Quando uno dei coniugi muore, il legame giuridico e sacramentale che li univa scompare. Questo significa allora che il loro amore si spegne? Assolutamente no, anzi è chiamato a crescere, più vivo che mai! di padre Pierre Descouvemont
Dopo la perdita dell’anima gemella, il coniuge che rimane sulla terra sa che colui che è andato via rimarrà sempre presente nel suo cuore. È una presenza reale. Infatti poiché Cristo è nel nostro cuore ed è un Tutt’Uno con tutte le membra del Suo Corpo Mistico, abbiamo il diritto di pensare che anche i nostri cari defunti vivono nel nostro cuore con Lui, che ci amano e pregano per noi. Se soffriamo al pensiero che avremmo dovuto chiedere perdono di più quando erano ancora qui sulla terra, ricordiamoci che nella loro eternità non hanno nessuna difficoltà a perdonarci!
“Compagni di eternità”
Certamente, il coniuge rimasto sulla terra può ricevere di nuovo il Sacramento del matrimonio e fondare una nuova famiglia. Se è una vedova, avrà due uomini in Paradiso che le faranno la corte, e non sarà accusata di bigamia! Ai tempi di Gesù, i Sadducei (coloro che non volevano sentire parlare della risurrezione dei morti perché i primi libri della Bibbia non ne parlavano) usavano questo esempio per deridere i Farisei che ci credevano. Raccontavano ridendo la storia di una donna che aveva sposato sette mariti successivamente. “Alla risurrezione, dunque, di quale dei sette sarà moglie? Poiché tutti l’hanno avuta in moglie”. E Gesù rispose loro: “Vi ingannate, perché non conoscete le Scritture e neppure la potenza di Dio. Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo.” (Mt 22,28-30). Gesù non dice che ci trasformeremo in angeli perché recupereremo i nostri corpi. Ma saranno dei corpi di gloria a tal punto che saremo come angeli, questo significa che il nostro corpo e la nostra sessualità saranno trasfigurati al punto che saremo in grado di amare più persone allo stesso tempo e di manifestare loro questo amore con gesti “angelici”!
Ma non mancano dei vedovi e delle vedove che scelgono di non risposarsi e che preferiscono vivere la prova della vedovanza come noviziato, come preparazione finale per la piena fioritura del loro amore. Credono con tutto il cuore che gli anni più belli del loro matrimonio arriveranno, con la differenza che saranno secoli senza fine. Senza un secondo di noia, senza l’ombra di un litigio, di un malinteso o di una gelosia! Saranno per sempre “compagni di eternità”. In un discorso del 1957 alle donne vedove, Pio XII disse loro: “Anche se la Chiesa non condanna le seconde nozze, essa esprime la sua predilezione per le anime che vogliono rimanere fedeli al loro coniuge. La prova diventa un’opportunità per un’unità più profonda, sapendo che l’altro è felice in Dio. Si sperimenta l’apprendimento dell’eternità”.
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