Incredibile ma vero, tutto cominciò con un annuncio matrimoniale:
Funzionario statale di concetto, celibe, cattolico, 43 anni, passato irreprensibile, originario del posto, cerca una ragazza buona, cattolica, pulita, capace di cucinare e di occuparsi dei lavori domestici, esperta nel cucito e disposta a sposarsi entro breve.
Difficile immaginare che i genitori di Joseph Ratzinger possano essersi conosciuti così, ma a confermare questo curioso aneddoto è un testimone d’eccezione – il buffo dettaglio viene citato nell’introduzione di Mio fratello il papa, il libro con cui, nel 2012, Georg Ratzinger volle condividere con il grande pubblico i suoi ricordi d’infanzia al fianco di Joseph: una lettura intima, confidenziale e piena di tenerezza, assolutamente consigliata in questi giorni e senza dubbio capace di strappare tanti sorrisi nostalgici (e, forse, anche qualche lacrimuccia).
Ebbene: strano ma vero, i genitori di Benedetto XVI si conobbero proprio in questo modo. Maria Peintner-Rieger, la madre di Joseph Ratzinger, amava scherzare dicendo che il suo matrimonio fu un matrimonio combinato, organizzato dalla Madonna: la donna trentaseienne aveva letto quell’inserzione sull’Altöttinger Liebfrauenboten, il giornale locale di Altötting, sede del più importante santuario mariano di tutta la Baviera. Non c’è che dire: il signor Ratzinger sapeva come indirizzare a buon frutto una ricerca: tra i pellegrini che quotidianamente si recavano in quel luogo sacro, vi sarà pur stata una brava ragazza, desiderosa di dar vita a una famiglia cristiana, buona e santa!
E infatti la trovò. Arrivare single alle soglie della quarantina è qualcosa che può far perdere le speranze di poter realizzare la propria vocazione matrimoniale, ma la storia della famiglia Ratzinger ci insegna che davvero non è mai troppo tardi. Maria e Joseph senior si unirono in matrimonio il 9 novembre 1921: poco più di un anno dopo nacque la loro primogenita, cui naturalmente venne dato il nome della Vergine cui i genitori attribuivano il merito di aver fatto nascere il loro amore. Nel 1924 venne il turno di Georg e il 16 aprile 1927 fu il piccolo Joseph ad annunciarsi al mondo con il suo primo vagito.
Dolci, preghiere e devozione a san Disma: la serena quotidianità della famiglia Ratzinger
Il signor Ratzinger era un agente di polizia, stimato dai colleghi per il garbo e i modi pacati; Maria era stata cuoca e pasticciera professionista: e, a distanza di anni, Georg Ratzinger avrebbe ricordato con nostalgia i suoi dampfnudel alla bavarese, «ricoperti da una spessa crosta e accompagnati da una salsa a base di vaniglia»; una squisitezza rara. E il futuro Benedetto XVI spese molte parole per sottolineare le qualità caratteriali dei suoi genitori: disse di aver ereditato da suo padre «il senso critico» e da sua madre «una religiosità calda e sincera»: «non saprei indicare una prova della verità della fede più convincente della sincera e schietta umanità che la fede ha fatto maturare nei miei genitori» scrisse nel 1997 dando alle stampe la sua autobiografia.
E non v’è dubbio che la vita dei coniugi Ratzinger fosse profondamente intrisa di una fede così vissuta da plasmare la loro quotidianità: il padre era membro della Congregazione Mariana Maschile, una confraternita laicale che aveva sede presso il santuario di Altötting; quanto alla madre, quasi verrebbe da definirla un’esponente ante litteram del movimento pro-life: qualche anno fa, destarono meritato interesse le scoperte effettuate dallo storico Rimsting Johan Nuβaum, il quale evidenziò, carte alla mano, che la famiglia di Maria si dedicava da tempo all’assistenza delle madri nubili, fornendo loro aiuto spirituale e materiale.
E, naturalmente, i figli di tali genitori non poterono che crescere alla luce del Vangelo: la recita quotidiana del rosario fu parte integrante delle loro giornate, così come le preghiere a san Disma, il nome con cui è tradizionalmente conosciuto il buon ladrone. Era il padre a incoraggiare nei sui figli questa specialissima devozione: affinché il santo proteggesse lui, nel suo ruolo di poliziotto, e convertisse i cuori dei criminali che lui era chiamato a contrastare. Una delicatezza che commuove davvero!
