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Da Margery a John, con amore: la prima lettera di San Valentino della Storia

kryzys w małżeństwie brak nadziei
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Lucia Graziano - pubblicato il 14/02/23
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Data al 1477 una disperata lettera d’amore che Margery Brewes indirizzò a John Paston, l’uomo che amava ma che temeva l’avrebbe rifiutata a causa della sua dote troppo bassa. La vicenda è interessante per due ragioni: innanzi tutto, per la bellezza di questa storia d’amore ostacolata; ma ancor più, perché testimonia una cosa non scontata. Nell’Inghilterra del 1477, Margery e John festeggiavano San Valentino.

Nel febbraio 1477, una donna poco più che adolescente si recò dallo scriba del paesello, un villaggio dell’Inghilterra sudorientale, per chiedergli di comporre per lei una lettera da indirizzare all’uomo che amava. 

Margery Brewes (questo, il nome della fanciulla) era ben conscia di starsi giocando il tutto e per tutto, con quella sua lettera d’amore: e infatti fu diretta, scrivendo cose come «nessuna creatura conosce il dolore che sto vivendo in questo momento», ma «so che se tu mi ami davvero (e sono assolutamente certa che mi ami) non mi lascerai».

E poi, fece una cosa che non ci aspetteremmo. Si rivolse al suo fidanzato definendolo «mio amato Valentino», cosa del tutto illogica visto che stava scrivendo a un uomo chiamato John: e questo è un dettaglio che manda in sollucchero gli studiosi. Perché la lettera fu composta verso la metà di febbraio, e (come vedremo più avanti) vi sono molti altri elementi in questa storia che ci permettono di affermare con certezza che Magery Brewes, alla fine del XV secolo, stesse festeggiando la festa di San Valentino nello stesso modo in cui facciamo noi moderni. Rivolgendosi al suo fidanzato con l’appellativo di «mio caro Valentino», Margery Brewes stava consegnando alla Storia la prima attestazione scritta di quel «my dear Valentine» che, nelle zone anglofone, ancor oggi decora tanti biglietti d’auguri per innamorati.

E allora, addentriamoci in punta di piedi nella storia d’amore tra Margery e John – che è una storia splendida, per la cronaca. Nelle mani di un buon sceneggiatore, sarebbe degna d’un film.

Il Fondo Paston: lettere d’amore conservatesi attraverso i secoli

L’uomo che Margery amava con tanta dedizione si chiamava John Paston; e il suo cognome è un dettaglio rilevante in questa storia. La famiglia Paston era composta da imprenditori ambiziosi e abili, che nel XV secolo, erano riusciti a trasformarsi da piccoli proprietari terrieri a grandi latifondisti, diventando a buon diritto una delle casate più influenti della zona. 

Le casate influenti tendono a conservare con grande cura i propri averi, e la famiglia Paston non fece eccezione: i suoi membri cominciarono a raccogliere tutta la loro corrispondenza privata, consegnando alla Storia una raccolta oltre 2000 lettere che datano dal XV al XVII secolo. Lettere preziosissime, per la loro natura, che ci permette di scoprire qualcosa di più sulla vita quotidiana di una famiglia benestante dell’Inghilterra tardomedievale alle prese con i problemi di ogni giorno. Tra cui figuravano anche i fidanzamenti tormentati, per esempio. 

Margery, John e un amore tormentato

Margery Brewes, poco più che ventenne all’epoca dei fatti, amava John con l’intensità di quei sentimenti che si affacciano al cuore con l’irruenza adolescenziale.

Lui, uomo modo, non si trovava probabilmente in una situazione ben diversa. Sappiamo per certo (grazie alle lettere conservatesi per l’appunto nell’archivio di famiglia) che aveva già avuto liaison e storie d’amore con almeno un’altra decina di donne, nel corso dei suoi trentatré anni di vita. E anzi dirò di più: nello stesso periodo in cui Margery gli scriveva, lui intratteneva corrispondenza con un altro paio di donne che stava valutando come potenziali candidate al matrimonio.

