di Christine Ponsard
Non è facile vivere in ogni momento come un vero figlio di Dio. Ecco perché abbiamo bisogno che lo Spirito Santo infonda nelle nostre anime il dono della fortezza, che ci attira a Dio come una calamita attira la limatura di ferro. Se potessimo essere semplicemente questa polvere di ferro, come i santi, tutto diventerebbe così semplice per noi! Questo paragone non vuol dire che la santità è un movimento irresistibile in cui i santi si lasciano trasportare loro malgrado. La calamita esercita sempre il suo potere di attrazione. In altre parole, il potere di Dio non viene mai a mancare. Tuttavia, noi possiamo scegliere di essere o non essere la limatura di ferro. Non siamo mai santi o peccatori nostro malgrado. Tuttavia, la forza di Dio è un dinamismo, un movimento che ci porta verso Colui per il quale siamo fatti e che, per questo, ci fa superare gli ostacoli. Non solo per vincere, per superare noi stessi o per dimostrare che siamo i migliori, ma "vincere per Dio".
Il dono della fortezza è sempre dentro di noi
È importante ricordare ai bambini, regolarmente e in modo sia diretto che indiretto, che il dono della fortezza si trova in ciascuno di noi. Al pigro che non sa come troverà il coraggio di essere fedele alla sua decisione di saltare prontamente fuori dal letto ogni mattina. Alla persona depressa che si arrende davanti al minimo ostacolo. Alla persona complessata che non smette mai di ripetersi che "è inutile". Al pusillanime che passa dall'entusiasmo allo sconforto più volte al giorno. Al passionale che si disperde in mille occupazioni che lo seducono. Al volontario che stringe i denti per non mostrare le sue paure. Alla persona orgogliosa che vuole farcela da sola. Potremmo continuare la lista: abbiamo tutti bisogno del dono della fortezza ed esso è dato a tutti noi. Ecco perché possiamo confidare in noi stessi: perché il nostro essere è abitato dalla forza di Dio.
Un altro paragone per aiutare i bambini a capire cos'è il dono della fortezza: parto per un viaggio in macchina, conosco la meta, ho delle mappe che mi indicano la strada da seguire, sono deciso a partire; ma non arriverò mai alla fine del mio viaggio se la macchina non ha un motore in buono stato. Il dono della fortezza è quel motore che mi permette di andare avanti nell'amore di Dio. Sta a me curare questo motore o lasciarlo arrugginire in un angolo. Come il dono del consiglio, il dono della fortezza "si consuma solo se non lo si usa".
Dio ci dà la forza quando ne abbiamo bisogno
Dio ci dà la forza di cui abbiamo bisogno quando e come ne abbiamo bisogno. Per questo non dobbiamo preoccuparci in anticipo delle possibili prove che potrebbero colpire noi o coloro che amiamo, a cominciare dai nostri figli. Ciò che Pascal esprime così nel Mistero di Gesù: "Significa tentarmi più che metterti alla prova, pensare se faresti bene questa o quella cosa assente: io la farò in te se accadrà". In altre parole: "Non preoccuparti in anticipo di ciò che potrebbe accaderti: quando accadrà, io sarò con te". Quando Gesù ci dice: "A ciascun giorno basta la sua pena" e quando chiediamo al Padre "il nostro pane quotidiano", questo vale anche per la forza: non abbiamo bisogno di averne delle riserve. Dio sa di cosa abbiamo bisogno in ogni istante. Lui conosce meglio di noi l'altezza degli ostacoli sul nostro cammino e il peso della croce sulle nostre spalle.
Quando spieghiamo questo concetto ad un bambino (e specialmente ad un adolescente) dal temperamento irrequieto, potrebbe rispondere: "Se Dio dà sempre la Sua forza, perché alcuni sembrano non farcela? Perché questa o quella persona sembra devastata?" Due elementi di risposta: prima di tutto, la forza di Dio non agisce automaticamente. È un dono che il destinatario può rifiutare (per orgoglio, per mancanza di speranza). In secondo luogo, Dio permette talvolta a qualcuno di "crollare" affinché possa aprire il suo cuore, affinché si scopra povero e piccolo.
Diffidiamo dalle apparenze, poiché colui che ci sembra debole è forse guidato dalla forza di Dio. Non dimentichiamo che Gesù, in cui il dono della fortezza si compie pienamente, è caduto sotto il peso della Croce, ha avuto sete ed è morto. Come potremmo, allora, essere sorpresi dalle nostre cadute e dai nostri apparenti fallimenti?