“Sei la mia migliore amica”, “Non ti voglio più bene”: sono tutte frasi che possiamo sentire all’intervallo a scuola. Mutevoli o conflittuali, le amicizie insegnano dolcemente ai bambini ad amare. Ma come possiamo aiutarli ad avere delle vere amicizie? Vi ricordate del vostro primo amico o della vostra prima amica? Quando si pone questa domanda, viene subito in mente un viso un po’ sfocato: raramente viene completamente dimenticato. Alice, Elisa, Marco o Giacomo: nomi che lasciamo volentieri risuonare in noi, pieni di ricordi di giochi, di segreti condivisi, di grandi risate… Tocca a noi aiutare i nostri figli a vivere questa esperienza essenziale dell’amicizia infantile che è “una delle grandi gioie della vita”, come dice Françoise Sand, consulente matrimoniale e familiare. È la prima volta che il bambino viene scelto e amato da qualcuno al di fuori della famiglia, e che viene riconosciuto da qualcuno della sua età. È per lui un’esperienza entusiasmante!
Il primo apprendimento della relazione umana
“Davide, mi trova divertente”, dice Luca, sorpreso. Attraverso gli occhi dei suoi amici, il bambino vede sé stesso, si scopre, impara a conoscere i suoi talenti, così come i suoi difetti… “L’amico dà pace, dà fiducia all’altro facendogli scoprire delle qualità di cui non è consapevole; lo aiuta a costruirsi”, conferma Françoise Sand.
Per i bambini, fare amicizia è la prima apertura alla società. “Il giovedì pomeriggio, andavo da Sofia”, ricorda Cristina, 62 anni. “Avevo 8 anni all’epoca. È stata la mia prima grande amica, nella vita e nella morte. Mi colpiva l’atmosfera rilassata della sua famiglia, la gentilezza dei suoi fratelli, e ho realizzato che potevamo essere diversi.” Attraverso queste amicizie, il bambino capisce che esistono delle regole per essere ammessi in questa società: bisognerà ad esempio fare delle concessioni, tenere conto dell’opinione altrui, aspettare il proprio turno.
L’amico, che sia un compagno di classe, un vicino di casa o un cugino, occupano un posto speciale nel cuore del bambino. È con lui che fa i primi apprendimenti sulla relazione umana e sull’amore, con tutte le sue componenti: attrazione e rottura, tradimento e tenerezza… E questo è vero per tutti i legami creati, qualunque sia l’intensità dell’amicizia. Per la psichiatra infantile Catherine Jousselme, infatti, non è grave se il bambino ha pochi amici: l’essenziale è che abbia almeno un’amicizia. L’assenza di amici, invece, è preoccupante e richiederebbe una consultazione.
Dare il buon esempio e dare il via alla generosità
Allora, come possiamo aiutare i nostri figli? Prima di tutto, con il nostro esempio. “Molto presto, potranno avere accesso a relazioni di qualità con i loro amici, se crescono in un clima di apertura agli altri. La fiducia negli altri si semina in famiglia”, assicura lo psichiatra infantile Stéphane Clerget. Ecco un buon motivo per coltivare le nostre amicizie. Sarà importante inoltre mostrare la nostra benevolenza quando parliamo dei nostri amici in famiglia: evitiamo di sparlare di loro non appena sono partiti da casa nostra!
I bambini osservano il modo in cui i loro genitori si comportano. Fare una telefonata per un compleanno, dare regolarmente notizie, ma anche sapersi confidare con gli altri, saper ascoltare, pregare per i nostri amici, o essere una casa accogliente per gli altri… tutte cose che i bambini imiteranno se l’hanno visto fare a casa loro. “Ho sempre odiato l’imprevisto: quando qualcuno veniva a casa nostra all’ultimo minuto. Per me era una specie di intrusione. Per questo motivo i miei figli invitavano poco gli amici a casa nostra”, dice Fabrizio.
La famiglia è anche il luogo ideale per formare il bambino all’oblatività, cioè insegnargli a dare agli altri senza aspettarsi nulla in cambio. Ciò non è facile in un’età in cui si è piuttosto centrati sui propri bisogni… Gli inviti tra bambini sono delle opportunità molto concrete per affinare la generosità e la delicatezza del cuore in amicizia. “Pietro aveva invitato il suo amico Luigi”, dice Elena, sua madre. “Dopo un po’, incuriosita dal silenzio persistente, ho scoperto Pietro immerso in un fumetto, mentre Luigi non sapeva cosa fare. Ho dovuto chiarire le cose…”. L’ora della merenda, soprattutto per i più piccoli, è un momento importante anche per imparare a condividere e a prestare attenzione: proporre, servirsi dopo gli altri…
Aiutarli ad incontrare nuovi amici
Altri piccoli aiuti non saranno di troppo da parte dei genitori: tragitti in macchina, inviti, incontri vari, soprattutto dopo un trasloco o un cambio di scuola. Quando ci siamo trasferiti in un’altra città, mia figlia di 8 anni ha lasciato la sua migliore amica ed è stato molto difficile per lei”, dice Beatrice. “Da allora, cerchiamo di invitarla durante le vacanze!” E lo psichiatra infantile Stéphane Clerget consiglia: “Proponete a vostro figlio di scrivere delle lettere ai suoi amici, questo sviluppa l’amicizia”.
I genitori possono anche aiutarli ad incontrare nuovi amici. “Incoraggiate le attività di gruppo; le amicizie spesso si sviluppano da ciò che facciamo insieme”, dice Jacques de Singly, sociologo della famiglia. Sport di gruppo, coro, gruppi scout… sono tutte attività che, al di là delle differenze di temperamento o di educazione, riuniscono i bambini attorno ad un punto comune e che li portano più rapidamente a dei rapporti arricchenti: “Guillaume ha iniziato il calcio trascinando i piedi, perché conosceva un solo bambino che non gli piaceva proprio”, dice Xavier, suo padre. “Ma poi grazie allo sport, sono diventati grandi amici!”
