“Le vie del Signore sono infinite” è un proverbio che si addice perfettamente alla storia di vita della perugina suor Roberta Vinerba, 58 anni compiuti il 27 dicembre, la prima donna a dirigere in Italia un Istituto di scienze religiose, quello superiore di Assisi, collegato alla Pontificia università Gregoriana.
La storia di suor Roberta Vinerba
Una storia di vita alla San Paolo, con relativa sonora, anche se non fisica, caduta da cavallo. Niente poteva far pensare al suo viraggio a 360°: eppure tra la giovane protagonista delle battaglie femministe, la manager spregiudicata di un grande gruppo editoriale, la dura anticlericale - al punto di aver sperato che l’attentato a papa Wojtila portasse alla sua morte – e la suora che oggi buca lo schermo di Tv2000 con il suo linguaggio diretto esiste una continuità che Roberta non ha difficoltà a riconoscere e benedire.
L’incontro con il Vangelo ha fatto sintesi di tutte le mie domande, e anche le esperienze sbagliate sono state risistemate e risignificate. Non butto via nulla, non mi piace enfatizzare il prima e il dopo, il Signore già mi voleva bene. Ho tribolato di più, senza alcune cose avrei sofferto di meno, ma sarei diversa, questa è la mia vita. Ci ho fatto pace.
L'annuncio che cambia la sua vita: "Dio ti ama"
Il passaggio avviene in un momento preciso, che fa crollare quell’argine di durezza e rabbia che la caratterizzava.
Era il 23 settembre 1987, le 17,30. Sotto il lampione di una chiesa, mia sorella con un inganno mi fece incontrare un sacerdote. Era una razza che odiavo. Lui mi ha preso a braccetto e mi ha detto "Dio ti ama". Ho cominciato a piangere, erano anni che non lo facevo. Dio mi ha preso il cuore. Sono stati due anni e mezzo di lotta furibonda, ho cercato di scappare. Poi ho raccolto la sfida.
Suor Roberta Vinerba: quelle parole hanno prodotto in me un cambiamento
Lo ha raccontato anche a Monica Mondo su TV2000 nella trasmissione Soul:
La mia è una storia ordinaria da un certo punto di vista, perché è la storia di qualcuno che ha fatto il suo percorso e che poi a un certo punto intercetta qualcuno, un prete normale (...) un parroco che faceva il suo lavoro e che mi ha dato l'annuncio più strepitoso: "Dio ti ama". (...) quello che chiamiamo kerigma, questo annuncio ha toccato il mio cuore e ha cominciato a lievitare in me come un terremoto (...) e ha prodotto in me un cambiamento, quello che si chiama conversione.
La Vergine Maria mi ha mostrato cos'è la donna forte
Cruciale è stato prendere contatto...
(...) con la femminilità della Vergine Maria. Non è un’idea, con lei ho capito cos’è la donna forte: non quella arrabbiata che ero io, che doveva necessariamente ragionare in termini di rivendicazione e discriminazione. Quello che cercavo era una relazione di reciprocità, dove ciascuno potesse riconoscere degno l’altro. E questo l’ho trovato nel Vangelo, nella comunità ecclesiale. Avrò avuto anche fortuna, ho incontrato dei vescovi eccezionali, che hanno scommesso su di me.
I voti perpetui
Nel 1999 suor Roberta ha pronunciato i voti perpetui nella mani dell’allora arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, monsignor Giuseppe Chiaretti, consacrandosi in una forma di vita francescana diocesana.
Gli studi di suor Roberta Vinerba
Ha studiato Teologia morale fino a conseguire il dottorato alla Pontificia università Gregoriana, iniziando quindi ad insegnare questa materia teologica presso l’Istituto superiore di scienze religiose di Assisi, e nel febbraio 2018 ne è stata nominata direttore, la prima donna a ricoprire questo incarico nel nostro Paese.
Il ruolo della donna nella Chiesa
A proposito del ruolo della donna nella Chiesa Roberta afferma:
Se una persona è intelligente, lo è indipendentemente che sia una donna o un uomo. C’è un genio femminile che non sono le quote rosa, si tratta di valorizzare la reciprocità, maschile e femminile, che vanno sempre insieme (…) Puntare sull’avere più spazio, più ruolo è giusto, perché la comunità ecclesiale ha bisogno del genio femminile, come diceva Giovanni Paolo II. Però la via non è quella della contrapposizione o rivendicazione, non sono categorie evangeliche.
Odiava Giovanni Paolo II ma poi...
A proposito di San Giovanni Paolo II ha svelato a Soul:
per me era insopportabile (...) l'ho odiato, l'ho odiato. (...) l'ho scoperto forse la notte di Tor Vergata del giubileo del 2000. Forse lì c'è stata la resa completa a quest'uomo. Quella notte, quella voce. E io ero di quelli che stavamo in fondo, ero con i ragazzi, io ricordo (...) questa voce, aveva una voce Giovanni paolo II che ti parlava già da sola. Quando diceva: "Io vedo in voi le sentinelle del mattino di quest'alba del nuovo millennio, perché voi non vi piegherete - adesso mi commuovo - non vi piegherete a chi non tutela la vita, voi ripudierete la guerra, voi avrete cura della dignità della persona. (...) questo mi ha toccato profondamente. (...) Lui ha dato un volto a tutta la ricerca che io avevo fatto nella mia vita.
Suor Roberta Vinerba vive nella parrocchia di Santa Maria in Prepo (PG), dove da trent’anni si occupa della formazione cristiana degli adolescenti e dei giovani, oltre a collaborare con Tv2000 e ad essere autrice di svariati libri di pastorale familiare e spiritualità.
La domanda che la tormentava: perché bisogna morire?
Io ero affamata di due cose (...) della verità e della libertà. La verità perché, io avevo un problema, uno solo, non capivo perché bisognasse morire. (...) la mia vita era riuscita, ero una leader, una persona piena di amici, piena di interessi, quello che faceva riusciva (...) però dentro di me c'era questa cosa terribile. Più vivo, più sono felice, più faccio le cose, pi arriverà lo sbarramento della morte, l'assurdo della vita. (...) io cercavo la risposta a questo, quindi tanta rabbia e sete di verità. (...) e poi la libertà (...) che però l'ho vissuta come una libertà contro. Libertà contro l'autorità, libertà contro le regole, libertà contro la Chiesa.
Il santo del cuore di suor Roberta Vinerba
Oggi pensando al percorso compiuto si sente debitrice di tanti, familiari e religiosi, e c’è un santo in particolare che cammina al suo fianco:
(...) san Paolo mi ha strutturato. Il brano della lettera ai Romani "Chi ci separerà dall’amore di Cristo " di Romani 8 lo voglio come seconda lettura al mio funerale.
Una comunanza sulla “via di Damasco” dove entrambi hanno sperimentato la potenza e la misericordia del Signore.