Secondo gli autori monastici, l’ape possiede importanti qualità da cui possiamo trarre esempio per leggere e meditare bene la Bibbia. Perché allora non imitarla? di Damien Le Guay
Leggere? Per resistere, per rendere le parole vive, per imparare ad amare, ma soprattutto, leggere per scrutare, comprendere e far proprie le Parole del Libro che contiene le tracce di Dio, le Sue Parole, la Sua presenza segreta, la Sua lunga pazienza. Ma come si può arrivare ad una tale lettura delle Sacre Scritture?
Leggere la Bibbia per “respirarla”
Lo scrittore francese Paul Claudel (1868-1955), durante la sua vita, lesse molto la Bibbia, pagina dopo pagina. Tutto per lui parlava all’uno o all’altro dei nostri cinque sensi: tutto evocava un’immagine, un’emozione spirituale, un insegnamento. Un giorno affermò: “La Bibbia respira”. Contiene il soffio di Dio, il Suo Spirito all’opera nella storia del Suo popolo e soprattutto nel nostro presente, nella nostra vita qui ed ora. Facendo uso dell’intelligenza del cuore, possiamo aspirare a questo respiro, in una sorta di rianimazione spirituale “bocca a bocca”.
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Ma questa insufflazione richiede pazienza. Benedetto XVI, quando inaugurò il Collège des Bernardins a Parigi nel 2008, fece risalire l’origine della cultura francese a questi monaci desiderosi allo stesso tempo di cercare Dio e di condividere la Sua Parola, per amore dei testi sacri. L’erudizione, la formazione, la padronanza delle lingue e della grammatica erano tutte al servizio dell’arte della lettura dei testi sacri e non una conoscenza accumulata per sé stessi, per vanto.
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Come un’ape
La lettura è al servizio del desiderio di Dio e quando troviamo Lui, troviamo noi stessi. E quando Lo troviamo un po’, Lo cerchiamo sempre di più. Il teologo Guillaume de Saint-Thierry, discepolo e amico di san Bernardo di Chiaravalle, spiegò ai suoi confratelli dell’abbazia che la Parola deve essere ruminata, “masticandone ogni giorno qualche boccone” e trattenendola “nello stomaco della memoria”. Niente ingordigia quindi, né letture superficiali.
Allora, quale qualità è necessaria per leggere bene e “respirare” la Bibbia? Gli autori monastici senza esitare rispondono quella dell’ape! L’ape bottinatrice, va a prendere il suo cibo un po’ ovunque, in tutti i vari fiori di Dio, e ne ricava il miele. Questa intelligenza dell’ape, la sua pazienza, la sua capacità di elaborare un alimento dolce con il polline, sono tutte le qualità di una lettura esigente. Tutto questo ci permette, attraverso un’amicizia familiare con la parola di Dio, di conoscere “il cuore di Dio” come diceva san Gregorio Magno.
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