Ci può mai essere un nesso tra il dittatore Stalin e la Madonna? La risposta...è affermativa. Correva il mese di giugno del 1941: la Germania attaccò con ogni forza disponibile l’Unione Sovietica, cogliendo di sorpresa Stalin. Quell'avanzata del Terzo Reich, che non andò a buon fine, poteva cambiare le sorti della Seconda Guerra Mondiale. La Russia si trovò effettivamente in un momento di grande difficoltà.
E in quel frangente Stalin iniziò a dare ordini piuttosto "strani", inattesi. Agli ufficiali fu ordinato di ritornare all’antica prassi zarista, secondo la quale le truppe erano avviate alla battaglia con un: “Avanti, con Dio!”.
Riaperte 20mila chiese
Alle truppe, inoltre, fu assegnato un buon numero di quei cappellani che, ovviamente, non esistevano più sin dai primi tempi di Lenin. Si succedettero altre misure sbalorditive, come l’ordine di riaprire al culto ben 20.000 chiese e, con particolare solennità, due dei santuari più venerati dal popolo: il monastero della Trinità di San Sergio e quello “Tre Grotte” a Kiev.
Il patriarca
Il regime non aveva mai permesso che fosse coperto il posto di Patriarca della Russia ed ecco che la Pravda, per la prima volta, diede notizia che Stalin aveva ricevuto una delegazione ecclesiastica e (parole testuali del giornale ufficiale del PCUS ) «il Comandante Supremo delle Armate e Capo del governo ha espresso la sua comprensione alla proposta dei religiosi di eleggere un Patriarca e ha dichiarato che da parte del governo non verrà opposto alcun ostacolo».
L'icona di Kazan
Ancor più sconvolgente per popoli abituati alla lotta implacabile contro le “superstizioni“: nella Leningrado assediata dai tedeschi riapparve, dal magazzino in cui era buttata assieme a moltissime altre immagini sacre, l’icona veneratissima della Madre di Dio di Kazan, protettrice della Russia e, sotto il tiro dell’artiglieria tedesca e della Lufwaffe, le autorità stesse organizzarono una devota processione.
Il viaggio a Stalingrado
E non finì lì: l’icona così cara a tutti i credenti fu trasportata a Mosca, essa pure sotto tiro, e un’altra processione fu celebrata con la collaborazione del Partito ateo. Ma lo sbalordimento raggiunse il culmine quando la Madre di Dio di Kazan, con un viaggio lungo e tormentato, raggiunse un’altra città assediata, una città che portava il nome stesso del leader russo e che quindi aveva un altissimo valore simbolico: Stalingrado.
Queste clamorose svolte sono raccontate da Vittorio Messori a Il Timone e riportate nella nuova edizione di "Ipotesi su Maria" (2016), uno dei libri più noti dello scrittore e storico cattolico.
Messori riprende le tesi illustrate a sua volta dallo storico russo Edvard Radzinsky in "Stalin: The First In-depth Biography Based on Explosive New Documents from Russia's Secret Archives, Anchor, (1997) (pp 472-481)", biografia del dittatore russo datata 1997.
La lettera dal Libano
Radzinsky fa una rivelazione sorprendente. Il cambio di atteggiamento di Stalin aveva una motivazione ben precisa. E avvenne per una rivelazione della Vergine Maria.
Stalin ebbe paura di un “avvertimento” arrivato proprio dalla Madonna, attraverso la testimonianza di un mistico libanese. Al dittatore si era presentato il capo di stato maggiore dell'Armata Rossa, generale Boris Shaposhnikov, con una lettera proveniente dal Libano. Lettera che il dittatore prese molto sul serio, anche perché il disastro era alle porte. Il generale, un eroe di guerra da non prendere sottogamba, spiegò che un venerato asceta ortodosso libanese, tal padre Elia, sgomento all'idea che i pagani nazisti potessero calpestare il sacro suolo della Madre Russia (che, pur in mano ai comunisti, restava la Terza Roma), aveva passato tre giorni e tre notti nella cripta della sua chiesa, senza bere né mangiare né dormire, in ginocchio e in preghiera.
Le richieste della Madonna
L'ultimo giorno gli era apparsa, su una colonna di fuoco, la Madre di Dio. Questa aveva detto che per salvare Leningrado bisognava che le chiese e i monasteri russi venissero riaperti, che il clero in carcere fosse liberato e l'icona della Madonna di Kazan portata in processione a Leningrado, Mosca e Stalingrado. Quell'icona, la più venerata delle Russie, era arrivata da Costantinopoli a Kazan nel XIII secolo, ma poi era stata fatta sparire per sottrarla alle invasioni dei tartari di Tamerlano. Se ne era perso il ricordo fino al 1579, quando un grande incendio aveva devastato la città. Una bambina di nome Matrjona aveva allora sognato la Vergine che le indicava il luogo in cui scavare. Lì fu effettivamente trovata l'icona, che da quel momento si produsse in strepitosi miracoli.
La scelta di Stalin
Sappiamo che Stalin diede ordine di eseguire quanto gli venne richiesto nella lettera, e pure gli storici agnostici sanno che da allora, e fino alla fine della guerra, la persecuzione religiosa fu sospesa (Il Giornale).