Uno dei santi preferiti da Joseph Ratzinger, se non il suo preferito, è San Corbiniano: lo affascinò sin da bambino e ne ha ispirato il pensiero. Eppure parliamo di un santo poco conosciuto e famoso, sopratutto in Italia. Perché Benedetto XVI lo amava così tanto?
Chi era Corbiniano di Frisinga
Corbiniano di Frisinga (Châtres, 680 circa – 8 settembre 730) è stato un monaco cristiano e vescovo francese, venerato come santo e patrono dell'arcidiocesi di Monaco e Frisinga. Joseph Ratzinger esplicitò le sue simpatie per questo monaco santo durante la cerimonia per la propria ordinazione episcopale, il 28 maggio 1977 nel duomo di Monaco.
Lo stemma di Ratzinger
Nel libro “Nient’altro che la verità” (Piemme 2023, pagg. 336 , 20 euro), pubblicato da monsignor Georg Gänswein con il giornalista Saverio Gaeta, io storico segretario di Benedetto XVI, ha spiegato che per lo stemma arcivescovile, il cardinale Ratzinger aveva infatti scelto tre immagini.
La prima: il moro incoronato
La prima era il moro incoronato, tradizionalmente associato ai vescovi di Frisinga («Non si sa quale sia il suo significato: per me è l’espressione dell’universalità della Chiesa, che non conosce nessuna distinzione di razza e di classe, poiché noi tutti “siamo uno” in Cristo», fu la sua spiegazione).
La seconda: la conchiglia
La seconda era una conchiglia («Segno del nostro essere pellegrini e ricordo della leggenda secondo cui Agostino, che si lambiccava il cervello intorno al mistero della Trinità, avrebbe visto sulla spiaggia un bambino che giocava con una conchiglia, con cui attingeva l’acqua del mare e cercava di travasarla in una piccola buca, e si sarebbe sentito dire: “Tanto poco questa buca può contenere l’acqua del mare, quanto poco la tua ragione può afferrare il mistero di Dio”»).
La terza: San Corbiniano
La terza faceva riferimento a san Corbiniano, fondatore e patrono della diocesi. Il 9 settembre 2006, durante il viaggio apostolico a Monaco, Benedetto XVI rievocò il motivo di tale scelta: «Della sua leggenda mi ha affascinato fin dalla mia infanzia la storia, secondo la quale un orso avrebbe sbranato l’animale da sella del santo, durante il suo viaggio sulle Alpi. Corbiniano lo rimproverò duramente e, come punizione, gli mise sul dorso tutto il suo bagaglio affinché lo portasse fino a Roma».
“Davanti a te come una bestia”
Nel 1977, rivelò Ratzinger, «mi ricordai dell’interpretazione dei versetti 22-23 del salmo 72 che sant’Agostino, in una situazione molto simile alla mia, nel contesto della sua ordinazione sacerdotale ed episcopale ha sviluppato: vedendo nell’espressione “davanti a te come una bestia” (iumentum in latino) un riferimento all’animale da tiro che allora veniva usato in Nordafrica per lavorare la terra, ha riconosciuto in questo iumentum se stesso come bestia da tiro di Dio, vi si è visto come uno che sta sotto il peso del suo incarico, la sarcina episcopalis».
L’orso di San Corbiniano
Sullo «sfondo» di questo pensiero del vescovo di Ippona, «l’orso di san Corbiniano mi incoraggia sempre di nuovo a compiere il mio servizio con gioia e fiducia – trent’anni fa come anche adesso nel mio nuovo incarico – dicendo giorno per giorno il mio “sì” a Dio».
Con fine ironia, così Papa Ratzinger concluse il discorso: «L’orso di san Corbiniano, a Roma, fu lasciato libero. Nel mio caso, il “Padrone” (Dio ndr) ha deciso diversamente».