Tutti i genitori vogliono portare i loro figli al bene, ma al bello? Anche se a volte è faticoso, scegliere dei momenti di contemplazione della bellezza in famiglia può essere fonte di vera gioia e un buon modo per elevare le anime dei piccoli come dei grandi. di Bénédicte de Saint-Germain
Celeste, 5 anni, guarda i fuochi d’artificio con i suoi genitori. Meravigliata, esclama: “Che bello!” Poi, con tono di rimprovero: “Perché non me l’hai mai mostrato prima?” Il bambino ha la capacità di meravigliarsi molto presto, di fermarsi davanti a una foglia, ad un sassolino che brilla dopo la pioggia, ad un fuoco nel cammino o ad un bel viso. Se questo modo di guardare non viene nutrito, il loro sguardo può offuscarsi. Aude de Kerros, pittrice, incisore e madre di famiglia, afferma: “Oggi abbiamo l’impressione di vivere in un mondo di ciechi. Siamo circondati da immagini eppure non restano impresse perché non vengono decifrate. Di fronte a un quadro non ci si chiede neanche più cosa significhi”.
Il bello è alla portata di tutti
Nell’educazione alla bellezza, il ruolo dei genitori è essenziale. “Sarebbe grave lasciare che un bambino non guardi”, dice Jean-François Kieffer, fumettista. Per prima cosa, guardiamo al modo con cui i bambini percepiscono il mondo: alcuni hanno una percezione visiva, altri una sensibilità uditiva. Per esempio, Francesco è affascinato dai colori di un campo di tulipani, mentre suo fratello calcia un pallone senza vedere nulla; ma a casa, invece, è il calciatore in erba che si fermerà, attratto dalla musica. Non ha senso proporre ad un bambino tanta arte visiva se è più sensibile al suono.
Dove trovare la bellezza? Dappertutto! Anche nella vita di tutti i giorni. “Anche nella pubblicità ci sono cose belle”, dice Jean-François Kieffer. In vacanza, un salto in un laboratorio di ceramica permetterà di ammirare la bellezza delle forme. Anche la natura nelle sue trasformazioni è affascinante. Perché non invitare i bambini a piantare una rosa, un fagiolo, delle fragole e ammirare con loro la crescita di foglie, boccioli e fiori? Da parte loro, i bambini più grandi scopriranno forse con interesse l’armonia del movimento delle stelle o la proporzione di una struttura molecolare. Foto, film, dipinti, musica, possono essere tutti oggetto di una meraviglia da condividere”. Ma la bellezza non risiede solo nelle cose, i bambini sanno riconoscerla nei gesti, negli atteggiamenti… Bontà, tenerezza e delicatezza irradiano. Nel libro La Musica di una vita, Andréï Makine racconta come ha trascorso una notte nella sala d’attesa di una stazione ferroviaria nel profondo della Russia. Contemplando i suoi compagni di sventura, notava solo bruttezza e … russamenti. L’unico lampo di luce in mezzo a questo grigiore era una madre che allattava il suo bambino.
Come facciamo a far conoscere ai nostri figli la bellezza?
“Se i genitori vanno a una mostra e rimangono indifferenti, i figli lo sentono”, osserva la scenarista di fumetti Flore Talamon. “L’attrazione per il bello si trasmette a condizione che ci piaccia ciò che mostriamo”. Un consiglio per evitare sbagli: provare ad andare a vedere le mostre in anticipo o almeno a raccogliere gli echi di chi le ha già viste. Non c’è niente di peggio di una gita non indovinata che sfocia nel malumore, nella derisione o nella noia…
Durante le vacanze, la famiglia è più disponibile. Per Anne Renon-Barek, madre di tre figli, artista e insegnante di Arti plastiche, “una notte d’estate in barca è un favoloso momento di contemplazione”. Aude de Kerros sottolinea: “Bisogna dare molte occasioni per osservare”, con i suoi figli ha fatto lunghe passeggiate nella natura e nei musei. Lo stesso vale per Flore, per la quale la scultura è un buon modo per far interessare i bambini all’arte: “Una statua è viva, guardandola, si può immaginare e sognare.” Innestare una storia su qualcosa di bello è un modo facile e divertente per affascinare i bambini. Aude de Kerros ha imparato la mitologia per spiegare le stelle, e la botanica per raccontare l’origine delle piante.
