Oggi condividiamo con voi una testimonianza grande, quella di suor Chiara delle Sorelle minori del Cuore Immacolato. Una storia che mostra davvero come il Signore può raggiungerci e regnare nella nostra vita anche e soprattutto quando siamo apparentemente lontanissimi da Lui e dalla chiesa.
Seconda di quattro figli, suor Chiara nasce in una famiglia praticante ma si allontana presto dalla parrocchia e vive una ribellione lunga e profonda che la porta a mettere in discussione tutti i valori trasmessi dai genitori.
Suor Chiara: "pensavo che per essere liberi bisognasse superare i limiti"
Ho sempre avuto nel mio cuore il desiderio della libertà, per me la libertà arrivava a superare anche la felicità (...) per me la libertà era tutto (...) pensavo che per essere liberi bisognasse superare i limiti. (...) questo faceva nascere in me una grande ribellione
Questo grande desiderio di libertà si scontra con gli insegnamenti della chiesa:
i dieci comandamenti erano dieci imposizioni (...) un modo per essere liberi era andare contro questa Istituzione.
La madre resta incinta e la ragazza spera abortisca
Nel frattempo la madre scopre per la quarta volta di essere in attesa, una gravidanza non programmata e inaspettata che fa arrabbiare la ragazza. Non vuole un altro fratello e crede che la cosa più giusta sia che sua madre abortisca.
Quando mia madre rimase incinta di questo bambino io mi arrabbiai molto perché ormai eravamo grandi (...) avevamo la nostra tranquillità (...) mi diede fastidio (...) il quarto figlio è un peso (...) in cuor mio desiderai che lei abortisse. Ero a favore dell'aborto, difendevo i diritti della donna (...)
La gioia della nascita del fratello
Ma quando il fratellino nasce tutto cambia:
Quando questo bimbo nacque io mi innamorai follemente (...) a tal punto che un po' forse per mettere a tacere questo rimorso che mi portavo di volerlo uccidere, lo viziai terribilmente. L'ho coccolato molto, ma proprio è diventato il perno della mia vita (...) però questo non coincideva con la mia fede, ero molto distante dalla chiesa, ero contro i cattolici, questo mi rimaneva.
Suor Chiara e la lotta contro la Chiesa
Il suo obiettivo era quello di scoprire tutte le magagne dei sacerdoti per poi usare queste prove per screditare i cattolici:
Quando beccavo un cattolico dovevo metterlo con le spalle al muro (...)
Ma la domenica nonostante tutto andava a messa "obbligata" dai genitori.
La malattia del fratellino e i sensi di colpa
Per me era una lotta (...) ero terribile (...) in questo contesto - io mi ero già diplomata e stavo continuando gli studi - questo fratellino (di 9 anni NdR.) si ammala. Gli viene diagnosticata una terribile malattia allo stomaco, e si presenta in maniera prepotente. Una malattia che non si arrestava (...) l'avanzamento è stata una cosa travolgente, al punto che ha messo in pericolo la sua vita.
Suor Chiara e la prova più difficile della sua vita
Questa prova getta la giovane nello sconforto e nella disperazione, ha paura di perdere il fratello e si sente in colpa per aver pensato che non sarebbe dovuto nascere.
è stato il tempo più brutto di tutta la mia vita. Non solo ero preoccupata, dispiaciuta (...) io mi sono sentita responsabile, ho pensato nel mio cuore che quella era la punizione che Dio mi stava dando. Poiché io avrei voluto uccidere questo fratellino adesso pensavo il Signore lo fa morire così per dirmi: "hai visto? tu lo hai voluto far fuori e adesso io me lo prendo veramente".
Suor Chiara: "pensavo che con Dio le cose si potessero comprare"
Un periodo difficilissimo, un peso terribile sul cuore, non sa cosa fare. Vuole pregare, ma quali preghiere recitare? Non sopporta la "cantilena" del Santo Rosario però è convinta che con Dio si possa dialogare per raggiungere un compromesso, vive la fede come un dare e avere:
Io pensavo che con Dio le cose si potessero comprare, fosse un po' come "tu fai qualcosa per me e io faccio qualcosa per te". E allora dissi al Signore: "chiunque tu sia, ovunque tu ti trovi, io ti chiedo di salvare la vita di questo bambino (...) sono disposta a tutto, prenditi tutto quello che abbiamo (...) fa' che rimaniamo poveri, prenditi tutto, ma salva la vita di questo bambino. E io in cambio sono disposta a fare qualunque cosa". Anche la cosa che ho più in odio, che era frequentare i cattolici. "Se tu intervieni con potenza nella vita di questo bambino io sono disposta a pagare andando in un gruppo cattolico, nella Gifra, la gioventù francescana".
"Dovevo pagare il mio debito"
Il Signore non tarda a rispondere e la malattia si arresta improvvisamente. Perciò alla ragazza non le resta che pagare il suo debito e frequentare questo gruppo che ritiene composto da depressi, sfigati, gente noiosa. La sorella già ne faceva parte. Le prime volte resta del tutto in disparte: non da' confidenza a nessuno, rimane distante, non parla. Ma poi qualcosa cambia: resta stupita dalla semplicità di questi ragazzi. Non hanno paura di mostrare i propri difetti, le proprie debolezze.
La missione in Albania e lo sguardo di Dio
Continua contenta a frequentare il gruppo e poi decide di partire in missione in Albania per aiutare gli ultimi e rendersi utile. Lì, nell'assoluta precarietà, fa esperienza di una pace e di una soddisfazione straordinarie, una felicità insensata visto il luogo povero e la totale mancanza di svaghi. Si occupa di pulire e ordinare la cappella, partecipa all'Adorazione eucaristica, e lì, faccia a faccia con il Signore si sente per la prima volta guardata e amata da Lui.
La chiamata di suor Chiara
Al rientro in Italia nulla è come prima: la messa quotidiana diventa la routine, il rapporto con il fidanzato si fa più complicato e per la prima volta le balena in testa l'idea di diventare suora.
Nonostante le paure, le resistenze, i dubbi, la chiamata si fa sempre più potente. Con il Sì a Dio suor Chiara scopre un amore che non finisce. E sperimenta che la pienezza si raggiunge facendo la Sua volontà, dando gloria a Lui.
Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo