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Come scegliere bene i libri per i vostri figli per non allontanarli dalla lettura

RODZINA
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Edifa - pubblicato il 28/03/21
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Non c'è niente di meglio delle storie lette dai genitori per sensibilizzare i piccoli alla lettura, per risvegliare il loro immaginario e trasmettere la cultura. Ma come scegliere i libri giusti? In occasione della Giornata internazionale del libro per bambini, questo 2 aprile, ecco alcune chiavi per aiutarvi a orientarsi tra gli scaffali delle librerie.

Tutti gli insegnanti lo dicono: se i genitori leggessero regolarmente delle storie ai loro figli, molte difficoltà potrebbero essere evitate nella scuola primaria. Non si entra nel linguaggio e nella lettura con un colpo di bacchetta magica, ma per impregnazione, immergendosi in quello che alcuni esperti hanno concettualizzato come un "bagno linguistico". Questo è così vero che, a partire dalla scuola materna, la lettura di storie ad alta voce da parte dell'insegnante è diventata una parte importante del processo di apprendimento.

Ma attenzione: il "bagno linguistico" non deve limitarsi a un rivolo di acqua tiepida. Contrariamente al luogo comune abbastanza diffuso che consiste a non preoccuparsi troppo della qualità dei libri, ma a pensare che basti leggere per averla vinta, qualunque sia il contenuto. Perché più tardi si potrà anche saper leggere tecnicamente, ma non "amare" la lettura. Questo è il dramma di molti adolescenti, allorché già dalla scuola secondaria, la lettura di opere letterarie classiche è espressamente richiesta. Perché? Perché non si può passare direttamente dai racconti con tre righe per pagina e frasi soggetto-verbo-complemento a Balzac, il cui stile avrà lo stesso effetto di una lingua straniera. Ecco tre cose a cui bisogna pensare per dare a nostro figlio il gusto della lettura.

Il risveglio dell'immaginario passa attraverso la trasmissione della cultura. A casa come a scuola, la trappola è troppo spesso quella di cedere alla sottocultura infantile fin dalla culla, agli album senza ambizione artistica, alle storielle troppo realistiche, sdolcinate o senza drammaturgia, per paura di confondere i bambini e di non piacergli. Al contrario, ci ricordano costantemente i buoni professionisti dell'editoria, la prima infanzia è l'età in cui si possono avere più ambizioni, perché è l'età in cui si è più ricettivi e il piacere si concretizza con la vicinanza al lettore. Un'altra insidia è che essendo gli adulti che comprano i libri e li leggono ai bambini, perdono di vista i bisogni dei più piccoli, per far piacere solo a sé stessi.

Molti genitori se ne lamentano: trovare libri che raccontino davvero una storia, con una dimensione e un livello di testo adeguato, una buona alchimia con l'illustrazione, richiede ore per poter scegliere in libreria, per mancanza di punti di riferimento editoriali affidabili. Molti libri etichettati "Dai 5 anni" hanno un livello di linguaggio che è perfettamente alla portata di quelli di 3 anni. I libri per la prima infanzia sono perfetti quando i piccoli imparano a parlare (la loro grande passione è solo nominare le cose, per ampliare il loro vocabolario). Ma se ci si dedica troppo tempo, si rischia di perdere il treno. Crescendo lentamente in intensità, potremo interessarli molto presto alle grandi storie del nostro patrimonio. In primo luogo, si comincia a raccontare le storie più o meno fedelmente, semplicemente a partire dalle immagini. Poi si passa alla lettura seguita dal testo (con un certo sforzo per dare il tono), una tappa indispensabile per far entrare il bambino nella musica della lingua scritta, la cui importanza è spesso sottovalutata dalle famiglie.

Bisogna anche cedere alle piccole orecchie che compulsivamente richiedono la stessa storia venti volte, perché il piacere della ripetizione è essenziale e utile, imprimendo nella memoria del bambino la struttura delle frasi, la concordanza dei tempi, tutta la logica della lingua. Ma è anche necessario pensare a variare gli stili per evitare una formattazione precoce (non c'è solo la Disney nella vita!), mescolando racconti classici e storie contemporanee.

Clotilde Hamon

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