Benedetto XVI amava molto gli animali, in particolare i gatti, eppure sosteneva che per loro non ci fosse la possibilità della vita eterna. Affermazioni che possono sembrare contraddittorie, ma che in realtà non lo sono.
Il peluche del piccolo Joseph
La passione per i gatti di Joseph Ratzinger, scrive Jeanne Perego, autrice del libro "Joseph e Chico. Un gatto racconta la vita di Papa Benedetto XVI" (ottobre 2007, edizione Emp), iniziò molto presto: quando aveva solo due anni e viveva a Marktl am Inn, il paese in Baviera dove nacque il 16 aprile 1927, ne aveva già uno in peluche che amava moltissimo, e che godeva la buona compagnia di un cagnolino e di un orsetto. A proposito di quest’ultimo le cronache locali raccontano che per averlo fece un gran capriccio davanti alla vetrina di una bottega locale, e soffrì quando l’orso scomparve dai giocattoli in vendita. Immensa la sua gioia quando l’animale di peluche comparve sotto l’albero di Natale di quell’anno.
Il gatto Chico
Il felino più famoso della vita di Joseph Ratzinger è sicuramente il gatto Chico: un soriano rossiccio di proprietà dei vicini della villetta a Pentiling dove viveva negli anni dell’insegnamento universitario a Ratisbona, e dove poi trascorreva le vacanze dopo il trasferimento a Roma. Ogni volta che riusciva a tornare in Baviera Ratzinger riceveva le lunghe visite di Chico che di fatto si installava per giorni in casa sua.
Sul piano mentre suonava Mozart
Le storie su Chico, definito “il gatto del papa” dai media di tutto il mondo al momento dell’elezione di Ratzinger al soglio pontificio, sono tante: si sa che amava passeggiare sulla tastiera del pianoforte mentre il cardinale innamorato di Mozart suonava.
Il calendario dei gatti
Si sa che osservava perplesso la scultura che rappresentava un felino come lui che faceva bella mostra di sé nel giardino. Non si sa - ovviamente - che cosa ne pensasse, invece, del calendario dedicato ai gatti che Joseph Ratzinger ogni anno comprava e appendeva in casa, le cui pagine venivano diligentemente girate dal fratello Georg.
La morte di Chico
Chico, che è stato il gatto del cuore del cardinale poi diventato papa, ha dovuto essere addormentato per sempre da un veterinario nel 2015 perché “aveva un cancro alla lingua, e non riusciva quasi più a mangiare", come ha raccontato il suo padrone Rupert Hofbauer, che si occupava della casa e del giardino di Ratzinger in sua assenza.
Tutti i gatti di Benedetto
Ma Chico non è stato l’unico gatto nella vita del papa emerito, oltre ai gatti bavaresi della sua giovinezza, numerosi quelli che vivevano con i Ratzinger nella fattoria a Hufschlag, vicino a Traunstein, ci sono tutti quelli romani, da quelli della colonia felina che incontrava e nutriva nel suo percorso quotidiano dalla casa in piazza della città Leonina all’ufficio al sant’Uffizio, che poi lo seguivano in corteo fino a destinazione, tanto che una delle Guardie Svizzere una volta gli disse “Eminenza , che fa? Sta organizzando l’invasione dei gatti in vaticano?”, a quelli che vivevano nei Giardini Vaticani che lui - già eletto pontefice - fece curare amorevolmente da un veterinario (Huffington Post, 31 dicembre 2022).
Le mail degli animalisti preoccupati
Dopo la sua elezione a papa, riporta Il Giornale (31 dicembre 2022), arrivarono migliaia di mail da parte di animalisti e semplici appassionati, preoccupati del fatto che il suo Chico, in realtà di proprietà dei suoi vicini di casa in Bavaria che aveva scelto lui come proprietario, non potesse seguirlo in Vaticano.
Le passeggiate con i gatti a Borgo Pio
Venne addirittura intervistata dai quotidiani di mezzo mondo, Agnes Heindl governante di lunga data del fratello del papa, deputata in un primo momento a fare da badante sia al felino che ad un altro cucciolo multicolore suo amico. Sono molti gli abitanti di Borgo Pio, il piccolo quartiere a ridosso del Vaticano, che ricordano le sue passeggiate circondato da gatti randagi a cui portava portava frequentemente cibo e non è un caso, che durante il suo pontificato, uno degli oggetti più venduti fu un cappellino da cardinale per gatti.
Felini in Congregazione!
Anche il cardinal Tarcisio Bertone, già Segretario di Stato, confermò questo suo grande amore: “Si fermava, diceva loro alcune parole in tedesco, probabilmente in dialetto bavarese. Portava loro sempre qualcosa da mangiare e se li tirava dietro fino al cortile della Congregazione della dottrina per la fede” (quando Ratzinger era cardinale e prefetto della Congregazione).
La guardia svizzera e l’invasione dei gatti
Sempre il cardinal Bertone raccontò un divertente episodio che spiega molto bene il sentimento che il papa emerito aveva per i felini: “Una volta da Borgo Pio è entrato in Vaticano con una dozzina di gatti al suo seguito, mentre parlava con loro una guardia svizzera gli disse: 'Eminenza sta organizzando l’invasione dei gatti in Vaticano?' Lui lo guardò ridendo e gli rispose: “Oh, non credo che siano pericolosi!”.
“Si scioglieva davanti agli animali”
Alti esponenti del Vaticano sottolineano l’amore di Benedetto XVI per gli animali, in generale. “La prima immagine che mi viene in mente - ha sottolineato nel 2013 monsignor Alfred Xuereb in una intervista rilasciata a Luca Collodi di Radio Vaticana - è che Benedetto XVI si scioglieva davanti agli animali, alla natura, gli piaceva stare fuori, quando uscivamo, per fare una scampagnata, anche quando veniva suo fratello dalla Germania. Ricordando, forse, i momenti in cui, in Germania, da ragazzo, andavano a fare gite nella natura''. 'Papa Benedetto - aveva aggiunto - non ha amore solo per i gatti, ma per tutti gli animali'' (Vatican News, 1 gennaio 2023).
La vita eterna degli animali
Benedetto XVI, nel 2008, nella Cappella Sistina, proprio accanto allo straordinario affresco michelangiolesco del Giudizio Universale, pronunciò un’omelia che fece molto discutere: perché tirò in ballo gli animali, parlando della vita eterna. Ecco le sue parole:
“Tutto ciò che ha inizio sulla terra prima o poi finisce, come l’erba del campo, che spunta al mattino e avvizzisce la sera – ha detto il Pontefice -. Però nel Battesimo il piccolo essere umano riceve una vita nuova, la vita della grazia, che lo rende capace di entrare in relazione personale con il Creatore, e questo per sempre, per tutta l’eternità. Sfortunatamente l’uomo è capace di spegnere questa nuova vita con il suo peccato, riducendosi ad una situazione che la Sacra Scrittura chiama "morte seconda". Mentre nelle altre creature, che non sono chiamate all’eternità, la morte significa soltanto la fine dell’esistenza sulla terra, in noi il peccato crea una voragine che rischia di inghiottirci per sempre, se il Padre che è nei cieli non ci tende la sua mano” (La Stampa, 13 gennaio 2008).