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Ecco come deve essere consolato il Sacro Cuore di Gesù

SACRED HEART
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Edifa - pubblicato il 19/06/20
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Chiediamo spesso a Gesù la consolazione. Tuttavia, anche Lui a volte ha bisogno di essere consolato, perché oltre ad aver portato i nostri peccati nel Suo corpo sulla croce, continua a soffrire nelle Sue membra. Ma come possiamo consolare Dio? di padre Nicolas Buttet

La Festa del Sacro Cuore, secondo le parole di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque, ci invita a meditare su “questo Cuore che ha tanto amato l’umanità da non risparmiarsi nulla fino a quando non si è esaurito e si è consumato per testimoniarle il Suo amore”. E Gesù aggiunge: “In cambio, non ricevo altro che ingratitudine dalla maggior parte di loro per la loro irriverenza, freddezza e disprezzo per Me in questo sacramento dell’amore”, che è l’Eucaristia. Ma, oggi, possiamo davvero consolare Colui che duemila anni fa ha realmente sofferto? Perché e come consolare Colui che ora vive in Cielo, nella beatitudine eterna?

“Ho cercato qualcuno che mi consolasse e non ho trovato nessuno”

La prima obiezione ci invita a ridefinire il rapporto tra il tempo storico e l’eterno presente di Dio. Esiste dunque una misteriosa contemporaneità tra gli eventi della vita di Cristo e la nostra storia, affinché l’evento storico ci raggiunga oggi nella nostra realtà. Così, il sacrificio eucaristico rende veramente presente il sacrificio della croce. La Scrittura ci ricorda, inoltre, che Cristo portava i nostri peccati, nel Suo corpo, sul legno (1 Pt 2: 24). Per questo la Chiesa non ha mai dimenticato che i peccatori stessi furono gli autori e gli strumenti di tutte le sofferenze sopportate dal Divino Redentore.



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Se, “…Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori” (Is 53: 4), allora possiamo capire che sono anche i nostri atti d’amore, le nostre offerte, i nostri “sì” che, all’inverso, possono portare consolazione e conforto a Cristo che soffre la Sua Passione. Il versetto 21 del Salmo 68 ha avuto un profondo effetto su Santa Madre Teresa di Calcutta: “Cercai qualcuno che mi confortasse, ma non trovai nessuno”. Aggiunse, di mano propria, accanto a questo testo: “Sii quella persona!”. Papa Pio XI concludeva la sua riflessione con le seguenti parole: “Se, a causa dei nostri peccati futuri, l’anima di Cristo divenne triste fino alla morte, non c’è dubbio che da quel momento in poi ha ricevuto qualche consolazione dai nostri atti di riparazione. Così che possiamo e dobbiamo, anche ora, consolare il Sacro Cuore.”

Cristo continua a soffrire nelle Sue membra

I nostri atti d’amore contribuiscono così a consolare Gesù dei nostri peccati che Lo hanno inchiodato alla croce. Questa consolazione si fa soprattutto nell’adorazione eucaristica, l’Ora Santa alla presenza del “Sacramento del Cuore di Gesù”. San Giovanni Paolo II ha detto: “Qui la Chiesa cerca senza sosta quest’ora persa nell’Orto degli Ulivi, persa da Pietro, Giacomo e Giovanni, per riparare a quella diserzione e alla solitudine di Gesù”.

Per rispondere alla seconda obiezione, è opportuno considerare Cristo “nella Sua interezza”, cioè mente e corpo. San Paolo, caduto da cavallo, chiese: “Chi sei, Signore? ”La voce rispose: “Io sono Gesù, che tu perseguiti” (At 9: 5). Gesù stesso ci aveva insegnato: “Qualunque cosa abbiate fatto al più piccolo dei miei fratelli e sorelle, l’avete fatta a Me.” Così, Cristo continua a soffrire nelle Sue membra, in tutti i nostri fratelli e sorelle dell’umanità e la consolazione del Cuore di Cristo passa attraverso la consolazione di questi fratelli e sorelle.



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