Marionette, presepi (e qualche spavento): l’infanzia di Joseph Ratzinger
I primi anni di matrimonio trascorsero quieti, per i signori Ratzinger: in vecchiaia, la madre di famiglia ebbe modo di definirli i più sereni della sua vita. A far venire qualche capello bianco ai suoi genitori fu, incolpevole, proprio il piccolo Joseph, che fece seriamente temere per il peggio nei suoi primi giorni di vita. Il neonatino rifiutava il latte materno e non riusciva a trattenere il cibo, tant’è vero che il padre, vista la criticità della situazione, s’era risoluto a chiamare una suora che prestava servizio come infermiera, nella speranza che potesse accudire il bambino e aiutare la madre, duramente provata dal parto. Sotto un certo punto di vista, fu quella religiosa a salvare la vita del futuro papa: a un certo punto, ricorda Georg Ratzinger, «le venne l’idea di proporgli dei fiocchi d’avena». E finalmente il bambino riuscì a trattenerli, addirittura mangiandoli con gusto: «praticamente gli salvarono la vita, perché la suora non sapeva davvero più che cosa fare», commentava Georg, aggiungendo con un sorriso che il porridge restò per sempre uno dei piatti preferiti di suo fratello.
E tra le pagine del suo libro di memorie si annidano infiniti ricordi d’infanzia, ritratto di una famiglia unita, felice, coesa. I primi anni di vita dei fratelli Ratzinger furono sereni e spensierati, vissuti nella frugalità di una famiglia modesta ma ricca di tutto ciò che conta davvero: un teatrino con le marionette che donava ai bimbi tante risate, un paio di orsi di peluche per i quali Joseph stravedeva; le lunghe passeggiate in compagnia della mamma, i dolci prelibati che lei sfornava di volta in volta; le spedizioni lungo il fiume Salzach dove i fratellini cercavano materiale per decorare il loro presepe: «una volta raccogliemmo un cesto pieno di sassi per costruire un bellissimo paesaggio collinoso», dichiarava nel 2012 Georg Ratzinger, aggiungendo che «mio fratello lo conserva ancora e a Natale viene sistemato nella sala da pranzo del suo appartamento, nel Palazzo Apostolico».
Quali erano i sogni, le ambizioni, le speranze del futuro Benedetto XVI, quando era ancora un bimbo di pochi anni? Sorprendentemente, non lo studio: non v’è dubbio che piccolo Ratzinger sia sempre stato uno scolaro modello, ma il bimbo non accolse con particolare entusiasmo la prospettiva di dover andare scuola. Anzi, all’epoca, si lamentò che avrebbe di gran lunga preferito restare a casa con la mamma, godendo di quel tenero tête-à-tête tra madre e figlio che evidentemente aveva modo di apprezzare negli anni in cui i suoi fratelli maggiori erano già impegnati con le lezioni.
A scuola, in ogni caso, Joseph Ratzinger si ambientò fin da subito; e molti dei suoi compagni di classe amarono ricordarlo come un bambino simpatico, gentile, un po’ timido ma giocoso. Ma quali erano le sue ambizioni e i suoi sogni segreti? Cosa avrebbe risposto, insomma, alla canonica domanda “cosa vuoi fare da grande”?
Quando il futuro papa aveva quattro anni, si verificò in effetti un episodio che fu a lungo chiacchierato: il cardinal Michael von Faulhaber, arcivescovo di Monaco e Frisinga, era arrivato in paese per impartire le cresime e il padre dei piccoli Ratzinger, in qualità di gendarme, ebbe il compito di scortarlo lungo le vie del borgo. I figlioletti seguirono la scena di lontano e furono molto impressionati dalla solennità con cui il cardinale si muoveva e salutava le folle: «da grande voglio essere come lui!» aveva annunciato il futuro papa ai suoi amichetti, con grande convinzione. Un proponimento il cui sapore profetico, è solo leggermente inficiato dal dettaglio che Georg Ratzinger si divertì a raccontare col sorriso sulle labbra: «qualche tempo dopo venne ridipinta la nostra casa. Il decoratore era molto abile e Joseph, che era rimasto a guardarlo ammirato, alla fine annunciò: «Anch’io voglio fare l’imbianchino!». Erano due propositi molto diversi l’uno dall’altro, ma aveva ancora tutta la vita davanti per capire quale fosse la sua vera vocazione».