Le piccole violenze quotidiane possono mettere in pericolo la coppia. Per non sprofondare in una relazione distruttiva, il concetto chiave è: esprimere le proprie emozioni con moderazione. di Marie-Noël Florant
“Mio marito mi dice che gli faccio sempre dei rimproveri e che non lo sopporta più”, dice Eva. “Ma questi sono giustificati”, continua, “infatti ritengo che si stia lasciando andare”. Chloé invece, riceve quelli del marito: “Mi urla contro!” e non sa che atteggiamento avere tra il senso di colpa per aver sbagliato e la tristezza per aver deluso, ai quali si aggiunge il sentimento di non essere riconosciuta come persona amabile.
Queste piccole violenze quotidiane, che includono i rimproveri continui, minano la relazione. A volte, si arriva ad etichettare l’aggressore come “perverso narcisista” e la persona aggredita come “vittima”. Questa condanna però potrebbe impedirci di guardare alle nostre responsabilità di aver accettato questi comportamenti. Tuttavia, è importante ricordare la regola degli 80-20 applicata alla comunicazione: fare almeno quattro interventi positivi affinché un solo intervento negativo sia ascoltato.
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Un cammino di tenerezza e umiltà
I rimproveri sono inevitabili in una coppia? Come si può uscire da questa spirale mortifera in cui nessuno trova ovviamente il suo tornaconto nel benessere coniugale? La scoperta dell’altro, diverso dall’immagine che avevo di lui o di lei, provoca un certo numero di sentimenti contrastanti e spesso negativi: rabbia per “essere stato(a) ingannato(a)” o per aver commesso un errore, irritazione per il fatto che le cose non vanno come vorremmo, ma anche delusione per me stesso(a) che non riesco ad adattarmi alle differenze che insorgono.
Ma è proprio l’accettazione di questa realtà che è la sfida della vita matrimoniale. Sì, il mio coniuge è diverso da me, anche se condividiamo un certo numero di valori per noi fondamentali. Non ho sposato il mio clone, per fortuna! E dovremo adattarci l’uno all’altro, tenere conto dei nostri modi di funzionamento (e questo in tutti i campi!), per costruire questo “noi” che caratterizza la coppia. Dietro questi rimproveri ci sono di solito questioni di potere: so cosa è bene per noi, voglio controllare la situazione.
Per non sprofondare in una relazione distruttiva, il concetto chiave è quello di esprimere le proprie emozioni. Parlare in prima persona e dire quindi “io” e non “tu”. È importante anche mettere serenamente dei limiti alla violenza espressa. E se si riscontrano delle difficoltà e i comportamenti non cambiano, sarà utile per la coppia incontrare una terza persona, neutra, che li aiuti a capire cosa si nasconde dietro queste piccole violenze quotidiane. “Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace: […] dove è discordia, che io porti l’unione”, diceva san Francesco. Questo è un cammino di tenerezza ed umiltà.
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