Tuttavia, fate attenzione poiché aiutare non significa forzare. “Con il pretesto che la migliore amica di mamma aveva una figlia della mia età, dovevo andare d’accordo con lei a tutti i costi”, ricorda Simona. “Non avevamo niente in comune e ho dei ricordi orribili di quegli interminabili pomeriggi trascorsi con lei.” E quando un bambino è amico di una bambina? Non mettete l’etichetta “amore” su un’amicizia tra due bambini di sesso opposto. Quanti genitori traspongono la propria esperienza su una semplice amicizia infantile… “Vengono messi erroneamente in un ruolo che non è il loro”, si rammarica la dottoressa Catherine Jousselme.
Dei dispiaceri da prendere sul serio
L’amicizia tra i piccoli non è mai stata un lungo fiume tranquillo, come sappiamo. Litigi, grandi dispiaceri, riconciliazioni… ogni anno ha la sua parte di alti e bassi. E a volte può essere doloroso: per i più timidi, che hanno difficoltà a farsi degli amici; per quelli che non riescono a mantenerli (pensiamo all’amico troppo autoritario o manipolatore, esclusivo o soffocante che prima o poi scoccia, e “che spesso si ritrova da solo”, nota Sybille, una maestra di scuola); o per i più sensibili che, sempre un po’ imbronciati, alla fine scoraggiano gli amici.
Cosa fare in caso di dispiacere? Prima di tutto, prendetelo molto seriamente, perché “questi dispiaceri sono spesso reali e dolorosi”, dice la psicoanalista Danièle Brun. Poi, Françoise Sand ci consiglia semplicemente di mostrare la nostra compassione: “Capisco che tu stia soffrendo, sono qui. Ti voglio bene”. Alice si è confrontata con questa situazione. Sua figlia di 11 anni è stata “abbandonata” dalla sua amica di sempre. Le ha raccontato allora un’esperienza simile che aveva vissuto quando aveva la sua età: “Così si è resa conto di non essere sola”.
Per alcuni piccoli che hanno già un’intimità con Dio, perché non invitarli a confidarsi con Lui? Questo può essere fatto in famiglia. Per esempio, potreste dire: “Stasera preghiamo per Maria e la sua amica Cecilia”, senza aggiungere altro.
Ad un’età, in cui l’amicizia è versatile, è anche bene far riflettere i bambini sulla fedeltà. “Maria, 10 anni, ha un po’ la tendenza ad abbandonare le sue amiche”, dice sua madre Sofia. “Non posso costringerla ad amarle, ma cerco di mostrarle il dolore che può provocare con i suoi slanci impulsivi e di breve durata. Le consiglio di fare più attenzione, per non deludere in seguito.” Leggete loro storie di amicizia, i piccoli le amano. Sta a ciascun genitore trovare quella che potrebbe risuonare maggiormente nel proprio figlio: storie, fumetti, aneddoti familiari o vite di santi che hanno vissuto un’amicizia forte (Cosma e Damiano, per esempio, o Chiara e Francesco d’Assisi).
Saper chiedere scusa ma anche accettare il perdono
Se le amicizie dei bambini sono così movimentate, probabilmente è una questione di personalità, ma non solo. Le amicizie dell’infanzia sono accattivanti. Anche se sono profonde, sono prima di tutto ricercate per sé stessi. Non bisogna dimenticare che un bambino è per natura egocentrico. Quindi, ci sono amicizie che possono andare a rotoli. Anche in questo caso, i genitori hanno un ruolo da svolgere importante per aiutare il figlio a trovare il posto giusto in un’amicizia.
Il bambino deve “saper dire di no, sapersi affermare, saper dire quello che pensa ad un amico autoritario”, incoraggia Françoise Sand. Con parole semplici, a volte ingenue e molto dirette, i bambini riescono ad affermarsi a vicenda. Come Arianna, 9 anni, che dopo un gioco, ha detto a suo cugino: “Non voglio più giocare con te, sei un pessimo giocatore”, o Damiano, 7 anni, che spiega a Raffaele che non vuole più essere suo amico perché passa tutto il tempo a litigare durante l’intervallo. Da qui l’importanza della sincerità
Dopo i battibecchi arriva il momento del perdono. Chiedere scusa, o al contrario accettare il perdono, è spesso la cosa più difficile per loro. È un aspetto dell’amicizia che spesso viene dimenticato, ma su cui i genitori dovrebbero insistere perché il perdono esprime la volontà di amare l’altro.
E se il rapporto con Dio desse un’altra dimensione a queste amicizie dell’infanzia? “Mia figlia di 8 anni è tornata a casa una sera, molto triste: “Bianca mi ha chiesto cosa rappresentasse la mia medaglia e non ho osato risponderle, perché credo che non conosca Gesù”, racconta un padre, intenerito. “L’ho rassicurata: “Hai il diritto di parlargliene, sai!” Il giorno dopo è tornata contenta: “Abbiamo parlato di Dio e mi ha detto di essere già stata ad un battesimo”. Queste relazioni tra bambini possono essere edificanti, come racconta Laura: “Prima di fare la prima comunione, mia figlia maggiore aveva chiesto alle sue amiche di pregare per lei”. E scopriamo poi che i nostri figli vivono a volte delle amicizie profonde e spirituali.
Alexandra Ronssin e Florence Brière-Loth