Fidarsi del proprio istinto materno aiuterebbe il figlio a realizzarsi. Ma esiste davvero un istinto materno? In quale momento lo si sente? È possibile non averlo? Ecco le risposte (a volte sorprendenti) della pediatra Edwige Antier.di Pascale Albier
“Ascoltare l’istinto materno è il miglior modo per amare e crescere i propri figli”, afferma Edwige Antier, madre di famiglia e pediatra di fama, nel suo vibrante Elogio delle madri. Con l’avvicinarsi del Natale, ecco un invito a meditare sull’istinto materno e sul dono della vita.
Incontrate molte madri durante le vostre consultazioni. Cosa l’ha spinta a farne il loro elogio?
Edwige Antier: La maternità oggi genera un vero e proprio disagio. In una società influenzata fortemente dalla psicoanalisi, dal femminismo… e dalle loro derive, è di moda sparare sulle madri delle cannonate. L’istinto materno? Non esiste perché potrebbe ostacolare la realizzazione delle donne! Le nonne? Danno cattivi consigli e devono solo stare zitte! Tanto che ricevo nel mio ufficio donne che sono completamente perse: si sentono criticate fin dai primi slanci verso il loro bambino e non sanno più ascoltare la lieve musica interiore del loro istinto. “Lo prende in braccio appena piange? Lo trasformerà in un capriccioso!” “Come, non lo allatta al seno?” …
La giovane madre è l’unica vera specialista del suo bambino, il pediatra Donald W. Winnicott lo ha dimostrato e dobbiamo crederlo: meglio di chiunque sa e sente ciò che è bene per il proprio bambino. Voglio dimostrarle che lei è la migliore per lui, che è unica, strutturante e indispensabile, perché ha quel “plus” che l’attrae a lui e che i professionisti non hanno. Questo “plus” è l’istinto materno, al quale oggi è urgente restituire il suo posto e valore insostituibili.
Cos’è esattamente l’istinto materno?
Abbiamo fame, mangiamo. Nutrirsi è un istinto, un comportamento innato da cui dipende la nostra sopravvivenza. Allo stesso modo, l’istinto materno è quello slancio che spinge la madre ad agire per il suo bebè senza pensare: fa parte dell’essenza stessa della donna. Guardate le bambine che fin da piccolissime si identificano con la loro madre, come se una memoria arcaica le proiettasse già nella loro futura procreazione!
Il lavoro dei biologi e neuroscienziati dimostra l’esistenza dell’istinto materno. Le ricerche hanno dimostrato che l’ormone dell’ossitocina, presente solo nei mammiferi, è l’ormone dell’istinto materno: per la sua natura ormonale e genetica, la donna nasce madre.
La giovane donna che mette al mondo un figlio viene sommersa da una vera e propria tempesta ormonale ed affettiva. Istintivamente, si mette all’ascolto dei bisogni del suo neonato: è in una tale fusione con lui che sente se ha fame, se soffre e se ha bisogno di stare tra le sue braccia. Entra in una comunicazione istintiva con lui, che negli Stati Uniti si chiama baby talk, quel dialogo così particolare che isola una madre e il suo bebè in una sorta di bolla.
Questa bolla lascia un posto a chi le sta intorno, soprattutto al padre?
Nel grembo materno, il bambino era arrotolato, contenuto nell’utero. Quando nasce, si “srotola”, e questa brutale apertura è per lui sgradevole: istintivamente, la madre lo raccoglie, lo tiene contro di sé e gli restituisce tra le braccia il contenitore di cui ha bisogno. Per la giovane madre, non conta più nulla se non il suo bambino. Questo stato di regressione, che a volte sorprende e irrita chi le sta intorno, è necessario. La visita al reparto maternità di una giovane donna che ha appena partorito non dovrebbe mai superare i quindici minuti… la madre e il suo bambino hanno tanto bisogno di stare da soli!
Gradualmente, più o meno velocemente a seconda dei casi, questa bolla si aprirà. Il bambino ha bisogno della sicurezza delle braccia materne e scoprirà il mondo attraverso una griglia di lettura coerente, nella fiducia. Il padre, da parte sua, ha un ruolo sublime da svolgere: è il contenitore della madre che contiene il suo bambino! Molto meglio di un clone materno, è colui che protegge la sua compagna da tutto ciò che potrebbe nuocere alla sua tranquillità con il suo bambino. Ha bisogno di essere lasciata all’interazione istintiva, e il suo legame con il suo piccolo è la sua unica preoccupazione durante i primi mesi. Questo è normale. E, lungi dall’essere geloso di questo, che il giovane papà sia felice invece di formare un ulteriore protezione che protegga il loro duo! Che pensi anche a valorizzare la femminilità della moglie, non solo la maternità… Con piccoli doni o teneri complimenti, ristabilirà la moglie nella sua femminilità.
