Il terremoto di magnitudo 7.8 che ha colpito il sud est della Turchia e la Siria ha distrutto la Chiesa dell’Annunciazione della città di Iskenderun. Si tratta di importante cattedrale risalente al 19esimo secolo. Lo fanno sapere fonti della comunità cattolica nel paese all’agenzia di stampa Ansa (6 febbraio). Intanto sono oltre 2300 i morti accertati, 810 i morti del sisma nella sola Siria, che si aggiungono a circa 1.500 in Turchia.
Crollate anche la chiesa siriaca e ortodossa
«La Cattedrale di Iskenderun è crollata, scuole ed episcopio non sono agibili, anche la chiesa della comunità siriaca e quella ortodossa sono andate totalmente distrutte. La situazione è in continuo divenire», fa sapere il Vescovo Paolo Bizzeti, Vicario apostolico dell’Anatolia e Presidente della Caritas in Turchia.
L’aggiornamento della Caritas Siria
In Siria, il direttore della Caritas nazionale Riad Sargi, raggiunto al telefono, dichiara che «la situazione è drammatica. Colpite duramente anche le città di Aleppo, Lattakia, Hama e Tartous, almeno un centinaio di edifici crollati. Macerie che si sommano a quelle della guerra. Caritas Siria si è prontamente mobilitata per portare conforto e organizzare i primi soccorsi» (Caritas.it, 6 febbraio).
La sofferenza di Aleppo
«Già eravamo in una condizione difficile e seria, ora lo siamo ancora di più». A riferirlo è mons. Butros Marayati, arcivescovo di Aleppo degli Armeni cattolici in Siria. Mons. Marayati, alla guida dell’arcieparchia cattolica armena di Aleppo dal 1989, è una delle voci della sofferenza del popolo siriano nella tragedia della guerra. Vive ad Aleppo, dove opera coraggiosamente per rispondere ai tanti bisogni di una città pesantemente già colpita dal conflitto.
Terremoto: le immagini
Le sale sotto le parrocchie come rifugio
«Ad Aleppo – riferisce il presule dialogando con amici italiani della Comunità Magnificat – abbiamo subito una prima grande scossa nella notte, un terremoto terribile. E ora, poco fa, una seconda scossa, ancora più forte, ha colpito la nostra terra. La gente è nelle strade, impaurita e sconvolta alla ricerca di un riparo. Inoltre fa molto freddo e come se non bastasse piove. Noi come chiesa abbiamo aperto le nostre sale sotto le parrocchie e le abbiamo adattate a rifugio per accogliere la tanta gente scappata dalle proprie case. I miei sacerdoti stanno bene così come i miei famigliari. Anche le chiese stanno bene. Ci sono invece seri danni alle scuole, alle case, agli edifici pubblici» (Agensir, 6 febbraio).
Pasti caldi agli sfollati
Sempre da Aleppo il parroco latino della città, padre Bahjat Elia Karakach, ha raccontato che la sua parrocchia ha aperto le sue porte ai terremotati e sta servendo loro dei pasti caldi (Agensir, 6 febbraio). Da sottolineare come gli sfollati debbano fare i conti con il gelo particolarmente pungente in questa stagione.
Vescovo estratto vivo, sacerdote disperso
Secondo quanto appreso dall'agenzia Sir, l’arcivescovo greco-melkita emerito di Aleppo, mons. Jean-Clement Jeanbart, sarebbe stato estratto vivo dalle macerie della sua abitazione. Risultano ancora dispersi un sacerdote e un laico che lavoravano con lui nella residenza crollata.
500mila euro per i terremotati
La Conferenza Episcopale Italiana ha deciso lo stanziamento di 500mila euro dai fondi otto per mille, che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, come prima forma di aiuto alle vittime del terremoto di Turchia e Siria.
“Il Papa offre preghiere per i defunti”
«Profondamente rattristato per la significativa perdita di vite causata dal sisma nell’area nord-occidentale della Siria», Papa Francesco «offre accorate preghiere per le anime dei defunti e per tutti coloro che li piangono» e affida «le persone colpite da questa catastrofe alla provvidenza dell’Onnipotente». Così il Pontefice in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, indirizzato al nunzio apostolico in Siria, card. Mario Zenari, dopo aver saputo dell'entità della tragedia del terremoto.
Benedizione speciale per i siriani
ll Papa «prega in particolare per il personale di emergenza impegnato in queste ore nelle operazioni di soccorso» e, «come rinnovato segno della sua solidarietà spirituale», invoca sul «popolo siriano da lungo tempo sofferente», la “benedizione divina della forza e della pace».