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L’infaticabile Pietro Canisio, polemista delicato ed empatico

PETRUS CANISIUS
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Aliénor Goudet - pubblicato il 21/12/22
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Celebre per la sua determinazione e per l’incredibile energia, il gesuita Pietro Canisio (1521-1597) è stato un difensore dei costumi cristiani e della conoscenza. Festeggiato il 21 dicembre, ha pure rivoluzionato l’insegnamento cattolico attraverso l’Europa.

Svizzera, 1580. Che agitazione, a Friburgo, in questa giornata nebbiosa! Mormorii percorrono le strade e diversi abitanti si affrettano verso la porta d’ingresso nella città. La folla si accalca per tentare di vedere la carrozza che porta loro il padre Pietro Canisio. 

La sua reputazione lo precede senza sforzo. Impossibile elencare i grandi uomini colti dell’epoca senza menzionare questo gesuita dal temperamento fiammeggiante. Si dice che abbia rifiutato l’episcopato per consacrarsi all’educazione cattolica. È un onore per Friburgo, essere il luogo della sua nuova missione! 

Una vita al servizio del sapere 

Originario dei Paesi Bassi, fu il suo incontro con Pietro Favre a convincerlo a farsi gesuita. Innamorato di Cristo e delle Sacre Scritture, i suoi studi a Colonia non fecero che acuire la sua sete di sapere. La sua rettitudine e la sua eloquenza vennero presto notate: lo inviarono a predicare in Germania, in Austria, in Svizzera… 

Il suo avversario più tenace era Lutero. La riforma protestante era per Pietro un abominio innominabile. Divenne traduttore dei testi antichi perché i cattolici avessero accesso ai saperi dei Padri della Chiesa. Benché fosse granitico nelle proprie convinzioni, Pietro restava anche di dolcezza infinita verso i protestanti: 

Mai la piccolezza e l’arroganza vengano a insozzare il discorso di chi si dice innamorato di Dio! 

Tramite le sue parole, le lettere e il dibattito Pietro sperava di guadagnare i cuori e gli spiriti. Un’altra grande preoccupazione del futuro santo veniva dall’ignoranza di molti cattolici. Prendendo esempio dai metodi dei protestanti, scrisse un suo proprio Catechismo. Già quando era in vita, l’opera conobbe un successo incredibile. 

I principi e i vescovi gli chiedevano spesso consiglio, e lui non esitava a denunciare le devianze del clero. Di giorno, Pietro insegnava; di notte, scriveva. Andava dove lo chiamavano e si impegnava anima e corpo nella sua missione. 

L’ultima missione 

Dopo aver fondato 18 collegi e rivoluzionato l’insegnamento cristiano, ecco Pietro a Friburgo. Un sorriso gli increspò le labbra, al vedere la folla mentre scendeva dalla carrozza. Saranno delusi al vedere che il famoso Pietro Canisio non è che un vecchietto affaticato? Malgrado l’età avanzata, il gesuita non si dava tregua. Al contrario, era lì per un motivo ben preciso. 

Papa Gregorio XIII l’aveva mandato a fondare il nuovo collegio Saint-Michel. C’erano alcuni problemi finanziari, ma i lavori furono avviati e i corsi cominciarono nel 1582. Come da sua abitudine, Pietro avviò un insegnamento che privilegiava il sapere e la verità. Difese molto lo studio delle opere antiche, anche pagane. 

Come potremmo insegnare senza conoscere gli scritti degli altri? Tanto varrebbe chiuderli direttamente, i nostri collegi! 

Scongiurava pure i suoi allievi di avere empatia verso i loro avversari. Nessuno si abbassi ad umiliare i suoi nemici o tema di apprendere da loro. La sapienza viene attraverso il dibattito e la ricerca della verità. 

Se non siete d’accordo con me, venite a trovarmi – diceva – e ne discuteremo. 

Il collegio Saint-Michel è l’ultima opera di Pietro Canisio, che si spense il 21 dicembre 1597. Venne canonizzato e nominato Dottore della Chiesa nel 1925 da Pio IX. Così terminava la missione dell’infaticabile gesuita. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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