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Quaresima: possiamo esigere dei sacrifici dai nostri figli?

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Edifa - pubblicato il 21/02/21
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La Quaresima può essere percepita, in un primo tempo, come qualcosa di pesante in quanto costituisce una privazione di certi piaceri. A questo proposito, è saggio chiedersi se debba essere imposto ai propri figli. Com’è sorprendente vedere la paura che pervade i cristiani nel tempo della Quaresima. Al solo pensiero del Mercoledì delle Ceneri e del Venerdì Santo e al pensiero di doverci limitare, cominciamo ad essere interiormente riluttanti. Ammettiamolo, la penitenza ci spaventa e ci fa fuggire, e molti cristiani affermano (e a volte anche i preti stessi) che per fare una buona Quaresima, l’importante è avvicinarsi a Gesù, fare un dono ad un’associazione cattolica e fare così un atto di carità. Queste parole ci fanno comodo, a noi consumatori di una società in cui non sappiamo più sperimentare la mancanza.

Cerchiamo di essere obiettivi… Cosa rimane allora della Quaresima, cosa facciamo molto concretamente? Una ciotola di riso a mensa o in parrocchia che ci discolpa una volta per tutte? Un obolo ai diseredati dell’Africa per metterci a posto con la coscienza a costo zero? Perché non pensiamo che amare di più Gesù possa tradursi in privazioni e digiuno? Privarsi per l’altro, non significa forse dimostrare che lo si ama? Dobbiamo ammetterlo, queste privazioni ci risultano difficili e ci mostrano la nostra debolezza. Eppure è il modo che Gesù ha scelto per mostrarci il Suo amore. Si è privato al punto di dare la Sua vita per salvarci.

Vivere la Quaresima in famiglia dà slancio e coraggio per perseverare nello sforzo

Quindi sì, senza paura di perdere l’essenziale, possiamo proporre e persino chiedere ai nostri figli di rinunciare alla marmellata, al pane e Nutella o all’iPad per tutta la settimana e offrire questi sacrifici al Signore come segno del nostro amore per Lui. In questo modo, tutti insieme decidiamo di unirci alle sofferenze di Cristo. Insieme perché così troviamo lo slancio e il coraggio di perseverare nel nostro sforzo. Insieme perché un cristiano solo è un cristiano in pericolo che si dimenticherà di offrire qualcosa durante la Quaresima! Così insieme celebreremo la Pasqua in questa rinnovata gioia di sapere che siamo salvi… manifestata dal ritorno degli schermi e della Nutella!

Questo tempo ci viene offerto per convertirci, per volgere il nostro sguardo verso Dio. Questo richiede che ci distacchiamo dalle cose materiali per aggrapparci alle cose di Dio. La penitenza ci permette questo movimento. Non è troppo presto per i bambini? Sarebbe sottovalutare la loro capacità di avvicinarsi a Dio, il loro desiderio a volte così spontaneo di imitare Gesù. Nascondere loro la verità della Quaresima significherebbe negare loro la possibilità di compiere grandi cose, al di là di queste privazioni. Non c’è dubbio che potranno dire e ripetere nel loro cuore: “Lo faccio per Te, Gesù”.

Imporre a noi stessi e ai nostri figli queste mortificazioni significa darsi e dare la possibilità di vivere pienamente la gioia della Pasqua, nei cuori scavati dal Desiderio. Quaranta giorni senza cioccolato o schermi è esigente, ma la fedeltà non è ciò che ci si aspetta da chi ama?

Inès de Franclieu

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