Non è che fosse un traditore o un voltagabbana. Figlio cadetto, John, era ben conscio del fatto che non avrebbe ereditato alcunché delle ricchezze di famiglia, poiché il padre aveva deciso di affidare tutti i suoi beni al primogenito (prassi comune, per l’epoca). Certo, John aveva un lavoro ben remunerato, che gli permetteva di vivere con una certa agiatezza, ma la cosa più ragionevole da fare nella sua condizione sarebbe stata quella di cercare una sposa capace di portare in dote ampie ricchezze, per garantire ancor di più la stabilità economica della famiglia. 

E Margery, purtroppo, non era quel tipo di sposa.

Il padre di lei non era certo un uomo con le pezze ai piedi (anzi, era un rispettabilissimo cavaliere); ma non era in grado di procurare a sua figlia una dote alta tanto quanto quella che chiedeva John. Anzi: mostrava, e metteva per iscritto, un’aperta antipatia nei confronti di quell’arrivista, che sembrava pensare ai soldi più che ai sentimenti.

Come se non bastasse, anche il fratello maggiore di John non utilizzava mezze misure nell’esprimere a mezzo posta la sua totale contrarierà a quel matrimonio, che avrebbe legato la loro famiglia a una donna di modesto rango, e oltretutto figlia di un uomo «così cocciuto». 

Insomma, questa storia aveva tutti i tratti di un disastro annunciato; e Margery ne era ben consapevole nel momento in cui, nel febbraio 1477, componeva la sua disperata lettera d’amore per John. Leggiamola assieme:  

Al mio caro e amatissimo Valentino, John Paston, scudiero, sia consegnata questa lettera. 

Mio reverente, adorante, amatissimo Valentino, mi raccomando a voi con tutto il mio cuore per sapere come state, implorando Dio Onnipotente che possa preservarvi secondo il suo volere e secondo i desideri del vostro cuore. Se vi piacerà sapere come sto io, sappiate che non godo di buona salute né nel corpo né nello spirito, e così sarà finché non riceverò qualche notizia da parte vostra, perché non esiste al mondo alcuna creatura che conosca la sofferenza che io sto portando sulle mie spalle, e persino il dolore della morte ormai non mi stupirebbe.

Mia madre ha parlato a lungo con mio padre, e con molta diligenza, circa la questione che ben sapete, ma purtroppo non è stata in grado di ottenere da lui nulla più di quanto già vi è stato offerto: e solo Dio sa quanto io ne sia dispiaciuta. Ma se mi amate davvero (e non ho dubbi che voi mi amiate davvero), io so che non mi abbandonerete: perché io non rinuncerei a voi neanche se aveste meno della metà delle ricchezze che possedete, a costo di dover lavorare più di ogni altra donna al mondo.

E se voi mi direte di restare fedele a voi, davvero io farò tutto il possibile per amare solo voi, e nessun altro. E se anche le mie amiche dicono che sbaglio, non riusciranno a farmi cambiare idea. Il mio cuore mi comanda di amarvi ogni giorno sempre più, al di sopra di ogni altra creatura terrena; e se le persone accanto a me sono furibonde per questo motivo, confido che le cose miglioreranno pian piano, col passar del tempo. Non ho altro da offrire, ma prego che la Santa Trinità vi tenga in custodia, e spero che questa lettera resterà un segreto tra di noi. È stata scritta a Topcroft, con cuore pesante. Vostra, Margery Brewes.

Ma quindi, San Valentino è una festa medievale!

Lasciamo (solo per un attimo!) gli innamorati alle loro incertezze, per approfondire una questione non marginale: ma allora, se Margery faceva riferimenti alla ricorrenza di San Valentino come festa degli innamorati, ciò vuol dire che la tradizione di festeggiare l’amore il 14 febbraio risale almeno al XV secolo!

