Non riuscite a comunicare ai vostri figli l’amore per la lettura? Alcuni consigli per far sì che i vostri piccoli si immergano nei libri. di Pascale Albier
Se i bambini più piccoli hanno un amore unanime per i libri, le cose si complicano quando si tratta di imparare a leggere; è lì che si gioca tutto. Inoltre, la letteratura per bambini si è diversificata enormemente negli ultimi anni ed i nostri figli non sanno più a quale libro ‘votarsi’. Tra divoratori e allergici, sta a noi, genitori, essere guide avvertite: la lettura è molto più di un hobby, è una scuola di vita incomparabile!
Chi ha letto da piccolo, leggerà da grande
Ricordate il titolo di quell’album che vi ha segnato tanto da bambino, il fruscio del vostro libro preferito quando lo aprivate “alla pagina giusta…” Quale adulto non conserva, in un angolo della sua memoria, il ricordo commosso di letture infantili? Il libro è molto più di un oggetto di carta. “È un insieme di idee, emozioni, sentimenti, qualcosa che ha sconvolto le nostre vite e ci ha aiutato a crescere”, precisa Hélène Montardre, ricercatrice specializzata in letteratura per l’infanzia e autrice di Ma cosa leggono? Questi libri che hanno formato la nostra gioventù sono ricchi di una potente carica affettiva. Cosa c’è di più naturale dunque di introdurre la nostra prole, quando verrà il momento, a questo mondo che ci ha segnato così tanto? Il libro è un passaporto straordinario per l’evasione che ogni genitore vorrebbe offrire al figlio.
Non è un compito facile, in un’epoca in cui la nostra buona vecchia libreria è pericolosamente disturbata dalla televisione, dai videogiochi e da altri intrusi, in un periodo di schermi trionfanti, e non è facile convincere i nostri piccoli a sedersi con un libro. “Faccio molta fatica a cercare di distaccare mio figlio dai programmi televisivi del mercoledì”, si lamenta Isabella, che ammette: “E’ talmente più allettante premere il pulsante che prendere un romanzo”. Una facilità seducente che indebolisce ogni senso dello sforzo! Tuttavia, facciamo attenzione a non demonizzare le nuove tecnologie: hanno un ruolo educativo indiscutibile e fanno parte della vita quotidiana dei nostri giovani. Media e lettura si completano a vicenda, anche se il libro ha un valore insostituibile: permette la riflessione, sviluppa la creatività e l’iniziativa.
Ancor più, chiunque abbia assaggiato le gioie della lettura da piccolissimo sarà più propenso ad essere appassionato di libri. Confida Corinne, madre di quattro figli: “Axelle ha due mesi… e già ha dei piccoli libri di stoffa nel suo letto! I libri sono un modo meraviglioso per risvegliare i più piccoli”. Una direttrice di una mediateca avverte: “Consiglio ai genitori di mostrare dei libri ai loro figli il più presto possibile, già a 8 o 9 mesi”, è così importante far conoscere il piacere del libro prima che leggano! Manipolando l’oggetto, toccandolo, facendolo proprio, il bambino piccolissimo proverà emozioni e si impregnerà di nuove sensazioni, non dimentichiamo che è una spugna che assorbe tutto ciò che l’adulto gli dà!”.
Momenti indimenticabili di complicità
Ma l’interesse per l’oggetto non si ferma qui. Anche solo guardare un album è un’opportunità per ogni bambino di aprire una tenera e complice parentesi con l’adulto. “Guardate il piccolino appollaiato sulle ginocchia della madre per ascoltare la storia che lei sta per raccontargli: tra le sue braccia rassicuranti, entrerà nel mistero della lettura”, spiega Marie-Brigitte Lemaire, psicopedagoga, il cui metodo di insegnamento “Giovanni che ride” fa meraviglie da anni con gli apprendisti lettori. Questa ex insegnante ha l’energia e l’entusiasmo contagiosi degli appassionati. Insiste: “Il ruolo dei genitori è essenziale per risvegliare il bambino alla lettura, si impregnerà delle parole lette dalla madre e scoprirà il significato del senso della bellezza attraverso i suoi occhi. I colori dell’illustrazione, il messaggio della storia e il modo in cui viene letta apriranno il bambino alla bellezza”.
