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Benedetto XVI: Un gigante bambino

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Don Fortunato Di Noto - pubblicato il 04/01/23
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Un umile e grande pastore, un difensore dei deboli

Non è facile incasellare, e come potremmo, la figura e la unicità di Benedetto XVI e certamente non ci azzarderemo nel semplificare la vita di un uomo, di un cristiano, di un sacerdote, di un papa, anche emerito. Un teologo definito ‘dei più grandi’ al mondo, un umile e grande pastore, un difensore dei deboli. Uno che aveva, nella fede e per la vita, ‘certezze’ in un tempo di incertezze indicando ai cristiani già disorientati a causa di una società scristianizzata e spiritualmente debole ad affrontare, vivendo con una chiara identità cristiana – non offuscandola – questo tempo liquido, inconsistente, relativista, materialista e ‘individualista’.

Per la vastità del pensiero e dei suoi puntuali interventi e azioni ecco solo alcuni illuminanti tematiche: i bambini non si toccano; ai bambini, ragazzi e giovani una attenzione privilegiata; i bambini sofferenti e ammalati; i bambini nel mondo della comunicazione; per i bambini migranti, ai bambini disabili. I bambini non si toccano.

Come non ricordare, pur nella sua tragica complessità e oscurità, gli interventi senza tentennamenti e il servizio ai più piccoli nella lotta ingaggiata contro il male degli abusi, uno dei pochi che ha chiamato per nome un fenomeno innominabile, non confinando gli abusi in generiche interpretazioni e azioni: «Escluderemo rigorosamente i pedofili dal sacro ministero: è assolutamente incompatibile e chi è veramente colpevole di essere pedofilo non può essere sacerdote. (…) Questi sono i due aspetti della giustizia: uno è che i pedofili non possono essere sacerdoti e l’altro è aiutare in ogni modo possibile le vittime. Poi, c’è il piano pastorale. Le vittime avranno bisogno di guarire e di aiuto e di assistenza e di riconciliazione. ». (15 aprile 2008).

Quanta gratitudine per il suo ‘maestoso magistero’ a cui non possiamo non ricordare la stretta amicizia e collaborazione con San Giovanni Paolo II. Ai bambini, ragazzi e giovani una attenzione privilegiata. L’amore per i bambini, per l’infanzia, i ragazzi e i giovani è evidente nei tanti interventi durante il pontificato non è mai mancato: durante il pontificato non una volta ma tante il richiamo e l’attenzione, con le parole: bambino/i (664 volte), infanzia ( 92 volte), giovani (1449 volte) e alla missione educativa (n. 449 volte) anche nel campo della comunicazione e mass media (n. 35 volte).

La catechesi ai bambini: una festa della fede

Come non ricordare il dialogo e la catechesi nella ‘festa della fede’ con i bambini della prima comunione esempio di sintesi illuminante che offre ai catechisti di ogni tempo, non la vaghezza della fede, ma la poderosa fede da trasmettere ai piccoli. Il conforto ai piccoli malati e sofferenti: abbiamo tutti il «dovere di riservare ai bambini tutte le attenzioni necessarie per il loro armonico sviluppo fisico e spirituale.»

I bambini sofferenti e ammalati. Una sensibilità, non formale che possiamo sintetizzare in queste parole da lui stesso pronunciate in una delle visite all’Ospedale: «Passando per alcuni reparti, imbattendomi con tanti piccoli che soffrono, ho pensato spontaneamente a Gesù che amava teneramente i bambini e voleva che li lasciassero andare a Lui. Sì, come Gesù, anche la Chiesa manifesta una speciale predilezione per l’infanzia, specialmente quando si tratta di fanciulli sofferenti. Ed ecco, allora, il secondo motivo per cui sono venuto tra voi: per testimoniare anch’io l’amore di Gesù per i bambini, un amore che si effonde spontaneo dal cuore e che lo spirito cristiano accresce e rafforza. Il Signore ha detto: “Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatto a me” (cfr Mt 25,40.45). In ogni persona sofferente, ancor più se piccola e indifesa, è Gesù che ci accoglie e attende il nostro amore».

Educare sempre i bambini, anche nel mondo della comunicazione. L’educazione dei bambini, oggi più di ieri, risulta complessa, difficile e in-controllabile. Lo sapeva bene Benedetto XVI, che a più riprese, ha indicato per le complesse sfide dell’educazione nel mondo intrigato, ma non demonizzato, dei new media la sfida dell’oggi e del domani: Le complesse sfide che l’educazione contemporanea deve affrontare sono spesso collegate alla diffusa influenza dei media nel nostro mondo. Come aspetto del fenomeno della globalizzazione e facilitati dal rapido sviluppo della tecnologia, i media delineano fortemente l’ambiente culturale (cf. Giovanni Paolo II, Lett. ap. Il Rapido Sviluppo, 3).

In verità, vi è chi afferma che l’influenza formativa dei media è in competizione con quella della scuola, della Chiesa e, forse, addirittura con quella della famiglia. "Per molte persone, la realtà corrisponde a ciò che i media definiscono come tale". Sta nella formazione dei bambini e il corretto uso dei media, con adeguati formatori formati, una delle vie maestre a contenere la deriva esistenziale e il disordine antropologico che è già in atto. Per i bambini migranti. Amore e attenzione all’integrazione, alla tutela dei nuclei familiari, alle donne e ai bambini, che possono cadere vittima di sfruttamento e abuso.

Una attenta presenza pastorale negli ambienti dove non è garantito il rispetto delle persone e la loro dignità: «oltre all'assistenza capace di lenire le ferite del cuore, offra un sostegno da parte della comunità cristiana in grado di ripristinare la cultura del rispetto e di far riscoprire il vero valore dell'amore»; e « dovremmo prestare attenzione ai bisogni degli immigrati e di coloro che cercano asilo nelle nostre terre». Per i bambini disabili. Come non ricordare l’attenzione alle persone disabili. Ripetuti richiami e inviti alla responsabilità alla coerente azione di accoglienza, integrazione e non esclusione:« … invito ognuno ad adoperarsi sempre più a favore dell'inserimento delle persone disabili nella società, nel mondo del lavoro, ma anche nella comunità cristiana, ricordandosi che ogni vita umana è degna di rispetto e deve essere tutelata dal suo concepimento sino alla sua fine naturale.»

Signore, ti amo

Un innamorato del Signore, mai da sottomesso e totalmente irrorato e sostenuto da questo amore: Deus Charitas est: « Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui » (1 Gv 4, 16). Apparentemente fragile – capiremo meglio e di più in merito alla fatica che lo porto alla rinuncia al soglio pontificio, ma da tutti è considerato una roccia nella fede, nella ragione e nella scienza. Nel mistero del Suo testamento spirituale intravediamo tutta la Sua luminosa solida vita in quelle ultime parole “Signore, ti amo”, dove si esprime la tenerezza, la fiducia, la consapevolezza, il totale abbandono, come un bambino in braccia a sua madre, a suo padre. Signore, ti amo: lode di ringraziamento fiducioso a Colui che ama, ha sempre amato, totalmente amato. Totalità di ogni istante di vita. Santa Teresa d’Avila in una visione riceve questa confidenza dal Signore: “Per un tuo ti amo rifarei di nuovo l’universo”. Credo, e lo dico con molta umiltà, è qui lo svelamento totale di tutta la vita di Benedetto XVI: Dio è Amore e chi ama Dio ama la Chiesa: corpo di Gesù.

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