Vescovi italiani in missione per dare aiuto ai terremotati della Siria: la Conferenza Episcopale Italiana ha comunicato che dal 27 febbraio al 5 marzo il Segretario Generale, l’Arcivescovo Giuseppe Baturi, accompagnato da don Leonardo Di Mauro, responsabile del Servizio per gli interventi caritativi a favore dei Paesi del Terzo Mondo, si recherà in Siria.
8xmille in Siria
Due gli obiettivi del viaggio: ribadire la solidarietà della Chiesa in Italia alla popolazione e per comprendere come aumentare l’efficacia degli aiuti offerti attraverso i progetti finanziati con i fondi dell’8xmille presenti sul territorio.
Monsignor Baturi si recherà a Damasco e ad Aleppo. Dal 2013 ad oggi la CEI ha destinato alla Siria oltre 12 milioni di euro di aiuti per il terremoto in Siria (Aci Stampa, 22 febbraio).
Ospedali aperti
Tra gli interventi della CEI, “Ospedali aperti”, gestito dalla Fondazione Avsi, per il sostegno sanitario ad Aleppo e il programma di formazione e inserimento lavorativo, nella stessa città, promosso dall’associazione Pro Terra Sancta che, dal sisma, distribuisce pasti caldi a centri di accoglienza e conventi. In Siria, inoltre, ma anche in Libano e Giordania, dal 2014, opera Caritas italiana in prima linea nell’assistenza ai profughi del conflitto.
Saint Luis
Oltre ad Aleppo – dove è prevista una tappa all’ospedale Saint Luis, costruito con i finanziamenti dell’8xmille –, il segretario della Cei si recherà a Damasco. «Da questa terra non mancherà il nostro ricordo e la nostra prossimità all’altro territorio, quello turco, in sofferenza per le morti e i danni causati dal recente sisma», ha detto monsignor Baturi.
Morti e feriti del terremoto in Siria
L’ultimo bilancio, diffuso oggi dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ha oltrepassato i 47mila morti, i feriti sono 125mila. La gran parte delle vittime – oltre 42mila – è stata registrata in Turchia, ma in Siria i dati sono sottostimati per la poca trasparenza del regime. Secondo l’Oms, inoltre, nel Paese, sono 9 milioni i colpiti. Alla perdita di vite, si sommano gli enormi danni alle infrastrutture vitali, a cominciare da quelle sanitarie. Quindici ospedali turchi e sette siriani sono stati danneggiati, quasi tutti nel nord-ovest già devastato dal conflitto (Avvenire, 22 febbraio).