Questo fine settimana sono stata colpita da due informazioni che si sono come ingigantite e ravvicinate nel mio sguardo. Da una parte, la Cassa nazionale di Allocazione Familiare si fa strigliare per la promozione dell’ideologia trans che fa sul suo sito: benché intitolata “Mio figlio è transgender, come accompagnarlo al meglio?”, la pagina incriminata è chiaramente militante e si rende colpevole di grande partigianeria e di lacune che già 80 personalità (personale sanitario, intellettuali, accademici tra cui Élisabeth Badinter, René Frydman, Catherine Dolto, Céline Pina, Israël Nisand, Jean-François Braunstein, Caroline Eliacheff, Céline Masson…) hanno denunciato, in una lettera aperta al ministro della Salute.
Il sito riprende un vocabolo militante, assume postulati pericolosi come l’ipotesi di «nascere nel corpo sbagliato», o che il sesso sarebbe “assegnato” alla nascita, e non semplicemente constatato, o ancora alimenta la confusione tra sessualità, sesso e genere. Insomma, che l’umanità non sarebbe composta di uomini e donne e che ciascuno si definisce secondo ciò che sente – tutte cose tanto fluide quanto incontestabili. Da nessuna parte si evoca il sostegno psicologico che dei professionisti potrebbero offrire (sia ai genitori sia ai bambini).
La sovrarappresentazione dei giovani autistici
Dall’altra parte, in più, c’è una puntuta tribuna orchestrata da un collettivo di una dozzina di associazioni e di specialisti in fatto di autismo. Di che parla? Del medesimo argomento della CAF, ma in maniera assai differente. La frattura tra l’ideologia diffusa imprudentemente e la realtà sul campo non ne emerge che più flagrante ancora, su fatti di società così complessi, dolorosi e onnipresenti. Il messaggio del collettivo e le sue constatazioni è chiaro: tra i bambini che si dichiarano transgender e che desidero avviare una transizione (il loro numero esplode, si parla di fenomeno epidemico) si trova una inquietante sovrarappresentazione di giovani affetti da autismo o da TDAH (Disturbo di deficit dell’attenzione con iperattività). Effettivamente, spiegano gli esperti, in questo campo sono i più vulnerabili. Alcuni fenomeni tipici dell’autismo: ansietà sociale, sensazione di distanza rispetto alla dimensione sociale della sessualità, tendenza a imitare terzi eccetera possono essere troppo rapidamente interpretati – da loro stessi o da terzi – come segni di transidentità.
Ora, non è raro (ed è un peccato) che le diagnosi siano invertite: quella di disturbo nel neurosviluppo arriva dopo che i giovani hanno cominciato a farsi domande sul genere, talvolta anche dopo che decisioni irreversibili (somministrazioni ormonali o interventi chirurgici) sono state prese. Una diagnosi precoce, invece, avrebbe potuto dare loro le chiavi per comprendersi meglio, accettarsi come sono o almeno per darsi il tempo di veder comparire certe disforie di genere, che nell’infanzia sono spesso transitorie e si risolvono naturalmente in età adulta. Questi specialisti dell’autismo «invitano dunque a riservare le cure di “affermazione di genere” ai soli adulti». Ecco che si riuniscono all’allerta lanciata l’anno scorso dall’Accademia di Medicina, che invitava la comunità medica a fare attenzione alla transidentità di genere nei bambini e negli adolescenti, perché per loro si usi grande prudenza (tenendo conto della loro vulnerabilità, in particolare psicologica).
Una teoria menzognera
La CAF farebbe bene a ricordare che l’Accademia di Medicina aveva pure esortato alla «vigilanza dei genitori a fronte delle questioni dei figli circa transidentità o relativi malesseri», e addita con fermezza
il carattere suscettibile di creare dipendenza della consultazione eccessiva dei social network, che è al contempo nefasto circa lo sviluppo psicologico dei giovani e responsabile di una parte assai importante della crescita del senso di incongruenza di genere.
In rete pullulano gli influencer trans-attivisti che contribuiscono a indurre
bambini e adolescenti fragili a impegnarsi in lunghe e costose terapie, invalidanti sul piano fisiologico e su quello psicologico. E irreversibili.
Questa la denuncia della lettera aperta al ministro della Salute. Gli appelli alla prudenza fioccano; le testimonianze di bambini che rimpiangono il loro “cambiamento di sesso” sono in crescita: non è tollerabile che un organismo come la CAF, sotto la tutela dello Stato, contribuisca a veicolare teorie destrutturanti, menzognere e senza alcun fondamento scientifico.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]