Sta a noi, genitori, prendere a cuore il risveglio letterario dei nostri figli. A ciascuno il suo metodo e il suo ritmo, l’importante è crederci e dedicarvi del tempo. “Guarda Marlaguette, ha addomesticato il lupo e cammina con lui nella foresta!” Il vostro bambino segue l’immagine che gli mostrate con gli occhi e vi ascolta. Non c’è dubbio: questi misteriosi segni neri sono direttamente collegati alle parole che escono dalla vostra bocca. Inoltre, il momento della lettura vi isola tutti e due in una bolla in cui lui si sente bene. “Nella memoria di vostro figlio, quei momenti di complicità saranno per sempre associati alla tenerezza”, promette Hélène Montardre.
Lasciamo che si svolga il rituale della storia, che spesso è riservato alla serata. “I bambini si lavano i denti, facciamo la preghiera in famiglia, poi tutti si sistemano intorno al libro”, racconta Anna, il cui trio gioioso ha così il tempo di rilassarsi prima di notte. Da Sofia e Xavier, non c’è ragione per saltare il rituale: Antonietta ha 3 anni e vibra per questi personaggi, che ritrova ogni sera con lo stesso piacere. Non si può nemmeno cambiare una parola della storia, il nostro cerbero vigila e chiama regolarmente all’ordine il genitore distratto o frettoloso: “Hai dimenticato una parola, mamma!” Perché il piccolo sente e ricorda ogni parola, e la fa sua. Prendere confidenza con il linguaggio scritto gli fa intravedere l’immensità delle possibilità che esso offre. “Il bambino sente istintivamente che questo secondo linguaggio è più elaborato del primo”, spiega Hélène Montardre. Sedotto dalla magia della narrazione, si farà prendere dal gioco e assimilerà la sintassi più indigesta nel modo più naturale del mondo!
Sonorità incantevoli
Quale bambino rimane insensibile alla musica delle parole? A volte non importa quale sia il senso, se il vostro piccolo sembra stregato da queste frasi che si susseguono come una melodia: “C’era una volta un re che governava un paese verde e prospero…” Come le filastrocche e i racconti orali, il libro partecipa all’appassionante scoperta della lingua. “Pimpanicaille, re delle farfalle, si è tagliato il mento mentre si tagliava la barba! ” scandisce con gusto Luisa, visibilmente sedotta da queste sonorità, che ripete senza errori dall’alto dei suoi 2 anni.
Iniziato alla scrittura e cullato da tutte queste storie ascoltate, il bambino crescerà arricchito da un vero e proprio patrimonio. Questi personaggi e paesaggi, li conosce a memoria, sono suoi, ed è un po’ lui stesso che vive le avventure dei suoi eroi. “Roberto la collera” e le sue memorabili arrabbiature, è un po’ come Antonietta! Alla fine della storia, il giovane eroe ritrova la sua gioia di vivere e tutto torna nell’ordine. “Ho spesso questo libro a portata di mano quando sento che il mio gattino si sta agitando!” ammette Sofia con un sorriso. Che siano orchi terrificanti o principesse seducenti, matrigne o fate, buone o cattive, i personaggi incontrati permettono al bambino di identificarsi con loro, di risolvere i propri conflitti e di esorcizzare le proprie paure: il libro ha un valore psicologico certo. Che ansia deliziosa seguire Cappuccetto Rosso nel grande bosco, alla mercé del lupo… La favola fa parte di quei racconti che fanno crescere: queste folle di personaggi e di animali che vengono messi in scena parlano al bambino di sé stesso, dei suoi sentimenti e delle sue emozioni, ma anche dei grandi eventi dell’esistenza. Lo aiuteranno a padroneggiare la realtà e a pensare il futuro… In due parole, a diventare grandi!
“Le favole iniziano là dove il bambino si trova in realtà nel suo essere psicologico affettivo”, sviluppa Bruno Bettelheim nel suo libro Psicoanalisi delle fiabe. Che si senta come il Brutto Anatroccolo della covata o vulnerabile come Pollicino, il bambino imparerà che nulla è ineluttabile e che tutto può evolvere se ci si prende carico della situazione. I personaggi incontrati nel corso dei racconti simboleggiano sentimenti o situazioni che conosce: la paura, la morte, il coraggio o l’abbandono, e le formidabili avventure dei suoi eroi gli insegneranno molto su di lui. Non dimentichiamo che una fiaba finisce sempre bene, ed è una grande scuola di fiducia in sé stessi!
