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Come favorire l’autonomia di vostro figlio senza forzarlo?

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Edifa - pubblicato il 27/11/20
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Qual è la versione moderna del bambino modello? Autonomo, molto precoce, è un bambino che riesce a cavarsela da solo… Tuttavia non dobbiamo dimenticare che anche se l’autonomia è un valore educativo fondamentale, è necessario comunque rispettare i ritmi di ciascuno. di Anne Gavini

“Mio figlio è molto autonomo, sceglie i cartoni animati che vuole vedere o i libri che vuole leggere e la sera va a letto da solo!” annuncia con orgoglio Adèle, madre di Gaspard, 4 anni. Inoltre, durante gli incontri a scuola, nel mese di settembre, spesso sentiamo gli insegnanti presentare il programma dell’anno per i nostri figli in questi termini: “L’obiettivo di quest’anno sarà quello di renderli indipendenti”. E voi pensate al vostro piccolo di 7 anni che fa ancora fatica ad allacciarsi le stringhe delle scarpe dopo le lezioni di ginnastica. Commette un reato contro il grande valore dell’autonomia?

Da oltre quarant’anni, la retorica sull’educazione in Francia ha messo l’autonomia al primo posto tra tutti gli obiettivi educativi, e i genitori si sforzano quindi di rendere autonomi i loro figli. Quest’anno, non c’è motivo di cambiare: l’autonomia rimarrà in cima agli obiettivi per milioni di bambini. Basta guardare le riviste di educazione per esserne convinti: non c’è posto per i non autonomi! È tra l’altro questa è un’idea che sembra assolutamente naturale per i genitori: “I nostri figli si trovano di fronte ad un mondo complesso, devono essere in grado di badare a sé stessi il più rapidamente possibile”, dice una madre. Ma se la famosa autonomia stesse diventando il paravento del nostro individualismo? “Autonomo, precoce, riesce a cavarsela da solo”: il bambino modello del 21° secolo si definisce così. Ma questo è l’opposto delle realtà naturali.

Il bambino autonomo è un bambino di cui ci si fida

La nostra società iperattiva teme la dipendenza della generazione più anziana e allo stesso tempo invita la generazione più giovane a non rimanere troppo a lungo in questo stato, che in realtà è proprio alla loro giovane età. Eppure è in questo legame di interdipendenza che si costruisce il rapporto madre-figlio. Questa intima vicinanza crea un clima di sicurezza per il bambino. Ed affinché nel futuro egli mantenga questa sicurezza, è necessario che oggi cresca in una relazione di dipendenza. Una dipendenza dalla quale può uscire solo a tappe e se cerchiamo di bruciarle, rischiamo di renderli tristi e pessimisti. Quindi l’autonomia, che senso avrebbe?

Perché non adattare i tempi dell’autonomia alla realtà, in base al ritmo specifico dei nostri bambini, ai loro bisogni e alle loro possibilità? Anche se questo significa abbassare alcune esigenze e prendere le distanze con gli standard annunciati: 7 anni per allacciare le stringhe delle scarpe, 8 per andare a prendere il pane all’angolo della strada,… Se vostro figlio non entra negli schemi, guardate piuttosto tutto ciò che sa fare e che non è presente in nessun manuale di istruzione. Forse sa leggere una storia alla sorellina prima di andare a dormire? Sa essere molto divertente? Sa fare dei giochi di parole? Sa consolare i suoi amici ed è molto empatico? Ha un’intelligenza emotiva, è capace di creare delle relazioni, è molto partecipe alla vita familiare? Sono tutti segnali che i nostri figli crescono con un loro ritmo. E non dimentichiamoci che Dio ha messo in ognuno di loro il Suo soffio, e che ha creato la loro singolarità e unicità. In definitiva, è importante costruire con i nostri figli un rapporto di fiducia e di consapevolezza reciproca, l’unica fonte per costruire una vera autonomia. E… poco importa per i lacci delle scarpe!

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