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L’arcivescovo Scicluna difende gli sforzi di Benedetto XVI per combattere gli abusi

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Isabelle H. de Carvalho - pubblicato il 13/01/23
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L'arcivescovo maltese Charles Scicluna, figura chiave nella lotta della Chiesa contro gli abusi, difende gli sforzi di Papa Benedetto XVI

La morte di Benedetto XVI ha rinfocolato le discussioni su quanto abbia affrontato adeguatamente gli abusi sessuali nella Chiesa. Dall'essere il primo Pontefice a incontrare le vittime di abusi al fatto di agire contro sacerdoti potenti e colpevoli, fino ad essere accusato di aver gestito male i casi nella sua diocesi quando era vescovo in Germania, il Papa emerito ha lasciato secondo molti osservatori un'immagine “mista”.

L'arcivescovo maltese Charles Scicluna ha difeso con decisione gli sforzi del Papa emerito nella lotta agli abusi in varie dichiarazioni pubblicate da diversi media. Il presule ha lavorato insieme a Benedetto XVI dal 2002 al 2012 come promotore di giustizia, una sorta di pubblico ministero incaricato di affrontare seri casi di abusi, per la Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF).

Il cardinale Ratzinger è stato “fondamentale nel lungo processo che ha aggiornato le leggi e le procedure sui crimini canonici più gravi”, ha riferito l'arcivescovo Scicluna a Vatican News, sottolineando che questi sforzi si sono solo intensificati una volta che il porporato tedesco è diventato Papa.

Oggi Scicluna è ancora considerato una figura chiave nella lotta agli abusi. Dal 2018 è stato segretario aggiunto per quello che ora è stato rinominato Dicastero per la Dottrina della Fede, e nello stesso anno Papa Francesco gli ha chiesto di condurre un'indagine sugli abusi della Chiesa in Cile.

L'operato del cardinale Ratzinger alla CDF

La lotta del cardinale Ratzinger contro gli abusi nella Chiesa è iniziata quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1981. In questa posizione, è stato in grado di vedere questa problematica pervasiva all'interno della Chiesa e l'inadeguatezza delle strutture e delle regole per affrontare sacerdoti problematici. Secondo l'Associated Press, nel 1988 ha cercato di persuadere il dipartimento legale del Vaticano a permettergli di rimuovere rapidamente gli abusatori, ma ha ricevuto un rifiuto, perché è stata invocata “la necessità di proteggere il diritto del sacerdote alla difesa”.

Come Scicluna sottolinea nei suoi commenti a Vatican News, il cardinale Ratzinger è riuscito ad affrontare la questione in modo più diretto nel 2001, quando ha presentato a Papa Giovanni Paolo II una bozza di legge che poi è diventata il motu proprio Sacramentorum Sanctitatis Tutela, che ha dato più potere alla CDF per poter affrontare questi crimini gravi.

Nel novembre 2001 e nel febbraio 2002, il cardinale Ratzinger ha poi ottenuto altre due facoltà speciali per il CDF dal Papa per affrontare i casi di abusi più gravi, ha spiegato l'arcivescovo Scicluna. Il primo era il fatto di poter derogare alla prescrizione, il secondo di accelerare le procedure per certi casi. La seconda funzione ha portato alla presentazione di molti casi “di massa”, soprattutto negli Stati Uniti.

Nel 2002, il presule maltese ha iniziato ad assistere il cardinale Ratzinger nel suo operato. “Discutevamo i casi il venerdì; la chiamava la penitenza del venerdì”, ha detto Scicluna all'Associated Press

Nel 2004, poco prima di essere eletto Papa, il cardinale tedesco ha anche ordinato una revisione di tutti i casi pendenti nella CDF, che secondo Crux includeva alcuni alti profili, come quello del messicano Marcial Maciel Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo.

“Ho visto... il cardinale Ratzinger maturare nella sua comprensione del fenomeno”, ha confessato l'arcivescovo Scicluna al National Catholic Reporter.

“Rivedevamo centinaia di casi ogni anno, e le narrative insegnano molto. Insegnano non solo sulla debolezza umana, ma anche sul lato oscuro dell'abuso, sugli effetti sulle vittime e sul fatto che c'è una narrativa che si ripete”.

Scicluna ha anche detto al NCR che se il cardinale Ratzinger era abbastanza umile da sapere quando doveva rivolgersi agli esperti e aveva “una grande comprensione della natura umana, e anche della teologia e dell'antropologia dietro le condotte sbagliate”, che lo aiutavano a discernere in certi casi.

La lotta di Ratzinger, continuata da Papa

Quando il cardinale Ratzinger è diventato Papa Benedetto XVI, nel 2005, “ha assicurato che l'operato della CDF non solo sarebbe continuato, ma sarebbe anche stato supportato”, ha sottolineato Scicluna a Vatican News, indicando che il Papa tedesco ha rinnovato tutte le facoltà speciali della CDF e ha aggiornato il motu proprio di Giovanni Paolo II nel 2010. 

Nel 2014, il Vaticano aveva rivelato che nel decennio precedente aveva ricevuto 3.400 resoconti di casi di abuso, aveva ridotto allo stato laicale 848 sacerdoti e ne aveva sanzionati altri 2.572. L'Associated Press aveva riferito all'epoca che quasi la metà delle riduzioni allo stato laicale erano avvenute negli ultimi due anni di pontificato di Benedetto XVI.

L'arcivescovo Scicluna ha anche sottolineato a Vatican News che Benedetto XVI è stato il primo Pontefice a incontrare le vittime di abusi sessuali, cominciando nel 2008, e che la Lettera pastorale ai cattolici dell'Irlanda (2010), scritta quando nel Paese sono esplose le denunce di abusi, è un “testo di riferimento di base”.

“Papa Francesco”, ha aggiunto il presule, “ha continuato a costruire sui progressi compiuti nel pontificato di Papa Benedetto circa la risposta della Chiesa ai casi di abusi clericali”.

“Francesco prende la teologia della solidarietà in modo molto profondo; quando un membro soffre, tutti soffriamo”, ha detto al NCR. “C'è un continuum, ma c'è anche uno sviluppo; non è una semplice ripetizione”.

All'inizio del 2022, l'arcidiocesi tedesca di Monaco-Frisinga ha pubblicato un rapporto che accusava Benedetto XVI di cattiva gestione dei casi di abusi perpetrati da sacerdoti quando lui era arcivescovo, tra il 1977 e il 1982. Benedetto ha pubblicato una lettera che negava le accuse, esprimendo alle vittime di abusi “dolore” e “vergogna”.

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