Anche se siete presi dalle vostre occupazioni o semplicemente non vi piace giocare, non è mai troppo tardi per ritrovare il gusto di divertirvi con i vostri figli. Trovare del tempo per giocare con i vostri angeli ha molti benefici, sia per loro che per voi.di Bénédicte de Saint-Germain
Alcuni bambini sono troppo viziati per sapersi divertire semplicemente e gli adulti, dal canto loro, hanno perso il gusto di giocare. Con l’avvicinarsi del Natale, lo psichiatra Patrice Huerre, autore del libro Spazio al gioco, ci invita a riscoprire le virtù del gioco condiviso in famiglia.
Come ha fatto il collegamento tra gli adolescenti in sofferenza che lei riceve e la mancanza di gioco nella loro infanzia?
Il gioco ha un ruolo di mediatore tra la realtà e noi. Le persone che non giocano sono incapaci di mettere la giusta distanza tra loro e il mondo esterno, tra loro e gli altri e trovano difficile fare i conti con la realtà.
Prendiamo l’esempio di un bambino a cui i genitori hanno rifiutato qualcosa e che è frustrato perché non ha ottenuto immediatamente quello che vuole: ripeterà la scena giocando con la sua bambola o con le sue macchinine e “salderà i conti” con i suoi “cattivi” genitori, senza che ciò abbia delle conseguenze. Chi non avrà questa capacità non farà altro che pensarci, rimuginerà, incapace di superare questa contrarietà. Questo porta spesso ad adolescenti che aggrediscono verbalmente o addirittura fisicamente i genitori quando non l’hanno vinta e alcuni useranno la lotta e la violenza come unica via d’uscita per esprimere il loro disappunto.
Lo stesso vale per l’apprendimento scolastico, un bambino che non sa giocare si sentirà ferito da un brutto voto. Al contrario, un altro, che ha imparato ad adattarsi, capirà che l’insegnante sta solo giudicando i suoi risultati senza metterlo in discussione personalmente, ed egli manterrà il desiderio di imparare.
Per molti genitori il piacere, la flessibilità, la duttilità non hanno spazio. Volendo far bene, stimolano il loro bambino fin da piccolissimo e lo ricoprono di giocattoli, però lo aiuterebbero molto meglio se si divertissero con lui e si prendessero del tempo per giocare: la vera motivazione per l’apprendimento è il piacere. Ma vedo bambini demotivati, chiusi in sé stessi, che si rifiutano di imparare qualcosa di nuovo, per overdose di stimoli da parte dei genitori. Spesso hanno un’esperienza d’infanzia apparentemente soddisfacente, ma alle medie tutto si guasta; l’assenza di gioco ha sterilizzato il loro desiderio di pensare.
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Lei parla del piacere di imparare: i giochi educativi li aiutano a scoprirlo?
Sì, ma non sostituiranno mai il mondo immaginato con due o tre persone, con pezzi di spago e cartone, momenti di scambio e creazione senza un obiettivo preciso. Nel gioco, ogni partecipante parla, egli porta sé stesso ad una creazione comune, e per di più, questi momenti di condivisione sono fonte di piacere.
Quali sono le virtù del gioco?
Oltre il fatto di stimolare la creatività e la curiosità, il gioco ha una funzione socializzante, insegna il modo appropriato di vivere con gli altri, senza evitarsi o picchiarsi a vicenda. Permette anche di acquisire competenze che preparano alla vita adulta, il bambino è allora come un uccellino che impara a fare il suo nido guardando i genitori. In questo modo, il ragazzino o la ragazzina giocano “a fare come se”. Il gioco è anche in un certo senso un modo per fare conoscenza: osservate come i sentimenti sono cambiati non appena i bambini hanno giocato insieme, mentre due minuti prima si guardavano come cani arrabbiati!
Inoltre, il gioco dà il diritto all’errore, permettendo di ricreare all’infinito delle situazioni, di inventare nuove peripezie secondo la propria sensibilità, umore e di quella altrui. Nulla è stabilito: la bambina che ieri era maestra sarà allieva il giorno dopo, l’orco malvagio si trasformerà in re e sposerà la principessa. Ma se, al contrario, la distribuzione dei ruoli è sempre la stessa, se un bambino sembra chiudersi in uno schema (quello della vittima, per esempio), i genitori devono intervenire, discutere con lui di questa situazione e, se vuole uscirne, dargli i mezzi per farlo.
Infine, in età adulta, il gioco dà la capacità di regolare meglio gli impulsi aggressivi, evitando il ripiegamento su sé stessi. Il bambino che si diverte inventa spazi di mediazione; allo stesso modo, l’adulto troverà piacere e conforto in oggetti transazionali come la musica, la contemplazione di un quadro, uno spettacolo teatrale, ecc. Gli oggetti culturali sono un po’ i “giocattoli” degli adulti!
Bisogna essere per forza più persone per giocare?
