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Come Maria fa sì che viviamo senza paura e con pace

Zbliżenie na oczy wizerunku Matki Bożej z Guadalupe
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Carlos Padilla - pubblicato il 14/12/22
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Juan Diego ha sentito l'abbraccio di Nostra Signora di Guadalupe quando voleva fuggire. Sulle sue labbra non c'erano rimproveri né lamentele, solo amore e misericordia

Guardo Maria. Sul Tepeyac sorride a Juan Diego. La guardo commosso, come quell'indio, quel Juan Diego che voleva in mille modi fuggire da una missione troppo grande per lui.

Voleva evitare Maria con una scusa, suo zio era molto grave. Non c'era qualcun altro che potesse farlo? Perché lui che non era nessuno?

Altri avrebbero servito Maria, o altrimenti lui ma più tardi, quando il problema di salute di suo zio si fosse risolto.

Ma Maria ha scelto lui, il più piccolo dei suoi figli. È andato da lui quando questi cercava di evitarla.

Dio sceglie i piccoli per sorprendere i saggi e gli arroganti, quelli che pensano di essere qualcosa e di sapere tutto. Quelli che credono di avere sempre ragione e di non aver bisogno di nessuno per fare ciò che Dio chiede loro.

Confidare in Maria

È così sottile l'inganno del mio orgoglio, della mia vanità... Mi fa pensare che posso farcela da solo, che sarò capace di arrivare alla meta prima di chiunque altro.

Sono intelligente e sveglio. Valgo. Dio non può fare a meno di me. E gli altri non sono tanto capaci di fare le cose. Sorrido soddisfatto nella mia vanità.

Oggi guardo Juan Diego. Un bambino uomo. Pauroso, incapace, debole, bisognoso, duro e coraggioso. Responsabile dei suoi. Preoccupato, audace.

Lo guardo come quel bambino che ha una santa purezza nello sguardo. Forse è di questo che si tratta quando penso a Maria. Di essere un bambino davanti a Lei, tra le sue braccia. Di confidare nella mia debolezza.

Il miracolo dei fiori

Juan Diego obbedisce a Maria e sale su una collina su cui non ci sono fiori, perché non è periodo, perché non è possibile. Arriva lì e trova dei fiori meravigliosi.

E allora crede nel miracolo. È la prova di cui il vescovo ha bisogno per credere, per costruire una piccola chiesa.

Corre con la prova dentro la sua tilma. Arriva davanti al vescovo felice e apre il mantello. Le rose mervigliose si spargono al suolo.

Ce l'ha fatta. Ci è riuscito. Cos'altro può chiedere il vescovo? La prova è lì. È stato in grado di portare i fiori, e questo basta.

Maria lo ha reso possibile, ma lui è stato lo strumento. Ha messo la prova che serviva.

Sono fiori meravigliosi che era impossibile che fossero lì in quel periodo. E sorride soddisfatto vedendo lo stupore del vescovo.

La meraviglia di Maria

Ma il vescovo Juan de Zumárraga non guarda più le rose sparse, non si stupisce più di quel miracolo. È rimasto a guardare attonito Maria.

Ora il suo sguardo si posa su Juan Diego, guarda la sua tilma, guarda il volto che vi è impresso. Com'è possibile? Non lo capisce. Nessuno dei presenti è in grado di capirlo. Restano meravigliati.

Ma Juan Diego ancora non vede Maria. Pensa che lo stupore sia dovuto ai fiori. Come me tante volte in cui vedo lo stupore degli uomini per le mie azioni, per quello che dico, per quello che riesco a fare.

Sono successi così piccoli... Ma non sono io. Gli uomini guardano Maria nelle mie opere. È questo il miracolo, che nella mia tilma c'è Maria, il suo volto.

Nella mia vita può accadere questo se lascio che vedano Dio, che vedano Maria attraverso di me. Se non mi metto al centro e lascio che lì ci sia Maria.

La forza dell'umiltà

Perché il miracolo è quello. Il miracolo è l'umiltà di Juan Diego. Il suo atteggiamento fiducioso da bambino. Perché crede nelle parole di Maria:

“Figlio mio, che niente ti affligga. Non ci sono qui io che sono tua Madre? Non sei sotto la mia protezione? Non sono io vita e salute? Non sei nel mio grembo e non stai correndo per conto mio?”

E sente quell'abbraccio di Maria quando voleva fuggire. Non c'è rimprovero nella sua voce. Non ci sono lamentele per il suo desiderio di scomparire. C'è amore, misericordia.

Maria si commuove vedendo gli occhi tristi di Juan Diego.Vuole che sia felice, che abbia pace.

Senza paura

Lo fa con me ogni volta che pone sulle mie spalle una missione impossibile. Mi dice di non temere, che Lei prenderà il peso della croce e sosterrà le mie braccia.

Di non temere, perché Ella lascerà impresso il suo volto nelle mie opere, nelle mie parole, nei miei silenzi.

Che gli altri crederanno che sono io, ma di non temere, che Lei sarà al mio fianco per ricordarmi che, nella mia piccolezza, la sua forza è quella che mi sostiene. Perché non smetta mai di indicare Lei.

Non ho paura, non sono triste, il suo volto resta impresso nel mio petto, e questo mi riempie di gioia e di pace.

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