Fa notare Fiorenza, madre di sette figli: “Ma attenzione all’overdose!” Stiamo sempre attenti a lasciare un monumento od un museo prima che i bambini siano stanchi”. Anne Renon-Barek conferma “Quando visito una mostra con i miei alunni, li porto a vedere un solo dipinto, sul quale possiamo soffermarci e lavorare”. Un altro imperativo è quello di tenere conto delle condizioni fisiche dei bambini, è inutile cercare di far apprezzare un Vermeer ad un ragazzino affamato. Meglio un piccolo spuntino che una crisi!
Oggi i musei sono a misura di bambino e spesso propongono visite interessanti e vivaci, molto spesso vengono offerte guide specifiche; una gita ben preparata è una garanzia di successo. Internet è prezioso, così come lo sono i manuali culturali specializzati per le gite dei bambini e offrono le migliori proposte, formule adeguate che forniscono una grande quantità di informazioni. Ma questo non esonera da una “preparazione casalinga”, quando è possibile: sfogliare un catalogo della mostra, ascoltare uno dei pezzi suonati prima di un concerto… Avere già visto o sentito aiuta l’attenzione a fissarsi. Un’iniziazione preliminare è essenziale per uno spettacolo teatrale, “Anche un’opera di Molière richiede qualche spiegazione per un ragazzino”, nota Flore. E aggiunge: “Scegliamo le nostre mostre in base agli interessi della famiglia. Per mio figlio di cinque anni, per esempio, in questo periodo si parla di animali e di caccia”.
Come formare il senso critico nel gusto?
Amare ciò che è bello è anche e soprattutto il risultato dell’impregnarsi di ciò. Nella famiglia Kieffer, i cinque figli sono stati sensibilizzati alla bellezza nel loro universo quotidiano. Apparecchiare bene la tavola, presentare bene un piatto, fare bei mazzi di fiori, cantare o ascoltare musica: sono alcune delle piccole cose che fanno presa sui bambini. Non è facile, però, nota Aude de Kerros: “In un’epoca dominata dal comfort e dal rifiuto delle costrizioni, la bellezza è messa da parte, perché richiede, se non uno sforzo, almeno un po’ d’attenzione”. Così, “ho sempre sentito dire che l’eleganza è carità per gli altri”, racconta Fiorenza. Non si tratta di incoraggiare la civetteria, ma, dice Jean-François Kieffer, “è importante dare ai nostri figli dei bei vestiti… o prendersi il tempo necessario per sistemare il proprio aspetto! Sta anche a ciascuno di noi trovare un modo di vestire che rispecchi profondamente sé stessi”.
L’osservazione gioca un ruolo importante. Anne Renon-Barek racconta la reazione di Enrico, 4 anni, di fronte alla luna in una notte d’estate: “Oh, mamma! La luna, l’abbiamo ritrovata”! “Ho incoraggiato questo meravigliarsi osservando con lui la forma dell’astro. Gli ho anche spiegato che, nonostante la sua intensità luminosa, la luna è un astro che non riscalda mai”.
Insegniamo ai nostri bambini a formulare le ragioni dei loro gusti o attrazioni. “Faccio molta attenzione alla precisione del vocabolario”, spiega Anne Renon-Barek. “La bellezza irradia una luce che cattura la nostra attenzione molto di più di una cosa semplicemente carina”. “Il bello non è il carino”, insiste a sua volta Jean-François Kieffer. “Il carino è ciò che vuole sedurre, l’involucro, e nelle nostre discussioni, aiutiamo i nostri figli a distinguere l’autentico dall’appariscente. Mostriamo la differenza che c’è tra una persona che ha il look che vende e la persona bella perché dà gioia, come una Madre Teresa. Nel Signore degli Anelli, gli hobbit sono belli perché perdonano, anche se hanno i piedi pelosi!”