Divertirsi da soli necessita di aver scoperto le gioie del divertimento con più persone. Fin da piccoli, i genitori aprono le porte del gioco: così la madre afferra le mani del suo bebè, emette suoni, ecc. Il bambino stesso scopre la sua bocca, le sue mani e i suoi piedi e dall’età di 6 mesi l’oggetto (sonaglio, orsacchiotto, palla di stoffa) diventa una fonte di piacere che gli permette di proiettarsi su altre soddisfazioni (cibo, carezze, parole); questo oggetto, in una certa misura, serve da sostituto. Più tardi, i giochi si evolveranno. Tutte le situazioni permettono di divertirsi: preparare un piatto in cucina, godersi il momento del bagno o giocare con le scatole di cartone che si trovano nel corridoio. Anche l’uso di suoni, parole e idee (l’umorismo) appaiono molto rapidamente, inoltre, tutto ciò che il genitore e l’adulto trasmettono in questo senso incoraggia il bambino.
L’adolescente è ancora in grado di giocare?
Preoccupato dai cambiamenti fisici che si verificano, a volte gravati dall’immaturità affettiva, l’adolescente non è molto disponibile al gioco. La sua mancanza di sicurezza interiore gli rende difficile quei giochi senza un ritorno che richiedono un minimo di duttilità; basta vedere come, prendendo le cose troppo sul serio, si scatenano facilmente le lotte e i conflitti.
I genitori non sono nella posizione migliore per proporre attività ludiche. Gli adulti esterni alla famiglia hanno spesso più successo, ma non è un motivo per i genitori di rinunciare. A rischio di essere mandati a quel paese proponete dei giochi, altrimenti l’adolescente si sentirà abbandonato. Idealmente, i genitori dovrebbero trovare attività che consentano lo scambio e la comunicazione, come lo sport o gite a sfondo culturale.
Ci sono bambini che non giocano?
Sì, purtroppo, o perché nessuno glielo ha proposto, o perché soffrono di una patologia. Ogni bambino ha la potenzialità di giocare ma deve essere sviluppata.
I genitori devono anche accettare che il bambino sogni o non faccia nulla, non è una perdita di tempo: immerso nel suo mondo interiore, gioca con i suoi pensieri, con degli scenari elaborati.
Se è molto attivo, è necessaria e benefica l’alternanza dei momenti di calma e di azione: la nostra vita non è un’attività continua come in una catena di montaggio! Quanti adulti non sopportano la solitudine e riempiono il vuoto con ogni tipo di attività e rumore (TV, musica)!? L’inazione provoca loro ansia con il probabile risorgere di una mancanza di sicurezza nell’infanzia.
Come può l’adulto riacquistare il gusto di giocare quando è assorbito dalle sue occupazioni o se semplicemente non gli piace giocare?
Se il gioco, per un genitore molto impegnato e stressato, è solo un dovere, meglio astenersi. Il bambino sentirebbe queste eventuali giochi come noiosi! Ma ci sono molte occasioni per giocare, per esempio, divertitevi a rispondere insieme alla domanda “Perché il cielo è blu?”, oppure organizzate una caccia al tesoro durante una passeggiata nella foresta. Iniziate a identificare ciò che vi rende felici, per esempio vi piace la letteratura? Raccontate storie, inventatele insieme! Siete un buongustaio? Provate alcune ricette a quattro mani.
Più che la quantità di tempo, bisogna guardare alla qualità della condivisione, questi momenti portano la gioia di stare insieme e ricordi piacevoli. Ricordate, per esempio, come il nostro primo piatto da cucina fatto con la mamma o la nonna può segnarci tanto da volerlo trasmettere al figlio!
I videogiochi, che offrono al bambino un mondo preconfezionato, possono ostacolare la sua immaginazione e la sua capacità di gioco?
Il problema con la TV, i videogiochi e qualsiasi altro giocattolo è l’uso che se ne fa. Qual è il tipo di rapporto che il bambino intrattiene con loro? Per scoprirlo, incoraggio i genitori ad andare a vedere di cosa si tratta. Fatevi iniziare ai loro videogiochi e ai loro programmi televisivi: in seguito sarete in grado di regolarne meglio l’uso.
Alcuni genitori lasciano leggere i loro figli per cinque ore al giorno, ma anche se la lettura è preziosa, è però il segno di una rottura con la realtà, o addirittura di una dipendenza. Però non appena il loro piccolo passa mezz’ora davanti al computer, si arrabbiano, ma se vi passa troppo tempo, se non può più farne a meno senza che ciò gli causi una forte rabbia e se si ripiega su sé stesso, allora è preoccupante. Tuttavia, se l’uso rimane moderato, perché privarsi di questa tecnologia?
Ci sono giochi buoni e giochi cattivi?
A parte i giochi immorali o che lodano esplicitamente la violenza o il sadismo, non vedo nessun gioco cattivo. Noto tra l’altro la sorprendente capacità dei bambini di trasformare qualsiasi oggetto in un giocattolo, qualsiasi luogo in un parco giochi. Per quanto riguarda i giochi molto sofisticati, spesso il bambino li usa una volta e poi li abbandona in un angolo.
Quindi, per Natale, lei è piuttosto partigiano del minimalismo?
I giocattoli sono utili quando facilitano le relazioni di gioco. Quale frustrazione per il bambino sentirsi rispondere a una domanda: “Non ho tempo!”.
Le pressioni attuali portano i genitori a cercare ricette psicologiche, soluzioni complicate, mentre hanno un modo molto semplice per far felici i figli: la loro presenza e il tempo che gli danno.