Un piccolo che non si aspettava, un bebè arrivato prima del previsto, o figli ravvicinati… Un “bebè a sorpresa” può sconvolgere profondamente la vita di una coppia. Tuttavia, questo nuovo membro della famiglia apre a un cammino umano e spirituale.di Sophie Le Pivain
“E dire che avremmo potuto non averlo…” si ripete spesso Daniele quando guarda di nascosto il suo ultimo figlio. “Tutti i nostri figli sono doni, me ne rendo sempre più conto proprio perché non avevamo pianificato il suo arrivo”. Ora il ragazzino non previsto, è la loro gioia. Eppure, c’è voluto del tempo perché questi cattolici impegnati, convinti del valore di ogni vita, si mettessero d’accordo e assaporassero insieme la loro felicità. Dieci anni fa, Daniele e Giovanna pensavano di avere superato il periodo dei neonati. Si rallegravano di vedere crescere i loro quattro figli, dai 5 ai 13 anni, e, lei, di potersi dedicare di nuovo al suo lavoro di insegnante a tempo pieno. “Avevamo una macchina e un alloggio adeguati”, ricorda Daniele, e avevamo dato via tutte le nostre cose da bebè, come per essere sicuri di non averne altri.” Quando Giovanna sa di essere incinta, è una doccia fredda. Le sue gravidanze e i parti le hanno lasciato ricordi dolorosi, soffre di dover sacrificare di nuovo la sua vita professionale e non riesce a rallegrarsi. Piange molto e, per la prima volta nella sua vita, le vengono prescritti antidepressivi: “Mi ci sono voluti cinque mesi per accettare la nuova situazione e dirmi: ‘Ora si va avanti’ “, ricorda. Confida Daniele: “Ho dovuto prendermi il tempo per ascoltare mia moglie, la sua disperazione, la sua incomprensione, i suoi turbamenti”. Daniele è tanto più disorientato perché lui, invece, prova “una grande gioia” all’idea di questa nuova vita che sta iniziando. Con il senno di poi, questi mesi passati a “condividere i nostri sentimenti senza per questo comprenderli” sono stati l’occasione per “rivisitare la nostra vita, e per rendersi conto di quanto non c’era mai mancato nulla.”
Quando i genitori non l’hanno preso in considerazione, l’arrivo di un bambino nella loro casa può suscitare sentimenti contraddittori nella coppia e in ciascuno dei suoi membri: “Ogni volta che le coppie in questa situazione si confidavano con me, esprimevano una certa inquietudine mista a gioia”, racconta padre Sébastien Thomas. “È paradossale, ma entrambi gli atteggiamenti possono coesistere nella stessa persona.”
Momenti di grande prova e di rivolta interiore
È così che l’ha vissuta Maria quando ha scoperto che un quarto figlio si era autoinvitato in famiglia, mentre con suo marito avevano immaginato di “prendersi una pausa” dopo tre nascite ravvicinate: “L’ultimo aveva 3 anni, stavamo finalmente uscendo dalle notti micidiali e pensavamo di prenderci più tempo per noi e per ciascuno dei nostri figli, per i quali avevamo avuto l’impressione di avere fatto tutto troppo in fretta nei primi anni”. La coppia praticava metodi naturali di controllo delle nascite fin dall’inizio del loro matrimonio, ma senza una rigorosa formazione. Quando ha dovuto “arrendersi all’evidenza”, Maria ha vissuto “un sentimento ambivalente”. Aveva appena iniziato un lavoro appassionante, fatto su misura per lei e per le sue esigenze di madre di famiglia, per il quale è stata sostituita all’annuncio della sua gravidanza, in accordo reciproco. “Anche se il mio datore di lavoro non me lo ha rimproverato, ho avuto un po’ l’impressione di tradirlo. Ero delusa per la gravidanza ed ero arrabbiata con me stessa per essere rimasta incinta”. Alla fine, le reazioni gioiose di coloro che la circondavano hanno aiutato rapidamente lei e suo marito ad avvicinarsi all’arrivo del quarto figlio con più leggerezza, “soprattutto perché ci siamo resi conto che eravamo ben lontani dall’essere gli unici ad aver avuto una piccola sorpresa!” Una gioia che è culminata nel giorno della nascita: “Era straordinario, eravamo totalmente meravigliati. Un tale momento rimane una felicità indescrivibile, del quale non ci si può mai stancare…”.
Resta il fatto che quando una gravidanza non prevista viene vissuta come una prova, le reazioni di chi ci sta intorno possono essere un balsamo per il cuore… o una pugnalata. Olivia ha 33 anni e sei figli: era esausta quando si è annunciata la piccola quinta, mentre la precedente aveva cinque mesi, e la famiglia viveva in una casa di 73 m2 che aveva difficoltà a vendere. Due anni dopo, “stringevo i denti”, racconta la giovane madre di famiglia, “mi dicevo che presto avrei finito con la cura dei piccoli, ed nutrivo tanti progetti entusiasmanti, quando mi sono resa conto di essere di nuovo incinta”. Questa volta la famiglia era meglio alloggiata, ma il marito è andato in mare per diversi mesi e la giovane donna doveva partorire da sola. “Psicologicamente e spiritualmente, ho attraversato momenti di grande prova e di rivolta interiore, arrivando a volte a pensare che le Femen avessero ragione, e che fossi completamente dipendente dalla mia biologia!” Tutto questo con l’impressione di trovarsi di fronte a un vero e proprio tabù nell’ambiente cattolico e pro-vita che è il suo: “Non sempre mi sono sentita sostenuta quando ho espresso la mia angoscia”, ricorda, evocando i “silenzi eloquenti”, le “arie stizzite” o i commenti fuori posto: “Siete già molto fortunati che potete averne”. Confida la giovane donna: ” Quando dicevo che ero stufa mi sembrava di dire qualcosa di osceno”.