“Apprezzare il bello è come apprezzare il vino”, osserva Flore Talamon, bisogna formare il palato. Con un gusto affinato, si diventa capaci di distinguere un grande vino da un vinello. “Più si ha una cultura visiva, più si esercita lo sguardo, più si capisce se qualcosa è di buona qualità o meno”, spiega Aude de Kerros. È lo stesso per la musica: l’orecchio si forma e si affina. La formazione del senso critico è un’ottima arma da dare ai bambini, permette loro di mettere ordine nella moltitudine di immagini o suoni che li sommergono.
Ciò che meraviglia il bambino non necessariamente ci interessa… Ma non importa!
Dobbiamo saper ascoltare e incoraggiare i gusti dei bambini. Colombina ha 6 anni e una passione per le pietre. Anche se ingombrante, la sua collezione è collocata bene nella sua stanza, e Lucia, sua madre, si sforza di interessarsi alla descrizione regolare ed entusiasta dei minerali. Spetta ai genitori fare in modo che la particolare sensibilità di ogni bambino si esprima. Per Jean-François Kieffer, “c’è un certo esclusivismo nel considerare la bellezza” che consiste nel rifiutare ciò che è inusuale, o ciò che non conosciamo. “A qualcuno piacerà un disegno semplice, ad un altro un tratto più carico o più barocco”. Un ragazzino può amare l’astrazione, anche se la sua famiglia apprezza per tradizione l’arte figurativa.
Lustrini, colori sgargianti… siamo spesso sconcertati da ciò che attrae i più piccoli. I bambini sono influenzati dalla loro epoca e dai gusti che li circondano. Per Flore Talamon, “non c’è da stupirsi che le ragazze amino il rosa, ci sono immerse fin da piccole!” È una questione di cultura, qui è rosa, lì sarà rosso. “Non credo che ci sia un buon gusto e un cattivo gusto per i bambini piccoli”, nota Flore. Una volta fatta l’osservazione, il bambino è libero di apprezzare o meno. “Trovo molto difficile accettare i gusti dei miei figli”, dice Bernardo, padre di famiglia, “ma sento che se mi oppongo a loro, si irrigidiranno”. Può non piacerci quello che ci “presenta” un figlio, ma soprattutto è importante rimanere tranquilli: i gusti cambiano con l’età…e la moda.
Con i più grandi, il dialogo e l’umorismo possono contribuire a disinnescare i conflitti, ma peggio di tutto sono i giudizi definitivi del tipo “I tuoi vestiti sono orribili!” È meglio essere sinceri su ciò che sentiamo: “Trovo che questo abito ti ingrassa”… Il bambino deve passare attraverso l’opposizione per costruirsi, e la formazione del gusto non fa eccezione alla regola. La maturazione arriva alla fine dell’adolescenza… quindi, pazienza, in attesa che si raccolgano i frutti della nostra educazione alla cultura.
Il bello, cammino di contemplazione
Perché iniziare i nostri figli alla bellezza? Per Fiorenza, “perché sviluppa un’apertura, una capacità di ricevere qualcosa che ci supera”. Per percepirlo sono necessari disponibilità e silenzio, certamente non è facile quando l’utilitarismo regna sovrano. Ma ciò che è certo è che la presenza delle cose belle, anche se discrete o nascoste, contribuisce alla pace interiore. Per Jean-François Kieffer, “il bello rassicura, pacifica, meglio ancora, eleva l’anima”, totalmente gratuito, è all’opposto del consumare. Anche se a volte è faticoso, cercare occasioni per contemplare la bellezza in famiglia porta a raccogliere grandi momenti di gioia condivisa.
Il bello è anche il mezzo per accedere a realtà nascoste. Aude de Kerros spiega: “Più le realtà sono nell’ordine del non razionale, dell’anima e delle emozioni, più sono difficili da comunicare, ma attraverso l’arte, lo diventano”. L’arte è capace, ad esempio, di far toccare ai fedeli qualcosa dei misteri della Fede, che la ragione troverebbe difficile esprimere. Lei continua: “Ho ripetuto mille volte ai miei figli che quello che vedevano con i loro occhi era solo la punta dell’iceberg, un indizio di un mondo infinitamente grande. Ho suggerito loro che si può leggere in profondità e che ciò si chiama decifrare i segni, come decifriamo le firme del divino”.