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Assunta, nata con tetraparesi spastica: il colore della speranza è quello del Cielo

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Silvia Lucchetti - pubblicato il 18/01/23
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Don Francesco Cristofaro ci racconta nel suo ultimo libro storie di santità ordinaria. Oggi vi offriamo la testimonianza di Maria Assunta che - grazie alla sua famiglia e alla fede - ha un cuore grato e capace di amare nonostante la sua grave disabilità neurologica

"La speranza che cerchi. Storie di santi e straordinarie vite comuni, per ritrovare la luce sulla strada" è il nuovo libro di don Francesco Cristofaro (Bur, 2023). L'autore è un sacerdote calabrese seguitissimo sui social, parroco di “Santa Maria Assunta” in Simeri Crichi. Nato con una paresi spastica alle gambe, don Francesco racconta in questo libro storie di santità straordinaria e ordinaria. Accanto alle vite di santi come Padre Pio, Giuseppina Bakhita, Gabriele dell’Addolorata e del beato Carlo Acutis ci presenta testimonianze di vita piene di "speranza contro ogni speranza".

Così conosciamo la piccola Silvia Tassone, Angela Trevisan, Maria Assunta Frustagli, e Giuseppe Armeli Moccia. Esistenze attraversate dalla malattia che non hanno perso l'amore e la gratitudine grazie al fuoco della fede.

Don Francesco Cristofaro ci racconta la storia di Assunta

In particolare ci ha colpito la storia di Maria Assunta Frustagli, nata nel 1969 con una tetraparesi distonica. Assunta, nonostante la sofferenza e le difficoltà, è una donna solare, piena di fede e sempre pronta ad aiutare gli altri.

(...) la prima cosa che ti colpisce è il sorriso di Maria Assunta - scrive don Francesco - È il suo modo personale di darti il benvenuto. 

La famiglia

Vittoria e Salvatore sono i genitori di Assunta e poi c'è Antonio, il fratello più piccolo di unidici anni.

«Per i primi sei anni di vita di Assunta non sono mai uscita di casa se non per sbrigare le cose di mia figlia. L’accompagnavo all’asilo e poi alle scuole elementari, e alla fisioterapia; ero diventata un mamma chioccia, dovevo proteggere mia figlia da tutto e da tutti (...) Lo faccio ancora oggi».

Il pellegrinaggio a Lourdes

Un giorno la routine di questa famiglia, completamente occupata nell'assistere la figlia, viene improvvisamente rotta dall'arrivo del parroco: la signora Vittoria è infastidita dalla presenza del prete e invece da quell'incontro tutto cambierà. Infatti poco tempo dopo mamma e figlia partiranno per Lourdes, e quel pellegrinaggio segnerà una tappa fondamentale per la riscoperta della fede.

Assunta racconta:

«Non avevo mai visto un treno bianco, ero felice, ma nello stesso tempo pensavo anche alla mamma, perché avrebbe sofferto a causa mia. Ma questo pensiero mi abbandonò subito, perché i volontari non mi lasciarono da sola un attimo»

Le preghiere

Quando arrivano alla grotta per la prima volta la signora Vittoria si "dimentica" della figlia:

«ho visto tante barelle e carrozzine con persone che sorridevano ed erano serene, anche con disabilità più gravi di quella di mia figlia. In quel momento ricordo di aver pregato per loro, per la loro guarigione, dimenticandomi di Assunta».

"Quel casco mi ha permesso di sentirmi meno distante dal resto del mondo"

Il pellegrinaggio riporta in Chiesa tutta la famiglia. E la fede diverrà essenziale nella crescita di Assunta. Oggi è una donna di 53 anni piena di amore per Dio che, da quando era soltanto una bambina comunica grazie a un casco speciale:

un casco con un punteruolo sulla testa per imparare a scrivere, a disegnare, a comunicare con gli altri, collegato a una macchina da scrivere chiamata Editor 4. (...)In un primo momento la bambina non lo accetta: «Io volevo usare le mani» dice Assunta «e mi vergognavo di farmi vedere dai miei genitori con quel casco in testa. Ero solo una bambina e non capivo molto. L’equipe medica mi ha parlato per due ore per cercare di convincermi e, alla fine, ci sono riusciti. Quel casco per me ora vale moltissimo. Posso raccontare la mia vita, posso comunicare con gli altri, posso esprimermi attraverso i disegni. Quel casco mi ha permesso di sentirmi meno distante dal resto del mondo».

Le parole di Assunta a don Francesco Cristofaro

La casa è piena dei suoi quadri, moltissimi a tema sacro. Assunta ha una profonda devozione per Maria, prega il santo rosario e non dimentica mai di affidare al Signore chi incontra. Sa che la sua malattia non è un caso, e che lei ha una missione da compiere.

Ad un certo punto durante la visita di don Francesco scrive queste parole:

«Gesù opera grandi cose. Gesù non guarda l’apparenza, ma guarda solamente il cuore» - il sacerdote riflette - Già, il cuore. (...) Lei ci stava ricordando che si cammina con il cuore, anche stando fermi in un letto, o su una carrozzina. Quelle parole Assunta le aveva scritte per me, voleva darmi un messaggio di speranza.

La speranza è la preghiera

E poi le domanda:

«Cosa non ti fa perdere la speranza?». E sullo schermo del suo computer appare una sola parola: «La preghiera».

"Il Signore non ci ha mai lasciati da soli un istante"

La famiglia di Assunta ha affrontato e affronta tante difficoltà, a sostenerli è la presenza di Cristo nella loro vita e quella della figlia che dona la forza e la voglia di continuare a credere e sperare.

«La tribolazione non manca in casa nostra» mi dice Vittoria, «ma vorrei lasciare un messaggio a chi leggerà la nostra storia: non siamo dei supereroi. La vita ci ha messo duramente alla prova. La nostra speranza e la nostra vera forza è stata la fede. Il Signore non ci ha mai lasciati da soli un istante. Per me la speranza è Assunta stessa, perché mi dà la forza di combattere e andare avanti. Con lei ogni giorno è un rinascere.» 

Don Francesco Cristofaro: "qual è per te il colore della speranza?"

Siamo grati a don Francesco per aver raccontato nel suo ultimo libro la storia di questa donna e della sua famiglia, che con fatica, paura, ma anche gratitudine e gioia, testimoniano la certezza che vale sempre la pena vivere e combattere per amore.

Sto per uscire di casa. Mi fermo. Mi giro ancora una volta e chiedo ad Assunta: «Qual è per te il colore della speranza?». Questa volta la risposta la comprendo subito. Si solleva sulla sedia e dice ad alta voce: «Il cielo».

La speranza che cerchi

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