Lasciare un contratto a tempo indeterminato o una strada già iniziata per riorientare la propria vita professionale è una scelta coraggiosa ed esigente. Gli ostacoli da evitare, le buone abitudini da adottare… Ecco delle testimonianze e dei consigli di persone che hanno osato fare il grande passo e che non se ne sono pentite. di Ariane Lecointre-Cloix
A 32 anni, Emilie potrebbe essere definita come un’”acrobata professionista”. È madre di due bambini piccoli, studentessa di giorno e casalinga la sera. Porta i suoi figli alle loro varie attività, organizza il programma della tata, prepara gli esami all’università e segue le lezioni. “Il ritmo è intenso, ma trovo che sia intellettualmente appassionante”, dice la giovane donna, che ha appena superato l’esame di Stato per diventare insegnante. Émilie confida che, anche se non passasse l’esame, considererebbe quest’anno, sovraccarico di lavoro, come “un vero successo perché ho conosciuto delle persone fantastiche, e sono sicura che riuscirò a laurearmi”.
Molti pensano che la riconversione professionale abbia dei lati positivi… ma spesso ciò non avviene senza difficoltà. La paura di lasciare un lavoro sicuro, la preoccupazione di avere un buono stipendio, la paura di sconvolgere l’equilibrio familiare, la paura di riprendere gli studi, a volte lunghi, possono essere tutti ostacoli ad un cambiamento professionale.
Un cambiamento che comporta dei sacrifici
Bertrand, tuttavia, non ha esitato a lungo quando le si è presentata l’opportunità di cambiare lavoro. Controllore di gestione in una grande azienda, era stanco del suo “lavoro ripetitivo davanti al computer, e ho subito capito che ormai conoscevo questo lavoro a memoria”. Quando mi immaginavo tra 10 anni, non mi vedevo fare lo stesso lavoro dei miei superiori”.
Approfittando di un calo di attività, decide di lasciare tutto per iniziare una formazione per diventare falegname, finanziata dall’azienda per la quale aveva lavorato fino a quel momento. “Amo il legno, il mondo dell’immobiliare e dell’edilizia”. Il giovane uomo, sposato e padre di una bambina, si è informato allora presso falegnami ed ebanisti per mettere a punto il suo progetto di riconversione professionale. “Questa tappa è essenziale”, afferma Béatrice de Montabert, psicologa e coach: “Quando si vuole cambiare direzione, bisogna fare in modo che il proprio impegno abbia un senso. Bisogna essere sicuri di fare la scelta giusta e do non rimpiangere la propria riconversione dopo solo tre anni.” È importante essere accompagnati, porsi le domande giuste, fare un bilancio delle proprie competenze, fare delle ricerche sulla professione a cui si è interessati ed eventualmente un tirocinio, una riflessione sulle possibilità di evoluzione e di retribuzione di questo lavoro così attraente, ecc… Tuttavia, “ciò che conta non è il lavoro in sé”, dice Béatrice de Montabert, “ma sentirsi realizzati”.
Come per Bertrand, anche Marie ha voluto cambiare strada e riprendere gli studi. Dopo una formazione in storia dell’arte e un master in comunicazione, la giovane donna si è stabilita con il marito nel sud della Francia e ha creato la sua azienda di design. “Eravamo volontari per l’Association du Rocher, che si occupa di aiutare i quartieri popolari francesi e un giorno, mentre stavamo trascorrendo le vacanze con una famiglia di questi quartieri, ho avuto una rivelazione: non volevo lavorare nel design per tutta la vita.”
Incoraggiata dal marito, ha ripreso degli studi di psicologia all’università. Alcune lezioni sono online ed, essendo una giovane madre, non è obbligata a partecipare alle lezioni all’università. Il suo programma di studi è un po’ alleggerito, ma i primi anni il ritmo era davvero molto intenso, anche perché la sua famiglia in poco tempo si era allargata rapidamente. Marie assume delle baby-sitter a cui affida i suoi figli la sera, ha difficoltà a lavorare quando i suoi figli sono a casa, e durante il periodo degli esami è costretta a raddoppiare il numero delle persone che la aiutano a casa e… il budget. I suoi bambini fanno fatica a capire il cambiamento di ritmo. “Oltre alla pressione degli esami, avevo la sensazione di chiedere a mio marito di fare un sacrificio economico, dato che porta a casa l’unico stipendio e ci sono spese significative. Non volevo tirarla per le lunghe.” Tuttavia, la giovane mamma non è riuscita a sostenere tutti gli esami e ha impiegato due anni per passare gli esami di un solo anno accademico: “Questo mi ha permesso di mettere le cose nella giusta prospettiva. Non è possibile fare tutto a fondo! Sono madre e i miei figli sono la mia priorità. Ora, il mio programma di studi assomiglia più ad un part-time.”
L’importanza del sostegno dei propri cari
“Riprendere gli studi è un rischio, bisogna potersi rimettere in discussione, essere aperti. È importante avere fiducia in sé stessi e nelle proprie scelte”, dice Béatrice de Montabert. Tanto più quando chi ti sta intorno guarda con sospetto questo cambio di direzione.
Véronique, madre di cinque figli, ha ripreso gli studi quando la sua ultima figlia aveva 9 anni, dopo un’interruzione di vent’anni. All’inizio, il marito l’ha interrogata, sorpreso: “Sei sicura che è questo che vuoi fare? È un vincolo dover lavorare, alzarsi la mattina, accumulare stress.” Ma una volta che sua moglie ha preso la decisione, l’ha sostenuta senza esitazioni.
Bertrand, dal canto suo, si diverte a guardare suo padre, che ha impiegato molto tempo per capire questa sua riconversione. “All’inizio ha fatto una smorfia, ha pensato che fosse un’idea strana. Ora, quando parla di me, dice che prima di fare il falegname, ho frequentato l’università di economia! Ma lui vede che sono felice, quindi gli sta bene!”
Per Béatrice de Montabert, “il sostegno della famiglia e degli amici rende più facile condividere i propri progetti e i propri incontri. Incoraggia e valorizza. Ma la paura dei vostri cari non dovrebbe fermarvi nella decisione di fare una formazione.” Come un trampolino di lancio, riprendere lo studio è stimolante, ricco di incontri, di nuovi apprendimenti e di scoperta di sé”. “Se dovessi ricominciare tutto daccapo, lo rifarei senza esitazioni”, dice Véronique, che ha dimostrato ai suoi figli che “sì, è possibile ottenere buoni voti, anche quando gli studi sono difficili”. Come lei, Bertrand e Marie assicurano di non aver alcun rimpianto per questa riconversione professionale, sostenuta da una reale maturità e da una strada piena di promesse.