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Il Papa: chi mette fili spinati ai migranti compie un crimine

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 20/01/23
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Francesco plaude "solo" a 5 Paesi europei. Duro messaggio a pochi giorni dal viaggio in Congo e Sud Sudan

A pochi giorni dalla partenza per il viaggio apostolico in Congo e Sud Sudan, Papa Francesco definisce un «crimine» impedire l’arrivo dei migranti nel proprio Paese.

Il Papa ha usato questo termine in un’intervista alla rivista comboniana spagnola Mundo Negro, riportata integralmente dal portale Nigrizia.

La soluzione del Papa

Il giornalista chiede al pontefice: «Quando si parla di sfruttamento del continente africano, si parla di risorse naturali e di persone. Cosa ci perdiamo quando erigiamo recinzioni e ostacoli per fermare o impedire il loro arrivo?».

Papa Francesco è più duro del solito: «Quando si mettono dei fili spinati per impedirgli di scappare… È un crimine. È un crimine. E quei Paesi che hanno un indice demografico ai minimi termini, che hanno bisogno di persone, che hanno città vuote e non sanno come gestire l’inserimento dei migranti. I migranti devono essere accolti, accompagnati, promossi e integrati. Se non sono integrati, è un male…».

papież Franciszek spotkał się na Cyprze z imigrantami

I 5 Paesi europei “promossi” 

Il Papa, sui "muri" ai migranti, non ci gira attorno: «C’è una grande ingiustizia europea, non è vero? La Grecia, Cipro, l’Italia, la Spagna e anche Malta sono i Paesi che più si trovano nell’area di accoglienza delle migrazioni, e quello che è successo in Italia, dove nonostante la politica migratoria dell’attuale governo sia, diciamo così, in senso buono, restrittiva, ha sempre aperto le porte per salvare le persone che l’Europa non accoglie».

Questi Paesi, ha proseguito Papa Francesco, «devono fare i conti con tutto e si trovano di fronte al dilemma se rispedirli indietro perché li uccidano o muoiano, oppure fare questo… È un problema serio. L’Unione Europea non accompagna».

Congo e Sud Sudan 

Dal 31 gennaio al 5 febbraio, il pontefice farà il viaggio apostolico nella Repubblica democratica del Congo e in Sud Sudan. «A luglio (il viaggio) - ha spiegato il Papa - è stato sospeso a causa del problema al ginocchio… In Sud Sudan vado insieme, allo stesso livello, con l’arcivescovo di Canterbury e il moderatore della Chiesa di Scozia, e stiamo lavorando molto bene insieme».

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Una missione in Sud Sudan.

Suor Rita

«E la Repubblica democratica del Congo… - ha aggiunto il Papa - è come un baluardo, un baluardo di ispirazione. Basta guardare qui a Roma la comunità congolese, che è guidata da una suora, suor Rita, una donna che insegna all’università, ma che comanda come se fosse un vescovo … Ho celebrato qui la messa in rito congolese, è una comunità che mi è molto vicina».

“Non vado non perché ho paura”

Discorso diverso per l’altra tappa del viaggio apostolico. «Il Sud Sudan - ha evidenziato il Papa - è una comunità sofferente. (Anche) il Congo sta soffrendo in questo momento di guerriglia, ecco perché non vado a Goma, non si può andare, a causa degli avanzamenti della guerriglia. Non è che non vado perché ho paura, non mi succederà nulla, ma con un’atmosfera del genere e vedendo quello che stanno facendo, buttano una bomba nello stadio e uccidono un sacco di persone. Dobbiamo prenderci cura delle persone».

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