Non si sa chi abbia inventato questa storia. Non fa parte della Rivelazione, è solo una leggenda, ma potrebbe anche essere accaduta. Parliamo sempre dei tre Re Magi, e questo è ciò che viene riportato nel racconto biblico. Pochi sanno che un quarto re partì per conto suo alla volta di Betlemme. Lungo il cammino perse la sua stella, e per questo non riuscì ad arrivare da Gesù per consegnargli i suoi doni. Fu una grande delusione. Dopo tutto, aveva intrapreso un viaggio così lungo proprio per quel motivo.
Si chiamava Artabano, e viene descritto come “un uomo dalla barba lunga e dagli occhi nobili e profondi”, che nell'anno 4 a.C. risiedeva sul monte Ushita. Attraverso l'oracolo, di cui era esperto, seppe che sarebbe venuto al mondo un essere che avrebbe portato il perdono dei peccati. Melchiorre, Gaspare e Baldassarre, venuti anche loro a sapere della notizia, gli inviarono un messaggio invitandolo a unirsi a loro nel cammino per raggiungere il Salvatore della specie umana, nato in un'umile stalla di Betlemme. Nessuno aveva dato alloggio alla sua famiglia, e un asino e un bue le offrivano calore in quella fredda notte. Sapevano che una luce splendente li avrebbe guidati fino al Bambino. I quattro Re Magi avevo avevano stabilito la ziggurat di Borsippa, nell'antica Mesopotamia, come punto di incontro per arrivare a Betlemme.
Volevano conoscere il Messia. Era questa la motivazione principale e la ragione di un viaggio così rischioso, soli nel deserto, seguendo la luce di una stella che li avrebbe guidati fino a Betlemme, un paese piccolo ma destinato a dare al mondo il Re dei Re, né più né meno che il Figlio di Dio.
“E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei affatto la minima fra le città principali di Giuda;
perché da te uscirà un principe, che pascerà il mio popolo Israele”.
Un'eclissi ha coperto la nova
Artabano preparò il suo cavallo, scelse con attenzione le offerte destinate al Messia - un diamante, un diaspro e un rubino - e intraprese il viaggio. Lungo il percorso accaddero però molte cose che lo fecero ritardare, perdendo il contatto con gli altri Magi. Altre versioni affermano che si sia perso per un'eclissi che gli impedì di continuare a vedere la grande stella di Natale che lo avrebbe aiutato ad arrivare alla mangiatoia in cui si trovava il neonato.
L'astronomo Mark Kidger, dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA), ha dichiarato sulla rivista Astronomy che è possibile che sia esistito un quarto re che si perse lungo il cammino e non riuscì ad arrivare a Betlemme per un fenomeno che lo avrebbe indotto in errore. Secondo l'esperto, quella stella seguita da tutti i re poteva essere una nova.
Un ritardo caritatevole
Artabano aveva un forziere pieno di pietre preziose da offrire al bambino di Betlemme, ma lungo il tragitto incontrò persone in difficoltà che avevano bisogno di aiuto. Caritatevole e generoso, aiutò tutti con il suo prezioso carico. Lasciava a ciascuno lasciava una gemma, un brillante o una perla, e poi ripartiva.
Incontrò poveri, malati e reclusi, persone che erano state aggredite, picchiate e spogliate dei loro averi. Artabano, da buon samaritano, svuotò il suo forziere nel tentativo di assistere tutti.
Cercò per trent'anni
Quando arrivò finalmente a Betlemme, il Bambino e i Suoi genitori erano già partiti per l'Egitto per sfuggire alle grinfie del re Erode che voleva assassinarlo. Gli altri Magi erano scomparsi dopo aver raggiunto il loro obiettivo di adorare il Bambino. Artabano era triste e deluso, ma non si diede per vinto, decidendo di continuare a cercare il Bambino senza l'aiuto della stella.
Basandosi sulla leggenda, nel 1896 Henry van Dyke ha scritto un racconto di Natale, intitolato L'altro Re Mago, in cui ha raccontato la storia di Artabano, il re che non arrivò mai a destinazione ma non sapeva che gli aspettava un destino brillante come la stella che aveva perso in cielo.
Si dice che abbia trascorso 30 anni cercando di trovarlo. In quel lasso di tempo, continuò ad aiutare i bisognosi lungo il cammino. Percorse tutta la terra, e un giorno arrivò a Gerusalemme proprio nel momento in cui una folla infuriata chiedeva la morte di un pover'uomo. Guardandolo, riconobbe nei suoi occhi qualcosa di speciale. Tra il dolore, il sangue e la sofferenza, poteva vedere in quegli occhi occhi il bagliore della stella. E allora capì che quel condannato che stava per essere giustiziato era il Bambino che aveva cercato a lungo!
Si narra che, scoprendo che Gesù Cristo stava per essere crocifisso sul Golgota, si dispose ad andare lì per consegnare il diaspro come offerta tardiva. Lungo la strada, però, vide un padre vendere la figlia per saldare i debiti. Artabano utilizzò l'ultima pietra preziosa rimasta per liberarla. In quel preciso momento Gesù spirava sulla Croce. La terra iniziò a tremare, una pietra lo colpì alla testa e rimase gravemente ferito al suolo.
L'ultima perla
E la leggenda finisce così: “La tristezza riempì il suo cuore, ormai vecchio e stanco custodiva ancora una perla nella sua borsa, ma era ormai troppo tardi per offrirla al Bambino che ora, divenuto uomo, pendeva da una Croce. Sentiva di aver fallito nella sua missione...
Non avendo altro posto dove andare, rimase a Gerusalemme per attendere la morte.
Erano passati solo tre giorni quando una luce ancora più brillante di quella della stella riempì la sua stanza. Era il Risorto che andava da lui!
Il Re Mago, cadendo in ginocchio davanti a Lui, prese la perla che gli era rimasta e tese la mano mentre si chinava. Gesù la prese teneramente e gli disse:
“Non hai fallito. Al contrario, mi hai incontrato per tutta la vita. Ero nudo e mi hai vestito. Avevo fame e mi hai dato da mangiare. Avevo sete e mi hai dato da bere. Ero imprigionato e mi hai fatto visita. Perché io ero in tutti i poveri che hai assistito lungo il tuo cammino. Grazie per i tanti regali d'amore, ora sarai sempre con me, perché il Cielo è la tua ricompensa...”
Qualcosa di grande accadde tra gennaio e marzo
Aveva alleviato le pene di tanti poveri che la soddisfazione che non si aspettava era più bella di tutte le sue pietre preziose, e il riconoscimento di Gesù il suo privilegio impensato.
Secondo gli astronomi, il leggendario re chiamato Artabano avrebbe perso i riferimenti dopo che la Luna e la nova erano in congiunzione, il che coprì la luce, lasciandolo senza guida. A loro avviso, tutto questo non accadde un 6 gennaio, ma “verso il 21 marzo dell'anno 5 a.C.”. Una spiegazione reale a una leggenda diventata racconto natalizio.