Trecento operatori di Caritas Siria stanno stanno distribuendo materassi, coperte, cibo e acqua ai terremotati di Latakia, Hama e Aleppo. Con loro anche quindici giovani volontari dell’Emergency response unit di Caritas Libano.
Ingegneri in campo
“Si tratta di una prima risposta all’emergenza resa possibile dall’aiuto di partner internazionali, tra cui Caritas Italiana che da molti anni ci sostiene in diversi progetti” dice al Sir il direttore di Caritas Siria, Riad Sargi che guarda oltre l’emergenza: allo studio della Caritas un piano di interventi con un team di ingegneri per verificare la stabilità delle abitazioni, il loro possibile restauro in vista del rientro dei terremotati.
Case ricostruite dopo la guerra
“Ma l’aiuto materiale non basta - avverte il direttore della Caritas Siria - la popolazione è letteralmente sotto shock dopo aver visto abitazioni crollare e i loro amici e parenti morire sotto le macerie. Nemmeno 12 anni di guerra, e a marzo entriamo nel 13°, hanno prodotto tanta distruzione. C’è anche chi ha perduto la propria casa che aveva ricostruito a fatica nonostante la guerra ed oggi è doppiamente sfollato. In migliaia ancora dormono nelle auto, nei rifugi allestiti nei centri cittadini, nelle chiese e nelle scuole”.
Soldi e aiuti alle famiglie più in difficoltà
I prossimi passi saranno di Caritas Siria nei confronti dei terremotati saranno quelli di aiutare finanziariamente le famiglie a ricostruire le proprie case o ad andare in affitto. Ci vorrà del tempo perché questo accada. Stiamo lavorando all’organizzazione di una unità di crisi in grado di assumersi questo compito. Intendiamo lanciare un appello ai nostri partner per una colletta a sostegno delle nostre attività sul terreno.
La colletta dei vescovi italiani
La Cei ha deciso di indire una colletta nazionale per il 26 marzo come “segno concreto di solidarietà e partecipazione ai bisogni materiali e spirituali delle popolazioni terremotate”.
Il direttore di Caritas Siria lancia un ultimo disperato appello: “Si stima che il 90% della popolazione siriana viva in povertà a causa della guerra e della crisi economica che ne è scaturita, aggravata dalla pandemia da Covid. Oggi un normale stipendio del settore pubblico si aggira sui 12 dollari al mese. Dopo il terremoto che accadrà? Ad Aleppo abbiamo visto e ascoltato situazioni e storie terribili. Gente che a malapena riesce a racimolare un panino al giorno e che dorme dove trova riparo. Abbiamo bisogno di tutto”.