Da papa, Joseph Ratzinger ha messo in atto degli sforzi senza precedenti per combattere la piaga degli abusi sessuali su minori da parte dei sacerdoti. Ma in realtà già da cardinale, aveva sollecitato una maggiore attenzione e più rigore in questi casi, esortando a una revisione in senso restrittivo delle garanzie processuali in caso di abusi sessuali e a provvedimenti che avrebbero dovuto, in taluni casi, per il bene dei fedeli, precedere l'eventuale concessione della dispensa sacerdotale.
L'unico che rimase a casa
Anche a costo di andare controcorrente, aveva preso posizioni chiare nei confronti di quanti erano accusati di pedofilia. Monsignor Charles Scicluna, per un decennio promotore di giustizia presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, ha ad esempio ricordato che nel 2004, quando il fondatore della congregazione dei Legionari di Cristo Marcial Maciel festeggiò nella basilica di San Paolo Fuori le Mura i sessant'anni di sacerdozio, andò tutta la curia romana, vescovi e cardinali compresi, e l'unico che rimase a casa fu Ratzinger, allora prefetto della Dottrina della Fede, che un mese dopo diede ufficialmente l'abbrivio all'investigazione vaticana nei confronti del sacerdote messicano, accusato di abusi.
La "sporcizia nella Chiesa"
Nel 2005, pochi giorni prima di essere eletto papa, Joseph Ratzinger aveva poi denunciato nelle meditazioni che aveva scritto per la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo la “sporcizia nella Chiesa”. Forse riferendosi proprio agli scandali per gli abusi sui minori da parte di membri del clero, all'epoca già scoppiati.
O pedofilo, o sacerdote
Diventato pontefice, ha affrontato con decisione la questione, confessando (visita apostolica negli Stati Uniti, 2008) che gli riusciva “difficile comprendere come sia stato possibile che alcuni sacerdoti abbiano potuto fallire in questo modo nella missione di portare sollievo, di portare l’amore di Dio a questi bambini” e dichiarando che i pedofili sarebbero stati esclusi “rigorosamente” dal presbiterato, perché “chi è veramente colpevole di essere pedofilo non può essere sacerdote”.
Il primo ad incontrare le vittime degli abusi
Benedetto XVI è stato il primo pontefice a incontrare le vittime degli abusi da parte di sacerdoti: ha iniziato il 17 aprile 2008 negli Stati Uniti, proseguendo poi in Australia nello stesso anno in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, a Malta e in Inghilterra nel 2010, in Germania nel 2011. Allo stesso modo, ha ordinato visite apostoliche a istituzioni colpite da episodi di pedofilia, come la congregazione dei Legionari di Cristo e la Chiesa in Irlanda, dove si sono verificati numerosi casi e i vescovi, come ha riconosciuto nella Lettera pastorale che ha scritto ai cattolici del Paese (2010), hanno commesso “gravi errori” nel trattare le cause relative.
Le norme sui delitti gravi
L'impegno di Benedetto XVI contro la pedofilia nella Chiesa è emerso chiaramente anche con l'emanazione, nello stesso anno, di una nuova versione delle norme sui delitti più gravi (“delicta graviora”) - versione aggiornata rispetto alla loro prima promulgazione nel 2001 -, tra i quali proprio gli abusi sessuali. Tra le novità introdotte rispetto alle norme precedenti, spiegava all'epoca il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, vanno sottolineate soprattutto quelle intese a rendere le procedure più spedite. Come la possibilità di non seguire la “via processuale giudiziale” ma di procedere “per decreto extragiudiziale” o di presentare al papa in circostanze particolari i casi più gravi in vista della dimissione dallo stato clericale.
Cambia la prescrizione
Per semplificazione, è prevista la possibilità di avere come membri del personale dei tribunali, o come avvocati o procuratori, non solo più sacerdoti, ma anche laici. Da notare anche il passaggio del termine della prescrizione da dieci a vent'anni, restando sempre la possibilità di deroga anche oltre tale periodo, l'equiparazione ai minori delle persone con limitato uso di ragione e l'introduzione di una nuova fattispecie, la pedopornografia.
Sacerdoti pedofili ridotti allo stato laicale
Nel corso del suo pontificato, Benedetto XVI ha anche ridotto allo stato laicale alcuni sacerdoti colpevoli di pedofilia o ha sostituito o accettato le dimissioni di altri che si erano macchiati dello stesso crimine. Nel 2011 ha poi ordinato ancora un'inchiesta, questa volta sugli abusi sessuali commessi nella Ealing Abbey e nella vicina scuola indipendente di St Benedict a Londra. Fino alla rinuncia al pontificato, annunciata l'11 febbraio scorso ed entrata in vigore il 28 dello stesso mese, Benedetto XVI non ha smesso di lottare contro la pedofilia all'interno della Chiesa e di cercare di “fare pulizia”. Il suo impegno prosegue ora con papa Francesco.