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“Il Signore mi capiva. Avevo il diritto di trovare tutto ciò molto difficile”
Eppure, “non è peccato non gioire”, ha capito Giulietta, a casa della quale la terza è arrivata molto rapidamente dopo i due grandi: “Sapevamo di aver corso dei rischi”, precisa, ma la notizia non era così facile da prendere per la madre, che stava finendo gli studi mentre la coppia viveva momentaneamente separata. “Senza volerlo veramente, ho pensato di abortire, dicendomi che sarebbe stato pratico…”, racconta la madre di famiglia. Allo smarrimento si aggiunge il senso di colpa: “La gioia è cresciuta progressivamente dal giorno in cui, all’inizio della gravidanza, ho confessato che non riuscivo a gioire. Il sacerdote allora mi ha molto decolpevolizzata, il Signore mi capiva, avevo il diritto di trovare tutto ciò difficile”.
“Abbiamo il diritto di essere cristiani, aperti alla vita, e di soffrire quando siamo sorpresi dall’arrivo di un bambino”, concorda Hélène Perez, una consulente matrimoniale, che parla di “costernazione” per descrivere la reazione di molti genitori che la consultano in queste circostanze. Le difficoltà legate ad una gravidanza indesiderata sembrano tanto più pesanti perché la “mentalità generale, che ci permea a nostra insaputa, esalta il “progetto genitoriale” e la “programmazione” in termini di fecondità: è così facile oggi eliminare ciò che non ci va bene…”, analizza la consulente.
Tuttavia, una gravidanza imprevista è legittimamente percepita come uno shock, soprattutto per la donna, che si sente “vulnerabile nel suo corpo e nel suo essere profondo”. Per lei, come per un lutto: quello della perdita della famiglia sognata, sono necessari dei passaggi prima di arrivare all’accettazione della gravidanza, come la rabbia o la depressione. Senza dimenticare un cammino di perdono, quando per esempio un membro della coppia incolpa l’altro della responsabilità della gravidanza, o perché non riesce a sentire le sofferenze dell’altro.
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Il giorno in cui l’angoscia lascia il posto alla gioia di accogliere la vita
Al coniuge che affronta la disperazione dell’altro, così come all’entourage della coppia, Hélène Perez può solo consigliare di “ascoltare il dolore o le rivendicazioni dell’altro, senza trasferire su di lui la propria interpretazione. Ciò di cui avete bisogno prima di tutto è qualcuno che vi consoli e vi accolga senza moralismi”.
“Le nostre comunità cristiane dovrebbero essere un luogo di consolazione e di sostegno per tutti coloro che sono in difficoltà”, dichiara padre Alain Dumont, che è colpito dal fatto che alcune famiglie “sono spesso estremamente sole”. Nel corso della sua carriera, è già stato il testimone dell’aiuto che una comunità parrocchiale può portare quando sostiene una famiglia resa fragile dall’arrivo a sorpresa di un bambino: “Troppe persone nella comunità cristiana sono assertive, e il problema non è il fatto che siano dette cose che possano ferire, ma che siano troppo asserite… La Chiesa non giudicherà mai la sofferenza, ma una volta che l’avrà ascoltata, senza voler manipolare la decisione, ripeterà i fondamentali”.
Nella stragrande maggioranza delle situazioni, la gravidanza è un tempo di cammino umano e spirituale durante il quale l’angoscia lascia gradualmente il posto alla gioia di accogliere la vita. In seguito ad una gravidanza vissuta difficilmente da sua moglie Anna, Francesco racconta: “Il nostro ultimo piccolo, arrivato dieci anni dopo i suoi quattro fratelli e sorelle, ha portato una vera ventata di freschezza nei nostri rapporti familiari, segnati a quel tempo dal confronto a volte duro con i nostri adolescenti”. Dopo i figli più grandi, nati a poca distanza l’uno dall’altro, Francesco ha avuto il sentimento di godersi meglio i primi anni dell’ultimo figlio. Quanto ai vincoli materiali, non sono mai sembrati così leggeri, tanto per l’atteggiamento rilassato di padre di famiglia con esperienza quanto per l’aiuto dei figli più grandi, tutti molto felici di accogliere e coccolare il loro fratellino: “Per lui non avevamo più bisogno di una baby-sitter!” Sul piano spirituale, “questa nascita a sorpresa ci ha reso consapevoli della nostra povertà e ci ha costretti ad assumerla con umiltà”, testimonia.