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La fiducia in Dio, la chiave del successo nella vita

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Edifa - pubblicato il 04/12/20
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Un fallimento, un incontro, un trasferimento professionale… Come accogliere ciò che non abbiamo deciso, o addirittura ciò che ci destabilizza? di Anne Gavini

Nel nostro mondo altamente organizzato, l’imprevisto si riduce a ben poco: le vacanze estive sono programmate già a gennaio, la scuola dei bambini viene scelta prima di camminare e i bambini vengono pesati e misurati in utero! Vaccinati, tracciati, geolocalizzati, collegati in rete, in link, niente e nessuno deve sfuggire alla nostra volontà di controllo. Le prodezze della tecnologia hanno dato all’uomo poteri sempre maggiori, lasciandolo sconcertato davanti all’imprevisto. Se un bambino nasce con una disabilità non rilevata dall’ecografia, i genitori vedono crollare la loro fiducia nella “sacrosanta” medicina. Guardiamoci da questa volontà di onnipotenza, che fa pesare sulle nostre spalle il peso della nostra vita. Che orgoglio immaginarsi per un istante ai comandi della propria esistenza! Sul piano spirituale, è aver relegato Dio ai margini. Quanta pace tuttavia otterremmo se ridessimo il Suo posto alla Divina Provvidenza, origine e scopo di ogni vita!

Fare un atto di fede in Dio accettando di non capire tutto subito

Dio ha bisogno che facciamo spazio a Lui, che Lo desideriamo, perché ci risponda. Nel suo messaggio quaresimale del 2014, Papa Francesco ci invitava ad accettare le nostre povertà come luogo della potenza di Dio: “Se pensiamo di non avere bisogno di Dio, che ci tende la mano attraverso Cristo, perché pensiamo di essere autosufficienti, ci inoltriamo sulla via del fallimento”. Mettersi in gioco e dimenticare il proprio comfort per lasciare che Cristo ci afferri. Mostriamo ai nostri figli che accogliamo l’imprevisto con fiducia, forti nella certezza che “tutto è grazia”.

In un commento al Vangelo, padre Raniero Cantalamessa paragonava le nostre vite a quelle degli Apostoli sorpresi dalla tempesta: se non abbiamo fatto salire Cristo nella nostra barca, siamo perduti. Come Giacomo e Giovanni che chiamano Dio dicendoGli: “Signore, siamo perduti, non T’importa?” spesso accogliamo gli incidenti della nostra vita come ingiustizie. Agli apostoli in preda al panico, il Signore risponde: “Perché avete paura, come mai non avete fede?” Facciamo a nostra volta un atto di fede in Dio accettando di non capire tutto subito, confidiamo in Colui al Quale “anche il vento e il mare obbediscono”.

Come i discepoli nel Vangelo di Marco, prendiamo Gesù nella piccola barca della nostra vita. Prendere Cristo è mantenere la fede in Colui che può tutto. La Sua forza ci permetterà di affrontare tutte le tempeste, di combattere tutti i venti cattivi e, con Lui, raggiungere l’altra sponda. E non dimentichiamo le parole pronunciate da Papa Francesco nel gennaio 2014: “La fiducia in Dio è la chiave del successo della vita, poiché Egli non delude mai e poi mai”.

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