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E’ vero che i cristiani hanno marchiato gli ebrei come i nazisti? 

stella di david
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 27/01/23
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Il IV Concilio Lateranense introdusse il segno giallo distintivo per gli ebrei: una rotella da cucire sul petto

Marchiati come ai tempi del nazismo con la stella di David gialla: è accaduto agli ebrei, e a farlo sono stati i cristiani ben otto secoli prima della Shoah. Lo si legge sul libro Chi ha ucciso Gesù” (San Paolo) di Giuseppe Altamore. Sicuramente si tratta di un fatto poco noto ma realmente accaduto, e aveva una finalità denigratoria e persecutoria nei confronti degli ebrei. 

Calunnie ed espulsioni contro gli ebrei

Nel libro, Altamore racconte duemila anni di storia attraversata da calunnie, massacri, espulsioni, bolle pontificie discriminatorie e ripetuti tentativi di cancellare il popolo ebraico. Dai primi secoli contrassegnati dall’antigiudaismo religioso si passa alla strage di ebrei della Prima crociata nel cuore dell’Europa e al periodo buio dell’Inquisizione, passando per l’istituzione del ghetto fino ad arrivare alla nascita dell’antisemitismo razziale, culminato nella Shoah. 

Nelle pagine di questo libro si trovano le risposte a domande scomode come questa: è vero che i Cristiani hanno marchiato gli ebrei come i nazisti? Tutto accade nel corso del 1100.

Rudolf Höss, the Commandant of Auschwitz
Ebreo condannato a morte in un lager.

Sette eretiche e movimenti “critici”

Il XII secolo segnò un punto di svolta nell’atteggiamento della Chiesa verso gli ebrei. Il potere ecclesiastico, proprio nel momento in cui sembrava aver raggiunto il suo apice, dovette fare i conti con diverse sette eretiche e con una serie di movimenti religiosi popolari molto critici verso l’autorità della Chiesa.

I “bestiari”

In quegli anni fiorì il simbolismo religioso che tanta parte avrà nell’arte sacra e nelle rappresentazioni popolari. Il mondo animale fu sovraccaricato di significati allegorici e simbolici, in alcuni casi anche identificato con l’universo del male. Fu l’epoca dei “bestiari”. Lo struzzo che depone le uova nella sabbia e dimentica di covarle è l’immagine del peccatore che dimentica i suoi doveri verso Dio. Il caprone è il simbolo della lussuria. 

Nasce lo “judensau”

Lo scorpione che punge con la sua coda è l’incarnazione della falsità e manco a dirlo del popolo ebraico. Nascerà così lo judensau, letteralmente “scrofa degli ebrei”, una femmina di maiale che allatta degli ebrei, riconoscibili perché rappresentati con il cappello a punta, tipico del medioevo: un simbolo del disprezzo verso gli ebrei che ancora oggi è presente in molte chiese tedesche.

L’accusa del sangue 

In questo periodo buio si radicò la cosiddetta “accusa del sangue”, cioè il presunto uso magico e rituale del sangue dei cristiani che non ha senso perché nella religione ebraica è proibito cibarsi di sangue. L’accusa di “omicidio rituale” si legò a sua volta a infanticidi che sarebbero stati compiuti rievocando passo dopo passo la Passione di Cristo: calvario, tortura e crocifissione. 

L’omicidio rituale 

La prima accusa di omicidio rituale prese piede velocemente in Inghilterra nel 1144, a partire dalla vicenda del dodicenne William di Norwich, trovato morto alla vigilia del Venerdì Santo in un bosco. Riferisce lo storico Poliakov, che gli accusatori avevano sparso la voce che l’omicidio sarebbe stato premeditato in una conferenza di rabbini tenuta a Narbona (Francia), che avrebbe addirittura indicato come luogo proprio Norwich, uno degli archetipi dell’ossessione del “complotto ebraico”. 

Rabbia anti ebraica

Le autorità locali a quanto pare cercarono di proteggere gli ebrei, dato che non credettero all’accusa, ma non ci fu nulla da fare: si scatenò la rabbia popolare, con saccheggi e uccisioni. Fatto sta che fu creato il culto di san William, che durò secoli. Una vicenda simile a quella di san Simonino (ne parleremo più avanti).

Il “deicidio”

L’accusa di deicidio venne così confermata e ritualizzata, con tutte le conseguenze del caso, che durarono secoli, fino alla seconda metà del XIX secolo e anche oltre.