Ebbene sì. Sbaglia, chi disdegna la festa di San Valentino etichettandola come “un’americanata commerciale inventata dai fabbricanti di cioccolatini”. È certamente vero che la festa del 14 febbraio non fa parte della cultura italiana e si è diffusa nella nostra penisola solo negli ultimi decenni, grazie alle mode d’Oltreoceano; ma la festa, di per sé, esiste fin dal Medioevo. La prima fonte scritta a citarla (anche se un po’ confusamente) è Il Parlamento degli Uccelli, un poema che Geoffrey Chaucher compose nel 1382 per festeggiare le nozze di Anna di Boemia e re Riccardo d’Inghilterra; e non v’è dubbio che, nel Norfolk del 1477, la festa fosse già sufficientemente nota da entrare a far parte del linguaggio colloquiale. 

E ce lo dimostrano le lettere scritte da un personaggio che sta per entrare in scena in questa tormentata storia d’amore: Elizabeth Brewes, la madre della povera Margery.

La mediazione di una mamma, in una storia a lieto fine

In questo contesto di forti tensioni, la signora Elizabeth non esitò nemmeno un attimo prima di schierarsi a favore della parte debole: conosceva bene sua figlia ed era assolutamente certa della necessità di dover difendere a tutti i costi quel suo giovane amore. Fra l’altro, la signora Brewes (a differenza di suo marito) riteneva che, sotto sotto, John fosse un bravo ragazzo: sì, sottolineava con spiacevole insistenza la necessità di aumentare la dote della fanciulla, ma in fin dei conti era pur vero che continua a dirsi interessato al matrimonio nonostante le condizioni economiche svantaggiose. Se fosse stato quel tipo d’uomo che pensa solamente ai soldi, avrebbe probabilmente troncato già da tempo il fidanzamento. 

E infatti, i documenti custoditi nel Fondo Paston conservano numerose lettere che la signora Brewes indirizzò personalmente al suo aspirante genero, esprimendogli apertamente tutta la sua simpatia, informandolo dei suoi tentativi di convincere il marito a essere un po’ più di manica larga e sottolineando le virtù della giovane Margery, «un tesoro così prezioso» da valere più di mille monete. E in quel febbraio 1477, mentre Margery sigillava la sua lettera d’amore, un altro cartiglio veniva affidato al corriere incaricato di recapitare la posta in casa Paston; a firmarlo era proprio la madre della ragazza, scrivendo al suo aspirante genero:

Questo venerdì è San Valentino, la data in cui gli uccellini scelgono il loro compagno d’amore; e mi piacerebbe che voi foste nostro ospite per l’occasione – potreste arrivare giovedì sera e ripartire il lunedì. Confido in Dio che, nel corso della vostra permanenza, avreste modo di parlare con mio marito; e a Dio levo le mie preghiere affinché questa chiacchierata possa portare a conclusione la questione.

Nessuno mise per iscritto il contenuto di quella conversazione, che tuttavia evidentemente si tenne e andò a buon fine, visto che Margery e John si sposarono circa due mesi dopo quel San Valentino.

La dote della fanciulla? Non fu particolarmente alta, ma questa storia ha comunque un happy ending

Pochi anni dopo quel 1477, una violenta epidemia di peste flagellò l’Inghilterra. Molti membri della famiglia Paston persero la vita, il che fu indubbiamente una tragedia: ma “Dio scrive dritto anche sulle righe storte”, recita il proverbio, e l’affermazione si mostrò vera anche in questo caso. Il fratello maggiore di John morì senza lasciare eredi, sicché le ricchezze di famiglia passarono al secondogenito: insomma, quegli innamorati che avevano privilegiato l’affetto al vil denaro si trovarono invasi di monete, contro ogni aspettativa. E il Fondo Paston conserva tutte le lettere che, negli anni a venire, i due sposi si scambiarono durante i viaggi di lavoro di John: non v’è dubbio che i due coniugi si amassero di un amore sincero e appassionato, che lì legò per tutto il resto della vita. 

Io ve l’avevo detto, che questa è una storia da fiaba!

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