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Alla scoperta dello Smoking Bishop, il punch preferito di Ebenezer Scrooge

CHRISTMAS CAROL
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Lucia Graziano - pubblicato il 22/12/22
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È il punch che Ebenezer Scrooge offre a Bob Cratchit al termine del Canto di Natale, quando rincontra in ufficio il suo impiegato dopo le feste di fine anno. Ma qual è, esattamente, la storia dietro allo Smoking Bishop: e perché quel nome così strano?

«Buon Natale, Bob» esclama Ebenezer Scrooge all’alba del 26 dicembre, rincontrando in ufficio il suo impiegato. «Vi aumenterò il salario e farò tutto ciò che è possibile per assistere la vostra famiglia che ha tanto dovuto lottare. Ne discuteremo oggi stesso, di fronte a uno Smoking Bishop!».

Sono le ultime parole pronunciate da Scrooge a conclusione del Canto di Natale: e se il lettore è certamente molto lieto di registrare la conversione del cuore di quel vecchio (ormai non più) bisbetico e taccagno, c’è un dettaglio vagamente destabilizzante nelle parole che Cratchit si sente rivolgere. Tecnicamente, cos’è quello Smoking Bishop di fronte a cui Ebenezer Scrooge voleva discutere di un aumento salariale? Dobbiamo immaginarci una contrattazione sindacale condotta al cospetto di un vescovo tabagista che sovrintende come arbitro super partes?

No, evidentemente.

Quei punch d’età vittoriana chiamati come gli ecclesiastici

Nell’Inghilterra d’età vittoriana, lo smoking bishop era un punch particolarmente apprezzato nei salotti dell’alta borghesia: di fatto, era un vin brûlé a base di porto e aromatizzato col profumo di agrumi. Veniva consumato spesso e volentieri lungo tutto il periodo invernale, ma era soprattutto durante i giorni di Natale che il punch rallegrava gli incontri conviviali. Lo si beveva in compagnia, e anzi: nel periodo delle feste, i palazzi signorili erano soliti prepararne buone scorte che lasciavano sobbollire sul fuoco del camino, per poter offrire qualcosa di caldo a ospiti improvvisati, fornitori di passaggio e Christmas carolers che bussavano alla porta.

In particolar modo, il punch preferito di Ebenezer Scrooge era definito smoking perché veniva servito ancora fumante; quanto al bizzarro nome di bishop, gli veniva attribuito perché il drink faceva parte della più ampia categoria di bevande che, nell’Inghilterra vittoriana, prendevano il nome di ecclesiasticals.

Incredibile ma vero, si trattava di una serie di cocktail con nomi che si rifacevano a cariche della gerarchia cattolica: lo smoking archbishop era un punch a base di claret; lo smoking cardinal aveva champagne e tokaji tra gli ingredienti; preparare un punch a base di arance e vino bianco avrebbe permesso di festeggiare in compagnia di uno smoking pope. Ma poiché sono spesso le ricette più semplici a dare la maggior soddisfazione, confesserò che l’ecclesiastical che mi attira più di tutti è l’umile smoking beadle: vino speziato con infusione d’uvetta, a dar vita a un sacrista tabagista.

Una sottile vena di anticattolicesimo, nei passatempi di Ebenezer Scrooge

V’era una dimensione di sottile presa in giro, dietro all’onomastica di questi punch. L’Inghilterra vittoriana era una nazione in cui era ancora molto forte l’antipatia anticattolica: v’era dunque garbata irrisione, all’insegna dello humor britannico, nei nomi che erano stati assegnati a queste bevande (e che, ovviamente, erano comici perché alludevano all’esistenza di alti prelati col vizio del tabagismo).

Come spiega Elizabeth Gabay, storica della cucina e autrice del blog A History of the World through a Bowl of Punch, gli ecclesiasticals erano bevande che portavano con sé un deciso «tono protestante di anti-cattolicesimo»: e anche questo, a suo modo, è un dettaglio interessante per meglio comprendere la psicologia di quel brontolone conservatore che era Ebenezer Scrooge. Addirittura, esistevano all’epoca dei club per gentiluomini in cui era d’abitudine servire questi punch in grandi contenitori che avevano la forma d’una mitria: «ci si ubriacava e al tempo stesso si prendeva in giro la Chiesa Cattolica», spiega la storica.

Indubbiamente, verrebbe da commentare che esistono dei modi migliori per passare il tempo. Ma, in realtà, se riusciremo a mettere da parte la sgradevole venatura anticattolica che s’accompagnava a queste serate alcoliche, ci renderemo conto che questi punch natalizi, da bere comunitariamente in un clima di allegria distesa, appartenevano a un mondo “vecchio stile” fatto di gioviale amichevolezza. Probabilmente, nelle intenzioni di Dickens, quella tazza di punch natalizio che il protagonista del Canto di Natale offre al suo impiegato voleva segnalare un ritorno di Scrooge ai valori che aveva vissuto nei suoi “Natali del tempo passato” – quelli in cui i gentiluomini si prendevano cura dei loro sottoposti e gli impiegati lavoravano volentieri per imprenditori gioviali e sorridenti.

E peccato per quella irridente sfumatura anticattolica che s’accompagnava a bevande come lo Smoking Bishop. Qualcosa, in Scrooge, stava comunque cominciando a cambiare: accontentiamoci così, e sorridiamo nel guardarlo incamminarsi verso il bene.

Volete festeggiare anche voi in compagnia di uno Smoking Bishop? Ecco la ricetta

Nel 1907, dando alle stampe una riedizione del Canto di Natale, il curatore Gordon Brown sentì il bisogno di inserire nelle note a piè di pagina la ricetta dello Smoking Bishop, a vantaggio di quei lettori che avessero voluto festeggiare il Natale alla stessa maniera di Scrooge. E così facciamo anche noi, per chi volesse dilettarsi ai fornelli per un Natale dal sapore (davvero) dickensiano!

Ingredienti per circa sei bicchieri:

6 arance

2 limoni

8 chiodi di garofano

750 ml di vino rosso

750 ml di porto o altro vino liquoroso

100 g di zucchero di canna

mezzo cucchiaino di zenzero in polvere

mezzo cucchiaino di cannella in polvere

mezzo cucchiaino di noce moscata

Preparazione:

Cuocere in forno arance e limoni per circa un’ora e mezza, a 120°: la buccia dovrà affumicarsi fino a diventare marroncina. A quel punto, immergete la frutta, le spezie, lo zucchero e i chiodi di garofano in una ciotola che avrete riempito con 750 ml di vino rosso; coprite, e lasciate in luogo caldo per almeno una notte.

Il giorno successivo, rimuovere le arance e i limoni dalla ciotola, tagliateli e spremete nel vino il loro succo. Passate il tutto al setaccio per liberare il vino da eventuali detriti: a quel punto, trasferitelo in un pentolino, riscaldatelo a fiamma viva e fatelo sobbollire per cinque minuti. A quel punto, aggiungete il porto e fate cuocere a fuoco basso per altri 20 minuti, per permettere agli aromi di amalgamarsi. Negli ultimi due-tre minuti prima di servire, alzate la fiamma per far “fumare” il vostro vescovo: e avrete ottenuto un eccellente Smoking Bishop, in pieno stile dickensiano

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