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Come proteggere i vostri figli dai pericoli senza isolarli dal mondo?

CHILD, SAFETY, GATE
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Edifa - pubblicato il 17/11/20
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È normale voler proteggere i propri figli. Ma quando da protettivi si diventa iperprotettivi, si impedisce loro di scoprire il mondo e dunque di evolvere normalmente. Come trovare il giusto equilibrio tra l’essere troppo vigilanti e l’essere troppo incuranti? di Inès de Franclieu

Parlare di sicurezza in ambito educativo è un argomento che suscita unanimità. Siamo tutti d’accordo infatti nell’affermare che è naturale proteggere i bambini dagli incidenti. Sarebbe tuttavia opportuno porsi la seguente domanda: “Di quale sicurezza ha realmente bisogno mio figlio?”. Questa domanda può forse scuoterci e farci prendere coscienza che “mettere al mondo” significa anche correre un rischio importante: quello della vita. Nessuno può aspettarsi di attraversarla senza nessun tipo di incidente.

Accettare il rischio della vita significa permettere a nostro figlio di scoprire il mondo

Sta a noi insegnare a nostro figlio a valutare i vari rischi, senza impedirgli però di incontrarli. Tutto ciò che impariamo durante l’infanzia, ci permette di vivere l’età adulta da persona costruita. Quali sono dunque i rischi e i pericoli che possiamo permettere che il nostro bambino affronti affinché cresca, si senta più forte e quindi più vivo? Quale bambino, dopo essersi arrampicato un po’ troppo in alto su un albero o aver scalato una roccia ripida o aver saltato da un’altezza irragionevole, non ha esclamato allegramente: “Guarda mamma come sono bravo!”.

Qual è allora la nostra reazione? Se è guidata dall’emozione di preoccupazione e di sorpresa iniziali, ci sono delle buone probabilità che la gioia del nostro bambino venga rapidamente annientata dalle nostre urla di spavento di fronte agli ostacoli incontrati (ma superati!) e dalle nostre grida di indignazione di fronte alla sua disobbedienza. Tuttavia, padroneggiare questa prima reazione (naturale) e congratularsi con la sfida superata, non significa approvare la sua disobbedienza. Infatti cominciare con l’ammirare la sua performance, ci permetterà poi di fare il punto della situazione con il suo atteggiamento. Il bambino, poiché è riconosciuto nelle sue capacità, accetterà di ascoltare ciò che gli dicono i genitori sull’obbedienza richiesta e la prudenza da rispettare, perché queste parole non saranno più quelle dettate dalla rabbia, ma quelle di un educatore che vuole far crescere bene il proprio figlio.

Accettare il rischio della vita significa lasciare che il nostro bambino scopra il mondo, che se ne appropri. Nella prima infanzia, questa scoperta si fa attraverso il tatto e la suzione: è divertente vedere quanto sarà appassionato il bambino seduto in mezzo alla ghiaia che cerca di succhiare un sassolino alla volta, sputandolo fuori con altrettanta coscienza.

È davvero così pericoloso lasciarlo fare, se lo si guarda con la coda dell’occhio? Perché irritarsi cercando invano di fermarlo? Se siamo preoccupati per le scale di casa, insegniamo presto al bambino a scenderle correttamente a quattro zampe, all’indietro. In questo modo si risparmierà ai figli più grandi la responsabilità di aver lasciato aperto il cancello…! Questo luogo di conflitto diventerà allora un luogo di apprendimento e di orgoglio!


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