A sentirla, l’istinto materno è un’evidenza. Questo basterebbe a far sentire colpevoli le donne che non si sentono materne…
È vero, alcune donne non sentono alcuno slancio verso il loro bambino, la maternità sembra loro strana e le spaventa. Hanno bisogno prima di tutto di recuperare sé stesse, di ritrovare il loro corpo, di far conoscenza con il loro bambino prima di adattarsi ad esso. Che queste madri si rassicurino: se c’è un piccolo differimento dell’istinto materno alla nascita, una madre senza di esso è molto rara. Essere materna non è essere una madre-chioccia che risponde al minimo desiderio del figlio, ma essere in ascolto dei suoi bisogni.
Osservate voi stesse, interrogate il vostro passato: la parte istintiva è sempre nascosta da antecedenti psichici. Una donna che non è molto materna, delle difficoltà familiari, o certe ferite d’infanzia, a volte impediscono all’istinto materno di fiorire. Non dimentichiamo che il parto rimanda la giovane donna a ciò che lei stessa ha ricevuto dalla propria madre. Le ferite della sua infanzia e dell’adolescenza riaffiorano, a volte con violenza, in questa tempesta della maternità.
Inoltre, le giovani donne di oggi appartengono ad una generazione che è stata invitata da una intera corrente della psicologia a giudicare con freddezza la propria madre. La mia lunga esperienza di pediatra mi ha fatto sentire quanto sia vitale la guarigione del legame tra la giovane madre e la propria, tanto per lei quanto per il suo bambino!
Vuole dire che per crescere bene il proprio figlio si deve andare d’accordo con la propria madre?
Ne ho viste di nonne che non osavano fiatare, accompagnando la figlia con la culla nel mio ufficio! È di moda “uccidere la nonna”? Preoccupiamoci invece di guarire e mantenere questa trasmissione transgenerazionale così importante.
Una donna che rompe con la propria madre è a rischio di depressione. Lo sapevate che alcune madri ci cadono dentro durante i tre mesi successivi al parto? Per quanto riguarda il bambino, egli rischia di riprodurre questa rottura durante la crescita, con le devastazioni che questo tipo di conflitto può causare nell’adolescenza. Il bambino ha bisogno del legame con i nonni: infatti, quando non hanno più antenati, se ne inventano, guardate l’infatuazione dei giovani per i dinosauri… sostituti dei nonni!
Vado controcorrente alle idee che vanno di moda, e affermo: vostra madre è sacra, bisogna ristabilire la venerazione delle madri che ci hanno generato! Va benissimo dire ciò che si ha dentro e criticare se necessario, ma quanti fallimenti eviteremmo restituendo il rispetto a colei che ci ha messo al mondo…
Quale peso sulle spalle delle madri! Cosa bisognerebbe cambiare perché la società, le istituzioni, i professionisti, guardassero con benevolenza all’avventura materna?
Ho avuto la fortuna di vivere per molti anni in Vietnam e poi in Nuova Caledonia, dove ho sperimentato l’arcaismo dei gesti materni. Quale contrasto tra il comportamento così naturale e istintivo delle madri di questi paesi e la rigidità dei nostri principi occidentali!
Sono sbalordita dalla nostra cultura per la distanza che crea sostituti della presenza materna. Guardate questi comodi porta bebè e vari passeggini dove il bambino non vede la madre … Guardate questi giochi appesi al lettuccio che lasciano il piccolo di fronte a dei gingilli mentre la sua madre si dedica ad altre sue occupazioni, e queste culle che non dondolano più… Ci abituiamo alla lontananza, mentre in molti altri paesi le madri cullano i loro bambini con la loro presenza rassicurante, che li rende autonomi e sicuri. Naturalmente non possiamo trasporre queste abitudini nella nostra vita attuale. Impariamo solamente a rispettare la sensibilità materna, non disprezziamo le donne che scelgono di restare a casa per crescere i loro figli e “non fanno nulla”, senza però colpevolizzare quelle che lavorano. Bisogna incoraggiare il diritto alla libera scelta del tempo di lavoro affinché le madri che desiderano conciliare il lavoro con il bambino possano farlo.
Un ultimo consiglio per le neo-mamme?
A tutte le giovani mamme direi di raccogliere i ricordi: la collana fatta di pasta e il decoupage portato da scuola, i disegni e le cartelle dell’asilo… Il tempo vola così veloce! Raccogliete tutte queste testimonianze dell’infanzia e vivete pienamente quegli instanti che passano troppo rapidamente.
Ma il mio desiderio più caro è che madri e figlie siano in pace. Voi, giovani madri che state rompendo con vostra madre, non dimenticate di chiamarla per il suo compleanno. Credete che ogni madre anziana abbia ancora un istinto materno nei riguardi della propria figlia e che questo istinto si conserva per tutta la vita. Riconciliatevi e mantenete a tutti costi l’intesa e il rispetto intergenerazionale e non dimenticate che la maternità è la più bella e la più grande avventura della vita!