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Il regno di Dio? è il dono della fede

"Yo Soy el que Soy"

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Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 26/01/23
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Il regno di Dio altro non è che quel dono della fede che man mano prende spazio nella nostra vita e in noi fino al punto di salvarci, cioè di strapparci dalla morte e dalla mancanza di senso e di speranza.

Vangelo di venerdì 27 gennaio

Diceva: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra».
Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa. (Marco 4,26-34)

Lo sforzo di Gesù nel cercare di spiegare cosa sia e in che modo operi il regno di Dio aiuta a capire anche a noi in che modo fargli spazio e favorirlo.

Infatti il regno di Dio altro non è che quel dono della fede che man mano prende spazio nella nostra vita e in noi fino al punto di salvarci, cioè di strapparci dalla morte e dalla mancanza di senso e di speranza.

Troppe volte ci convinciamo che la fede e la vita spirituale funzionino un po’ come la sequenza di un tecnica che alla fine ha come risultato ciò che desideravamo, ma la fede è come un seme che opera in noi anche quando noi non ce ne accorgiamo o non siamo sempre capaci di assecondarlo:

«Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura».

Questo dovrebbe molto rasserenarci perché significa che molte cose passano per le nostre scelte e le nostre capacità, ma molte altre no, ci sono date come dono e agiscono in noi senza che nemmeno ce ne rendiamo conto fino in fondo.

Ad esempio quando qualcuno ti vuole bene veramente, quel bene agisce nella tua vita anche quando tu non ne sei all’altezza, anche quando non te ne accorgi, e soprattutto quando senti di essere più fragile.

Dio continua ad amarci anche quando noi non ce ne rendiamo conto o magari non lo assecondiamo fino in fondo. L’unica cosa che ci viene chiesta è non smettere di accoglierlo, di fargli spazio, o per lo meno di provarci.

La preghiera, i sacramenti, la carità sono alcuni modi attraverso cui accogliamo questo dono. Poi esso agisce in noi come nemmeno noi stessi sappiamo.

Il nostro impegno quindi è non smettere di provare a pregare, di accostarci nel migliore dei modi ai sacramenti, e di migliorare quanto più possibile le relazioni di bene presenti dentro la nostra vita. 


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