare; con ricchezze che potranno forse sconcertarci e limiti che potranno irritarci. Lavorare con gli altri richiede più pazienza che fare tutto da soli. Tendere la mano verso l'altro per chiedergli un aiuto, che sia una mano per riparare il tosaerba, o un servizio più importante, è un bel modo per valorizzarlo, per elevarlo ai suoi propri occhi mostrandogli la nostra stima.
A chi di noi non piace sentirsi utile e piacevole per gli altri? Dal ragazzino di 6 anni che è molto orgoglioso di svuotare la lavastoviglie da solo (anche se di tanto in tanto rompe un piatto), al nonno bloccato sulla sua poltrona a passare ore a riparare un giocattolo rotto, tutti sono felici di avere un proprio ruolo. E quando si ospitano parenti a casa, uno dei modi migliori per rompere il ghiaccio e costruire relazioni, è preparare il pasto o ridipingere le persiane tutti insieme. Non priviamoci di questo!