Il 2 novembre, il giorno dopo la festa di “Tutti i Santi” (Ognissanti), si celebra la festa dei morti. Il ricordo dei membri della famiglia deceduti e la visita al cimitero possono sollevare molte domande nei bambini. Come possiamo parlare loro del mistero della morte e della speranza nella vita eterna? di Christine Ponsard
Il giorno di Ognissanti ci unisce, vivi e morti, nella stessa preghiera di lode con i santi che già godono della beatitudine infinita promessa da Gesù e di intercessione per tutti coloro che sono ancora immersi in questo stato misterioso che si chiama purgatorio, in attesa di gustare le gioie del Regno dei Cieli. Il giorno di Ognissanti ci invita a considerare la morte come l’ingresso nella vita eterna. Tuttavia sperimentiamo la morte in modo doloroso. Così a volte siamo tentati di non affrontare l’argomento con i nostri figli il più a lungo possibile: “Un giorno scopriranno tutto questo. Hanno tempo prima di soffrire”. Questo non è sempre così purtroppo. E se dovessimo parlarne, come farlo?
Non nascondete la verità ai bambini
Tutti sanno che i bambini possono avere a che fare con la morte già in tenera età: la morte di un padre, di una madre, di un fratello, di una sorella, di un nonno, ecc. Un bambino può anche trovarsi di fronte alla propria morte. È quindi evidente che non si parlerà della morte allo stesso modo ad un bambino i cui giorni sono contati e ad un altro bambino lacerato dalla scomparsa di una persona cara o ad un altro ancora a cui l’argomento della morte non lo riguarda ancora direttamente. Tuttavia qualunque siano le circostanze, non è mai facile affrontare questo argomento. Ma le parole, per quanto goffe, sono meglio del silenzio perché tutti i bambini senza eccezione si fanno domande sulla morte, anche se non ne parlano, ciò che succede generalmente quando capiscono che i genitori non sono pronti a rispondere (o peggio, se sanno che hanno mentito loro a riguardo in passato).
Il bambino ha bisogno della verità in ogni cosa. Ciò significa che non dobbiamo aspettare di essere completamente sereni di fronte alla morte prima di osare parlarne. Piangiamo la morte di una persona cara? Senza svelare tutta la nostra sofferenza, senza fare dei nostri figli i confidenti del nostro smarrimento, possiamo mostrare loro che anche noi piangiamo e che vivere la morte è difficile per tutti. In particolare, è essenziale per un bambino sapere che la speranza cristiana, la fiducia in Dio e la fede nella vita eterna trasfigurano la sofferenza, ma non l’annullano. Gesù stesso piangeva sulla tomba del suo amico Lazzaro. La morte è allo stesso tempo il passaggio verso il divino e l’orrore della separazione.
Trovare le parole giuste
Quando parliamo di morte ai bambini, stiamo attenti a non usare dei termini che potrebbero fraintendere. Il “cielo” si trova sopra di noi e se il bambino non ha capito che questo termine si riferisce anche al Regno di Dio, penserà naturalmente che i morti sono come sospesi sopra le nostre teste. Allo stesso modo, evitiamo di dire: “Dio ha preso tuo padre”. Il bambino potrebbe ribellarsi contro questo Dio che gli “prende” il padre.
Come sempre, e soprattutto quando si tratta di questi temi fondamentali legati alla morte (o all’inizio della vita), va ricordato che i bambini registrano solo ciò che interessa loro. Capiscono ed assimilano le cose progressivamente. Non deve quindi sorprendere che a volte dobbiamo ripetere delle verità che pensavamo fossero già state apprese. Ad esempio, per i bambini piccoli è difficile rendersi conto che fino alla resurrezione, l’anima e il corpo sono separati dalla morte.
Parlare ai bambini della morte significa prima di tutto e soprattutto parlare loro della Vita. Questa vita che inizia qui sulla terra e fiorisce nella Vita Eterna. Significa anche renderli consapevoli di questa presenza discreta e silenziosa, ma vera, di tutti i defunti: la comunione dei santi che unisce nello stesso amore i viventi della terra e quelli del Cielo. Non dobbiamo dimenticare di dire loro che se non sappiamo nulla dell’aldilà, di questo ignoto dopo la morte, è perché Dio vuole “sorprenderci”. E siccome Dio è il più amorevole dei padri, possiamo essere certi che la sorpresa sarà molto bella!