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Il pettirosso di Natale: una dolcissima leggenda inglese

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Lucia Graziano - pubblicato il 15/12/22
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Il pettirosso è uno dei simboli più caratteristici del Natale inglese. E non lo è per caso: dietro a questa associazione, si cela una leggenda tenera e commovente.

La globalizzazione fa sentire i suoi effetti anche nel campo delle decorazioni di Natale: pian piano, anche i negozi nostrani stanno cominciando a mettere in vendita piccoli ornamenti a forma di pettirosso, deliziosamente teneri con le loro piumette arruffate.

Sono decorazioni esteticamente graziose, che probabilmente avranno già strappato più di un sorriso a molti di noi. Ma, al tempo, stesso, paiono strane ai nostri occhi: i pettirossi sono carini, senza dubbio, ma cosa c’entrano col Natale? Quale storia si cela dietro a questo simbolo natalizio, così poco presente nella nostra cultura da risultarci anonimo?

Beh: in Inghilterra, là dove è nata la tradizione, esistono alcune deliziose leggende che spiegano l’associazione tra il pettirosso e il periodo festivo. Scopriamole assieme, e guarderemo con occhi nuovi a questo tenero simbolo festivo.

La festosa giovialità del pettirosso: una storia vera

Prima di dar spazio alla leggenda, converrà fare una premessa di natura ornitologica: nei mesi invernali, il piccolo pettirosso cambia in maniera percettibile il suo modo di stare al mondo. 

Innanzi tutto, tende ad avvicinarsi sempre più ai centri abitati alla ricerca di qualche briciola di cibo. E anzi: quella creaturina, solitamente timorosa e schiva, non disdegna di posarsi sui davanzali delle finestre se si rende conto che qualche anima pia ha lasciato per lei del mangime da becchettare.

Ma non solo! Traendo il massimo vantaggio dal grasso accumulato nel periodo autunnale, quando l’inverno si avvicina i pettirossi riescono ad aumentare il loro peso corporeo che passa dai 18 ai 25 grammi in media; al tempo stesso, il loro piumaggio si arruffa per aiutare le bestiole a proteggersi dal freddo. 

Insomma: sotto Natale, il timido e gracile pettirosso si trasforma improvvisamente in una creatura rubizza, grassottella e amichevole, che cerca la compagnia umana e che, col suo “panciotto” d’un rosso sgargiante, dona colore a un paesaggio innevato e spento. Riuscite a immaginare qualcosa di più deliziosamente festivo?

La carità cristiana del pettirosso: una leggenda medievale

Ma dietro alla simbologia natalizia del pettirosso c’è molto più di questo dato biologico.

Nelle isole britanniche, esisteva da tempo immemore la convinzione che il pettirosso fosse in qualche modo legato alle anime dei defunti: si trattava di un credo molto antico, attestato già nel Medioevo (che, secondo alcuni autori, potrebbe avere origini druidiche: in realtà, non esiste alcuna fonte che permetta di sostenere tale affermazione). 

Una leggenda attestata in Irlanda sosteneva che il petto dell’uccello fosse rosso perché la bestiola aveva l’abitudine di scendere tra le fiamme del Purgatorio nel tentativo di portare nel suo becco qualche goccia d’acqua che poi versava sui peccatori che lì scontavano la loro colpa, nella speranza di poter dar loro un po’ di ristoro. Capitava talvolta che una fiammata lambisse il suo petto, ustionando l’uccellino e bruciando le sue piumette, ma ciò non bastava a far desistere il pettirosso: che, benevolo, di giorno in giorno continuava a esercitare quel piccolo gesto di carità. 

Un’altra leggenda, nota in tutte le isole britanniche, dipingeva il pettirosso nell’atto di creare piccole tombe di foglie tutt’intorno ai cadaveri rimasti insepolti delle persone che erano morte in solitudine in mezzo ai boschi, magari a causa di un incidente di viaggio o perché vittime dell’agguato di un brigante. Nel tentativo di dar loro degna sepoltura, il pettirosso si avvicinava a quei poveri corpi straziati e così facendo si macchiava di sangue il suo candido piumaggio: ecco il segno e il costo della carità!

E pian piano, nell’immaginario collettivo, il pettirosso cominciò a prestare i suoi uffici di necroforo a un defunto del tutto particolare: Gesù Cristo in croce. In questo caso, la leggenda tardomedievale raccontava di come l’uccellino, vedendo Gesù in agonia, si fosse posato sul suo capo tentando di alleviare le sue sofferenze. Stringendo il suo beccuccio attorno a una delle spine della corona, avrebbe provato a tirarla via… con risultati ormai prevedibili: secondo la leggenda, l’uccellino riuscì nella sua impresa ma sì ferì nel tentativo; e il sangue cominciò a imporporagli il petto mescolandosi a quello del crocefisso. Gesù, grato per quel gesto, volle benedire attraverso le generazioni la discendenza del pettirosso, rendendo per l’appunto rosso sangue il suo piumaggio: un segno per far sì che non si perdesse la memoria di quel piccolo atto di carità. 

Il pettirosso e Gesù Bambino: una dolcissima leggenda di Natale 

Risale invece all’Inghilterra vittoriana una rielaborazione in chiave natalizia delle leggende medievali: in questa rilettura, era a Gesù Bambino – e non a Cristo in croce – che il piccolo uccellino rivolgeva le sue cure. 

Accorso alla capanna dopo aver intuito che in quel luogo era successo qualcosa di grande, il dolce pettirosso s’era fatto largo tra pecorelle, asini e cammelli per poter contemplare da vicino il Bambinello. E si era sentito stringere il cuore nel vederlo lì, «al freddo e al gelo», posato in una mangiatoia nella fredda stalla. Il bue e l’asinello si stavano dando da fare per scaldare il neonato col loro fiato, e il pettirosso non volle essere da meno: cominciò a svolazzare sopra al fuoco che era stato acceso vicino alla mangiatoia, tentando di sospingere verso il bimbo tutta l’aria calda grazie ai battiti delle sue ali. Possiamo già immaginare la fine di questa storia: naturalmente, il pettirosso riuscì nella sua missione, ma naturalmente si ustionò il petto nel farlo; e Gesù Bambino, guardando con tenerezza a quel suo piccolo aiutante, volle far scendere su di lui la sua benedizione. 

Ed è questa – secondo la leggenda inglese – la ragione per cui il pettirosso ha ancor oggi piume di color vermiglio. A donargliele, fu un miracolo di Gesù Bambino: che in tal modo volle assicurarsi che tutti potessero conoscere il buon cuore dell’uccellino e raccontare, attraverso i secoli, questa bella storia di Natale.

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