Padre Pio ha avuto una relazione epistolare molto importante con una sua figlia spirituale: Raffaelina Cerase. Definendosi più volte “peccatrice incallita”, cercando (ed ottenendo) a tutti i costi incontri spirituali con il frate di Pietrelcina, il rapporto tra la donna foggiana e Padre Pio è stato strumentalizzato da alcuni autori.
L’esatta cronologia dei fatti
Nel libro “Padre Pio e Raffaelina Cerase” (Mimep Docete) di Marcello Stanzione e Francesco Guarino, si riporta l’esatta cronologia della relazione epistolare tra i due, che attesta il percorso di crescita interiore di Raffaelina, avulso da ogni altro riferimento (non spirituale) nei confronti dell’allora giovane Padre Pio.
“L’alba di un angelo”
Raffaelina Cerase – Lellina, vezzeggiativo famigliare – nobildonna foggiana vissuta tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento (1868–1915), nasceva a Foggia, in Puglia, da una famiglia di possidenti terrieri. Padre Benedetto Nardella – nel suo libretto biografico sulla nobildonna – definisce la sua nascita “l’alba di un angelo”.
Le cure della zia suora
Raffaelina fu affidata alle cure spirituali della zia suora che dimorava presso il convento delle Carmelitane a Lucera, qui rimase fino all’età di sette anni, prima di tuffarsi, come lei stessa scriverà nel carteggio con padre Pio, completamente nella vita mondana «cieca, sorda, scellerata». Un serie di eventi, luttuosi, tuttavia, sembra determinante nella sua vita: la morte del padre avvenuta nel 1904.
La rottura in famiglia
Alla scomparsa del padre, iniziano tutta una serie di disaccordi con il fratello Matteo per motivi di interesse che la porteranno, insieme alla sorella Giovina, ad allontanarsi dalla casa paterna e ad abitare per sette anni, dal 1907 al 1914, in «esilio», come lei stessa afferma, in una casa presa in fitto.
La conversione
La conversione di Lellina avvenne all’età di ventun anni, nel 1889, quando la sua condizione di nubile si è già pienamente tratteggiata.L’esempio della zia suora morta in concetto di santità, tuttavia, sarà per lei un esempio che lascerà una traccia indelebile nella sua parabola esistenziale.
La conoscenza epistolare con Padre Pio
Conobbe padre Pio verso la fine del 1914, attraverso il suo padre spirituale padre Agostino da san Marco in Lamis. Chiede a lui il permesso per iniziare un carteggio e lui acconsente. La ristabilita pace in famiglia avvenuta nel 1915, Raffaelina la attribuisce proprio alle preghiere di intercessione di padre Pio.
Il Terz’Ordine
In virtù di ciò, si iscrive al Terz’Ordine Francescano nel vicino convento dei Cappuccini, nello stesso tempo milita insieme a Giovina tra le fila dell’Azione Cattolica femminile. Entrambe malate, intraprendono molti viaggi.
I primi sintomi del tumore
Nel giugno 1914 trovandosi ospiti a Savona in una pensione di suore, pensano di raggiungere Lourdes, ma lo scoppio della guerra le riporta a Foggia, dove nel marzo del 1915 ottengono il permesso di impiantare un oratorio privato. Trascorrono le vacanze nell’Isola di Ischia, a Casamicciola, dove Raffaelina nell’estate del 1915 avverte i primi sintomi di un grave tumore.
La conoscenza fisica con Padre Pio
Solo il 17 febbraio del 1916, Raffaelina Cerase ha modo di conoscere padre Pio, giunto a Foggia per trasferirsi nel convento di Sant’Anna. A lungo aveva desiderato l’incontro e aveva cercato invano, insieme a padre Agostino da San Marco in Lamis, di condurlo a Foggia. Muore il 25 marzo dello stesso anno assistita proprio dal suo padre spirituale.
Il “buio” e le “tenebre” di Raffaelina
Il concetto che spesso torna nelle lettere di Raffaelina con il suo padre spirituale è il «buio», la «notte», le «tenebre» come angoscia di una vita trascorsa tra lotte e dispiaceri: «Ho un cruccio [...] le tenebre mi fanno paura, mi opprimono» (27.5.1914).
Il distacco dalle cose terrene
Quello che Lellina sta attraversando è il distacco dalle cose terrene, la notte della desolazione in cui tutti i mistici passano prima di raggiungere l’unione trasformante con Cristo. Si sperimenta questa purificazione quando dallo stato di ebbrezza provato all’inizio della vita spirituale, soprattutto nella conversione, si passa ad uno stato di cammino per cui ci si lavora e nello stesso tempo si viene lavorati per essere uniti a Dio e per piacere a Lui solo.
La richiesta a Padre Pio
Nella lettera del 24.3.1914, Raffaelina Cerase scrive a padre Pio pregandolo di intercedere presso Gesù affinché non la scacciasse, «che la facesse morire» a sé stessa. Anche nelle lettere successive, si noti una certa tribolazione della sua anima. In questa ricerca di elevazione spirituale, fortemente richiesta, giunge perfino a rimproverare a padre Pio il silenzio sulla sua privilegiata esperienza santificante che lei vuole condividere a tutti i costi: «Io so tutto di voi, perché tacere con me? Perché nascondere?» (13.5.1914).
“Un pò di luce, padre”
Nella lettera del 8.4.194 arriverà a dire: «Un po’ di luce, padre, l’aspetto da voi, dalla vostra carità, luce ai miei passi, moto santo a questa mia vita inerte e stupida, fuoco puro divino al mio cuore di ghiaccio». In questo cammino l’esaltazione del dolore, che padre Pio infonde in lei quale sorgente di gioia per essere stata chiamata a cooperare alla salvezza delle anime, viene indirizzato in una illimitata fiducia in Gesù e nell’azione dello Spirito Santo.
Il desiderio della perfezione cristiana
Il primo passo verso la perfezione cristiana è quello di desiderarla. Il desiderio in Raffaella è un movimento dell’anima stessa verso Gesù, in pratica accettare l’idea che la grazia divina si manifesta attraverso i tormenti dello spirito e del corpo. Padre Pio la conduce per mano in questa sua ricerca della perfezione.
Il cambiamento di Raffaelina
Padre Pio, nel silenzio del «cuore» la invita a offrire lodi e benedizioni a Dio, a perseverare nel desiderio di soffrire, a essere umile, ubbidiente e caritatevole, ad accettare la malattia e le sventure e ad avere fiducia in Gesù. Ma il cambiamento Raffaella lo avverte piano piano. Non si rende conto del grande lavoro che padre Pio le sta facendo nella sua anima. Si sente sempre in preda alle passioni, prigioniera delle miserie del corpo a tal punto da pensare di praticare con troppa superficialità e distrazione le pratiche cristiane (15.9.1914).
“Lunghi colloqui spirituali”
Ogni mattina, fino al giorno della morte il 25 marzo 1916, padre Pio si recava a Foggia trovare donna Raffaelina, trattenendosi con lei in «lunghi colloqui spirituali», celebrando a volte anche la santa messa nella cappella privata del palazzo.
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