Difficile dire qualcosa di certo sulla genesi di questa tradizione pontificia, le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Senza dubbio, la consuetudine doveva essere già ben nota ai tempi del pontificato di Leone IX (1049-1054): fu proprio lui a commissionare a un monastero alsaziano la realizzazione di una rosa d’oro, «fabbricata come è solito farsi»; l’oggetto avrebbe dovuto essere consegnato a Roma entro la terza settimana di Quaresima, in modo tale che il papa potesse utilizzarlo nel corso delle celebrazioni della domenica successiva, la quarta, «come è consuetudine».
Ma qual era esattamente questa consuetudine?
La rosa d’oro: una antichissima tradizione pontificia
La rosa era (e ancor oggi è) esattamente ciò a cui il nome può far pensare: un letterale oggetto d’oro, modellato a creare l’immagine di una rosa fiorita. Nel Medioevo, questo simbolo aveva un ruolo di rilievo nella liturgia papale della quarta domenica di Quaresima (la cosiddetta Domenica Laetare, per interderci): al termine della Messa, il papa benediceva l’ornamento dorato chiedendo a Dio di aiutare la Chiesa a «spandere nel mondo il buon profumo di Cristo», proprio come fa un fiore.
Entro la fine dell’XI secolo, la rosa d’oro benedetta dal papa aveva già acquisito un’altra funzione: i pontefici cominciarono a donarla a quegli individui che si erano distinti in modo particolare per la loro testimonianza cristiana, contribuendo appunto a riempire il mondo col profumo soave del Vangelo. Il primo destinatario di questa onorificenza fu, nel 1096, Folco di Angiò; dopo di lui, nel corso dei secoli, venne una piccola schiera di sovrani e personalità pubbliche di vario tipo, tra cui troviamo, a titolo d’esempio, Isabella di Castiglia (la regina della Reconquista), Mary Tudor (che tentò di restaurare il cattolicesimo nell’Inghilterra anglicana, dopo lo scisma di suo padre) e Isabella del Brasile (che nel 1888 abolì la schiavitù in quelle terre).
Ho elencato nomi quasi esclusivamente femminili, e non si tratta di una coincidenza: nel corso dell’età moderna, prese piede la consuetudine di donare rose d’oro solamente alle donne: era un’attenzione speciale che il papa amava riservare al gentil sesso (così come del resto si addice a un omaggio floreale!). Di tanto in tanto – ma più di rado – poteva anche capitare che questo riconoscimento venisse fatto arrivare a una chiesa che si era distinta in modo particolare per la sua opera di evangelizzazione: una fra le prime a ricevere tale omaggio fu, nel 1304, la chiesa di san Domenico a Perugia, retta da frati predicatori che si erano fatti notare per il loro slancio.
Le rose d’oro nel Novecento: una tradizione in lento declino (o così pareva)
Ma, nel corso del XX secolo, questa consuetudine sembrò in procinto di scomparire.
Probabilmente, pareva ormai fuori dal tempo l’abitudine di conferire speciali onorificenze (oltretutto, dalla forma così bislacca) a singoli individui (oltretutto, esclusivamente di sesso femminile). Pio X non sentì il bisogno di portare avanti la tradizione, che fu però rispolverata dai suoi due immediati successori: negli anni che precedettero la seconda guerra mondiale, a essere destinatarie della rosa d’oro furono alcune regine cattoliche che, sfruttando il loro ruolo pubblico, avevano dato esempio di sani valori familiari in un’Europa straziata dalle ideologie anticristiane.
Giovanni XXIII scelse di non conferire alcuna rosa d’oro, e naturalmente Giovanni Paolo I non ebbe il tempo necessario per pensare alla questione. Paolo VI, invece, donò quattro rose, scegliendo però di farle giungere non più a singoli individui, ma esclusivamente a chiese che avevano svolto un ruolo importante nell’evangelizzazione dei fedeli (i santuari mariani di Fatima e Guadalupe, la chiesa della Natività a Gerusalemme e la basilica di Nostra Signora Aparecida).
E anche Giovanni Paolo II seguì la strada tracciata dal suo predecessore, mostrando come suo consueto una particolare attenzione per quelle chiese che davano una ferma testimonianza del Vangelo in contesti culturali difficili (tre delle sue rose arrivarono in Polonia e Cecoslovacchia durante gli anni della dittatura; una quarta omaggiò la chiesa irlandese di Knock Shrine nel 1979, anno in cui i conflitti tra cattolici e protestanti raggiunsero il punto di massima violenza).
Le rose d’oro di Benedetto XVI: il tenero omaggio di un figlio, a sua mamma
E Benedetto XVI?
Quando Joseph Ratzinger salì al soglio pontificio, molti commentatori si domandarono incuriositi in che modo il nuovo papa avrebbe scelto di interpretare questa tradizione: lui, da sempre così attento al patrimonio storico della Chiesa.
In effetti, Benedetto XVI ridiede gran lustro alla tradizione della rosa d’oro: nel corso del suo non lunghissimo pontificato ne donò ben diciannove (per fare un confronto, erano state sedici in tutto quelle donate nel XX secolo). Ed è di squisita dolcezza il modo in cui Benedetto XVI scelse di rileggere questa tradizione: senza dubbio, seguì la strada tracciata con chiarezza dai suoi predecessori, seguitando a donare l’onorificenza a chiese e santuari. Ma aggiunse un tocco personale: si limitò volutamente ai soli santuari mariani; insomma, fu a Maria che Benedetto XVI volle far arrivare i suoi omaggi floreali, spesso recandosi personalmente in pellegrinaggio per deporre personalmente la rosa d’oro ai piedi della statua della Vergine. Un gesto dal sapore familiare, che il papa stesso descrisse come l’omaggio di «un figlio che viene a visitare sua Madre», per citare le parole che rivolse alla Madonna di Fatima nel corso della sua visita al santuario nel maggio 2010. E quanta tenerezza, in questa immagine: un figlio che, dopo un lungo viaggio, bussa alla porta di casa di sua mamma… portando con sé un mazzolino di fiori da regalarle!
Tutte le rose d’oro di Benedetto XVI
La prima rosa d’oro donata da Joseph Ratzinger andò, nel 2006, alla Madonna Nera Czestochowa: chiaramente, questo gesto era anche un affettuoso richiamo al pontificato di Giovanni Paolo II, da sempre molto legato a quel santuario polacco. Decisamente personale fu l’omaggio che, nel 2008, Benedetto XVI volle personalmente rendere alla Madonna di Altötting, presso il cui santuario si erano conosciuti i suoi genitori. Curiosamente, una delle rose d’oro di papa Ratzinger arrivò anche in Argentina, deposta ai piedi di Nostra Signora della Valle, a Cantamarca: col senno di poi, sembra quasi che un filo conduttore fatto di petali dorati fosse destinato a unire le patrie dei primi tre papi del nuovo millennio.
Furono molti i santuari mariani che Benedetto XVI volle omaggiare nel corso del suo pontificato: donò rose d’oro alla Madonna della Guardia (Genova) a Nostra Signora della Misericordia (Savona), alla Madonna di Bonaria (Cagliari) e alla Vergine del Rosario (Pompei). Di alto impatto emotivo fu la visita che papa Ratzinger compì nel 2009 nella città dell’Aquila, in macerie dopo il terremoto che l’aveva colpita pochi mesi prima. In quell’occasione, il pontefice si fermò a pregare davanti alla tomba di Celestino V, come da molti è stato ricordato in questi giorni; ma durante quel viaggio ebbe anche cura di far giungere il suo omaggio floreale a Nostra Signora della Croce, la cui casa era stata ferita dal sisma.
Nel settecentesimo anniversario dalla fondazione della chiesa a lei dedicata, Benedetto XVI fece arrivare il suo omaggio a Nostra Signora dell’Europa, la cui venerazione si era sviluppata a Gibilterra in un’epoca in cui l’avanzata dei Mori sembrava minacciare la stabilità della società cristiana in Occidente; e una rosa d’oro fu deposta, da lui personalmente, anche ai piedi di Nuestra Señora de la Caridad, a Cuba.
E poi, molti altri omaggi, spesso legati ad anniversari particolari che venivano celebrati via via nei vari santuari mariani. Le rose d’oro di Benedetto XVI si posarono ai piedi della Madonna Immacolata di Washington D.C., della Morenita di Andújar e di Nostra Signora di Ta’ Pinu, a Malta. E non solo: i suoi omaggi giunsero anche alla Vergine del Soccorso di Valencia, in Venezuela; alla Madonna Aparecida, in Brasile; a quella di Maraziell, in Austria e a quella di Scherpenheuvel in Belgio.
Ebbe alta eco mediatica il dono che Benedetto XVI fece alla Madonna di Fatima nel maggio 2010: inginocchiandosi davanti alla statua della Vergine, il pontefice ricordò la devozione particolare di Giovanni Paolo II e l’intervento di quella «mano invisibile» che aveva salvato la vita al papa polacco nel corso dell’attentato in piazza San Pietro. Dopodiché, parlò direttamente alla Vergine nel consegnarle la rosa dorata, «come omaggio di gratitudine del Papa per le meraviglie che l’Onnipotente ha compiuto per mezzo di te, nei cuori di tanti che vengono pellegrini a questa tua casa materna».
E papa Francesco? Beh, il Santo Padre sembra aver deciso di seguire le orme del suo predecessore, scegliendo a sua volta santuari mariani come destinatari delle sue rose d’oro. A oggi, sono sette quelle donate da papa Francesco: alla Madonna di Guadalupe, alla Madonna Consolata di Torino, alla Madonna Nera di Czestochova, a Nostra Signora di Fatima, alla Madonna Aparecida, alla Vergine di Csíksomlyó in Romania e a Nostra Signora dei Dolori in Slovacchia.