Impara a leggere? Continuate a leggergli delle storie
Finalmente arriva l’anno della prima elementare, e il momento di decodificare questi famosi segni neri diventati familiari durante le letture. Margherita, una maestra d’asilo, durante tutto l’anno insegna ai piccoli a decifrare le lettere. E la classe si fa coinvolgere gioiosamente nel gioco: “Impariamo a riconoscere le parole di tutti i giorni: poster, confezioni di cereali o menù della mensa, i bambini non si stancano mai!” Spetta ai genitori continuare l’approccio dell’insegnante a casa: “Leggere dovrebbe essere una gioia e un piacere per il bambino!” sottolinea, appassionata, Marie-Brigitte Lemaire. Proponiamogli libri attraenti in modo che la lettura non sia un’attività noiosa.
Come fare? “Soprattutto, continuare a leggere storie al bambino, anche se sa farlo”, insiste Hélène Montardre. Che tentazione, però, lasciare il nostro “grande” scolaretto delle elementari alle prese con un buon libro, con questo buon pretesto: “Non sei più un bebè, leggi da solo adesso!” Quanti bambini abbandoneranno poi, scoprendo, in questa delicata fase, che il libro non è più questo puro piacere condiviso con l’adulto ma un oggetto di apprendimento.
“L’anno in cui era in prima elementare”, ricorda Maria, “mia figlia mi chiedeva spesso che raccontassi delle storie la sera. All’inizio questa richiesta mi infastidiva, pensavo fosse un capriccio… Ma ho capito che Alice aveva paura di lanciarsi da sola e aveva bisogno di me. Oggi ha 12 anni, e mi succede ancora di leggere un romanzo con lei… anche per piacere!” Il periodo di rodaggio richiederà alcuni mesi per il nostro apprendista lettore: cerchiamo di accompagnarlo, sostituirlo se necessario, per evitare lo scoraggiamento. Anna ha trovato la soluzione con la figlia in prima elementare: “È diventato un gioco tra noi: Alix legge una pagina e io leggo la successiva”.
Scegliere un libro in famiglia e leggerlo per tutti, è un altro modo efficace per stimolare un piccolo lettore intimorito. Il libro diventa così un pretesto per momenti di complicità e risate gioiose. Come vedete, tutti i mezzi sono buoni, purché il bambino senta che ci siamo e di essere accompagnato!
Rovistare insieme negli scaffali dei libri…
Avventura o giallo, storia di animali o la fiaba tradizionale… l’apprendista lettore avrà bisogno dell’adulto per avventurarsi nella giungla. Guidiamo le sue scelte e risvegliamo il suo senso critico. Attenzione, per esempio, a quelle ambigue collezioni poliziesche, a quelle opere con uno stile azzardato, a quegli album dalla grafica aggressiva: fanno più male che bene. Beatrice tiene sempre d’occhio le scelte della figlia: “Volendo capire il fenomeno Harry Potter, ho chiesto ad Agata di prestarmi il primo volume, che aveva appena finito… Mi sono rapidamente appassionata quanto lei, e ho fatto fatica ad aspettare che finisse il secondo volume per appropriarmene!” confida ridendo.
Uno scambio di idee su una lettura comune è un buon momento di dialogo e di complicità, curiosare insieme sugli scaffali di una libreria può essere un momento di festa. Corinne accompagna regolarmente Bianca a scegliere un romanzo: “A 9 anni fa fatica a passare ai libri della sua età”, osserva la giovane donna sorridendo: “Quel piccolo regalo la stimola: quale piacere aprire un nuovo libro!”
Meno costosa e altrettanto educativa, la biblioteca è un incomparabile luogo di memoria: “I nostri più grandi lettori sono… i piccoli!” osserva con humour Jacqueline Goachet-Marc, che sta moltiplicando le iniziative per attirare questo giovane pubblico. L’area giovani è un grande successo: “I genitori vanno a pesca di libri con i loro figli, osservano, confrontano e scelgono insieme. La lettura è spesso un affare di famiglia”. Dopo questa spedizione guidata nel mondo dei libri, scommettiamo che i nostri apprendisti lettori diventeranno presto lettori accaniti, con la convinzione che la lettura rende liberi!