L’editto di espulsione contro gli ebrei

Da sottolineare che nel 1290 fu firmato da re Edoardo 1° l’editto di espulsione, che intimava a tutti gli ebrei di lasciare il regno. Dopo la vicenda del giovane William, per gli ebrei il clima andò via via deteriorandosi. Piccolo ma significativo dettaglio: l’editto è tuttora valido, ossia non è mai stato formalmente revocato. 

La profanazione delle ostie

Dopo l’Inghilterra, l’accusa di omicidio rituale dilagò e nel 1147 fece la sua apparizione a Würzburg in Germania. Come se non bastasse, tre anni dopo apparve un’altra tematica denigratrice: la profanazione delle ostie, ossia del corpo di Cristo, che alzava la tensione tra ebrei e cristiani. Parallelamente, la diceria che gli ebrei rubassero e profanassero le ostie stesse percorse velocemente l’Europa; furono quindi numerosi i casi in cui essi vennero accusati di compiere questa azione, e molti furono linciati o condannati a morire sul rogo dopo processi sommari.

Hóstias
OSTIE – Chiamate anche particole, sono fatte di farina senza lievito, e una volta consacrate si transustanziano nel Corpo di Cristo. L'ostia grande viene consumata dal sacerdote celebrante, quelle piccole dai fedeli.

“Avidi di sangue”

Non fu un processo lineare, come si potrebbe immaginare. Pare che l’imperatore Federico II, essendo scosso dai disordini che si producevano a seguito delle accuse e delle dicerie che spuntavano come funghi, avesse organizzato a corte una sorta di commissione di studio, di cui facevano parte molti ebrei convertiti. L’obiettivo era dimostrare se davvero nei testi sacri e nel Talmud potessero esserci elementi tali da giustificare l’accusa del sangue e della profanazione delle ostie consacrate. La conclusione cui giunsero gli esperti fu netta: non c’erano elementi che potessero giustificare l’idea che gli ebrei fossero “avidi di sangue”.

La Chiesa agita il sentimento anti ebraico

Il XII secolo non è contrassegnato solo dal sentimento popolare antiebraico: sul piano normativo la Chiesa non è affatto tenera nei confronti dei deicidi. Concili e bolle pontificie non fecero altro che occuparsi della questione ebraica.

Il canone 68: il segno giallo distintivo 

Tanto per citare un fatto fortemente simbolico, fu il IV Concilio Lateranense del 1215, con il canone 68, a introdurre il segno giallo distintivo per gli ebrei: una rotella da cucire sul petto. Lo scopo dichiarato era prevenire contatti fortuiti, soprattutto per quanto atteneva alla sfera sessuale, tra cristiani ed ebrei o musulmani. 

stella di david
La stella di David gialla dei nazisti è stata preceduta dalla rotella gialla del IV Concilio Lateranense.

Evitare unioni tra cristiani e giudei 

I Giudei devono distinguersi dai cristiani per il modo di vestire. In alcune province i Giudei o Saraceni si distinguono dai cristiani per il diverso modo di vestire, ma in alcune altre ha preso piede una tale confusione per cui nulla li distingue. Perciò succede talvolta che per errore dei cristiani si uniscano a donne giudee o saracene, o questi a donne cristiane. Perché unioni tanto riprovevoli non possano invocare la scusa dell’errore, a causa del vestito stabiliamo che questa gente dell’uno e dell’altro sesso in tutte le province cristiane e per sempre debbano distinguersi in pubblico per il loro modo di vestire dal resto della popolazione, come fu disposto d’altronde anche da Mosè.

Ogni diocesi “stabiliva” il marchio 

Riguardo al marchio colorato degli ebrei, il Concilio non stabilì direttive specifiche. L’applicazione di questa formulazione generica fu demandata alle diocesi, per cui vi furono grandi differenze nelle forme e nei modi di applicazione sul territorio.

Ovviamente, il segno distintivo non solo favorì irrisioni e molestie, ma ebbe anche un effetto psicologico su coloro che furono costretti a portarlo sugli abiti: ogni Stato, ogni città, ogni paese discusse a lungo sulla forma, sul colore e sulle caratteristiche di questo segno. 

Resistenze tenaci e “trucchi”

Le resistenze degli ebrei furono tenaci, così come innumerevoli furono i tentativi di dissimularlo con vari trucchi. Spesso in viaggio ne venivano esentati, con particolari e personali documenti rilasciati all’uopo per evitare il rischio di essere assaliti. In Germania e in Austria prevalse per un certo periodo l’uso del cappello rosso, poi ripreso dalla tradizione popolare antiebraica. Dall’entrata in vigore delle disposizioni papali, la caccia all’ebreo non fu più un fatto eccezionale, ma una consuetudine.

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