La suoneria del cellulare, il brusio della gente, la radio, la televisione, la musica… Viviamo senza sosta nel rumore. Tuttavia quando questo rumore disturba il nostro quotidiano al punto da impedirci di comunicare gli uni con gli altri, e soprattutto con Dio, bisogna avare il coraggio di dire basta e fare spazio al silenzio. di Christine Ponsard
Il clima familiare deve favorire il silenzio. Il modo in cui parliamo ai nostri figli, è il modo in cui ci rivolgeremo agli altri. Se urliamo e gridiamo non favoriamo di certo il silenzio anzi, aggredendo il sistema nervoso degli altri, provocheremmo solo altre urla. Se diciamo ai nostri figli di smetterla di gridare, gridando, ci sono poche probabilità di ottenere ciò che vogliamo. I bambini ci imitano. Un insegnante spiega che quando desidera ottenere un po’ di silenzio in classe, inizia a parlare piano e per riuscire a sentirlo gli alunni sono obbligati a rimanere in silenzio e a prestare molta attenzione. È sicuramente più facile dirlo che farlo perché la pazienza può essere messa a dura prova (chiedetelo ai genitori intorno alle 7 di sera!).
I bambini hanno bisogno di silenzio
Molti bambini sono abituati a vivere con un rumore perpetuo in sottofondo. Alcuni vivono addirittura con gli auricolari perennemente nelle orecchie. Questo non è di certo un bene, sotto ogni aspetto, ma soprattutto per quanto riguarda la vita di preghiera. Prima di tutto il rumore aggredisce l’organismo e poi, il bambino si abitua a sentire senza ascoltare veramente e quindi senza essere attento. Egli registra, spesso inconsciamente, innumerevoli messaggi (raramente costruttivi e innocui) che ingombrano la sua memoria, disturbano la sua intelligenza e offuscano il suo giudizio.
Il bambino, come l’adulto, ha bisogno di un minimo di silenzio, e persino di solitudine per poter ritrovare sé stesso, per essere sé stesso, per “fare della sua vita una conversazione con Dio”. Nel campo della musica, i silenzi mettono in valore le note, allo stesso modo nella vita sono i momenti di vero silenzio che danno peso alle parole e ai fatti. Diventa allora possibile essere continuamente attenti alla Presenza Divina, anche in mezzo al brusio e all’agitazione. “Più le tue opere nascono dal silenzio, più sono vive e vivificanti”, Dom Augustin Guillerand.
Il silenzio di cui ha bisogno il bambino riguarda anche il suo giardino segreto, la sua interiorità, infatti ha il diritto di non dire tutto e ha il diritto che le sue confidenze non vengano ripetute. Certo, quello che dice alla mamma, il papà può saperlo, ma non necessariamente il fratello maggiore o la nonna. Un segreto è un segreto, una confidenza merita rispetto, anche quando questa viene da un bambino. In questo giardino segreto, “un giardino ben chiuso, una fontana sigillata”, il bambino vive la sua intimità con Dio. Questo è importante ed è perfino vitale.