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7 modi per ringraziare in ogni circostanza

JOYFUL WOMAN
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Edifa - pubblicato il 24/12/20
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Sensibili alle cattive notizie, alla crisi sanitaria o alle piccole e grandi preoccupazioni della vita quotidiana, siamo facilmente tentati di lamentarci, indignarci o ribellarci. E se, nello spirito natalizio, sviluppassimo la gratitudine? Siamo nell’epoca in cui l’indignazione sembra avere sempre l’ultima parola. Perché non rivedere le nostre abitudini? “La gratitudine ha il vantaggio di essere un sentimento che si può scegliere di provare”, scrive Florence Servan-Schreiber in Tre piaceri al giorno. E se ci dessimo da fare? Ecco un elenco (non esaustivo) di cose da fare per poter rendere grazie in ogni circostanza.

1. Imparare a ricevere complimenti, servizi e regali

Non è così facile ricevere complimenti e regali: dire grazie è una questione di correttezza, ma ancor più di un atteggiamento interiore che non è così evidente da adottare. Siamo capaci di accettare dagli altri ciò che vogliono darci? Ci sono due ostacoli ad un grazie sincero: la diffidenza e il sospetto (di essere manipolati, per esempio), e il rifiuto di dipendere dall’altro quando ci consideriamo debitori. Una traccia da seguire: riconoscere che non siamo autosufficienti, ma che la nostra vita e la nostra felicità dipendono dalle relazioni e dallo scambio.

2. Sforzarsi di liberarsi dal risentimento, dalla rabbia e dalle paure che ostacolano la gratitudine interiore

Gratitudine, gratitudine… facile a dirsi! Non è la tecnica di un grande ingenuo che ignora le turpitudini del mondo e il tragico della vita? Può sembrare impossibile, addirittura scandaloso, rendere grazie in ogni circostanza. La gratitudine è come una fonte che può essere prosciugata dall’amarezza, dalla rabbia, dalla paura. Questi sentimenti, quando perdurano, rimandano spesso a ferite del passato. A volte è necessario attrezzarsi per toglierli di mezzo… non senza aver accolto gli ostacoli. E anche se non tutti hanno bisogno di un accompagnamento terapeutico (per fortuna!), i ritiri di guarigione o un momento spirituale forte possono aiutare a consegnare queste “grosse pietre” a Dio.

3. Superare la lamentela

La lamentela può essere una virtù temporanea, in quanto permette di rapportarsi con il proprio dolore, la propria insoddisfazione. Ma a lungo andare, fa poco bene, a noi stessi e a coloro che ci circondano, poiché ci pone come vittime. A volte è un semplice rifiuto di vivere che si contrappone alla gratitudine: “con essa diciamo sì alla nostra esistenza”, spiega Florence Servan-Schreiber, “riconosciamo in primo luogo che vale la pena di essere vissuta. Poi ci lasciamo penetrare dalla riconoscenza, che conferma che la fonte di questo benessere si trova, almeno in parte, al di fuori di noi stessi”. Il Salmista forse non segue la stessa via, che inizia con “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?” e finisce con: “Si annuncerà il Signore nei secoli a venire, si racconterà ai popoli che nasceranno la Sua giustizia. Ecco la Sua opera”?

4. Esercitarsi ad esprimere la propria riconoscenza agli altri

“Le occasioni di gratitudine non mancano”, spiega lo psichiatra Christophe André in L’arte della felicità. “Come la felicità, richiedono solo un piccolo sforzo di apertura, attenzione e riflessione. Ad esempio verso tutte le persone che ci hanno aiutato a diventare noi stessi: genitori, nonni, parenti, amici, insegnanti. Tutte quelle persone che hanno condiviso dei momenti della nostra vita, e che ci hanno dato la felicità o ci hanno insegnato ad avvicinarci ad essa, attraverso il loro amore e il loro affetto”. Esprimere la propria riconoscenza può essere un invito a queste persone in occasione di una fase della vita: il matrimonio, un anniversario speciale, il pensionamento, lasciare una posizione di responsabilità, il trasloco, ecc. La gratitudine è sempre una questione di scambi e di relazione… tanto più perché è contagiosa: “Chi ringrazia attira la grazia”, diceva San Giovanni della Croce.

5. Imparare a contemplare le cose semplici

“Ogni mattina mi stupisco e mi rallegro di essere viva. Non riesco ad abituarmici”. Questa frase della scrittrice Colette Nys-Mazure, in Celebrazione del quotidiano, riassume un intero atteggiamento, che può diventare un’abitudine: quella di “vivere nella poesia. Può darsi che siamo veramente noi stessi solo nella meraviglia, nella lode e nel riconoscimento”, continua, “lì si esprime e canta il meglio del nostro essere, si apre e va all’incontro di Colui che non possiamo nominare. Strapparsi da noi stessi, distaccarsi da errori e fallimenti, entusiasmarsi per abbandonarci alla bellezza che salva e ci conduce a Lui, Dio della bontà e della tenerezza, la nostra speranza”. In famiglia, recitare una preghiera ad ogni pasto può essere un buon modo per allenarsi insieme a benedire e a lodare.

6. Prendere l’abitudine della preghiera dell’alleanza

Tratta dalla spiritualità ignaziana, la preghiera dell’alleanza è una preghiera in tre tempi, che possiamo dire la sera per rileggere la nostra giornata sotto lo sguardo di Dio in alcuni minuti. Primo tempo: quello dell’Alleanza, dove diciamo “grazie” per i momenti di gioia e di consolazione, i segni e i fatti in cui riconosciamo la presenza di Dio nella nostra vita. Secondo tempo: chiediamo “perdono”, riconosciamo le nostre mancanze, i nostri peccati, la nostra alleanza spezzata, il modo in cui abbiamo ferito l’Amore. Terzo tempo, un “se vuoi” aperto sul domani: lo offriamo a Dio e riflettiamo su come, con il Suo aiuto, potremo fare un passo in più nella santità. Questa preghiera esercita alla gratitudine, come un’attitudine che precede ogni pentimento e ogni richiesta: possiamo valutare le nostre colpe ed ammendarci in relazione a ciò che abbiamo ricevuto da Dio. Tre parole che possono essere trasposte anche nella vita di coppia quotidiana: anch’essa si nutre di riconoscenza.

7. Accogliere la salvezza in ogni Eucaristia

Dimentichiamo troppo velocemente che “Eucaristia” significa “ringraziamento” in greco. Comunicarsi con il Corpo e il Sangue di Cristo significa accogliere di nuovo la Salvezza nella nostra vita. Ogni Messa è l’occasione per dire “grazie” per il sacrificio unico di Cristo per l’umanità, senza il quale saremmo condannati a morte. Regalo vertiginoso! La gratitudine è l’atteggiamento fondamentale del cristiano: “In quanto a noi, amiamo perché Dio ci ha amati per primo” (1 Gv 4, 19).

Cyril Douillet

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