Vangelo di sabato 10 dicembre
Allora i discepoli gli domandarono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista. (Matteo 17,10-13)
Era convinzione generale, ai tempi di Gesù, che il Messia sarebbe stato preceduto dal ritorno del profeta Elia. Questo segno, nell’immaginario collettivo, sarebbe stato la prova inconfutabile della venuta del Messia. Ecco perché nel Vangelo di oggi i discepoli domandano:
Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?
Gesù risponde loro che non solo questa cosa è vera, ma che Elia è già venuto e lo hanno fatto fuori. Era Giovanni Battista l’Elia che tutti attendevano, ma è finito con la testa tagliata.
Il grande profeta che avrebbe dovuto preparare la via del signore finisce morto come la maggior parte dei veri profeti, e come paradossalmente succederà anche allo stesso Messia.
Il Vangelo di oggi sembra suggerirci che tutti siamo sempre in attesa di un segno che ci aiuti a discernere qual è la cosa giusta da fare, ma molto spesso i segni che ci aspettiamo sono segni spettacolari, segni incontrovertibili, ma la verità è che i segni sono solo segni, e molto spesso ci lasciano talmente tanto liberi da poterli persino ignorare o bistrattare.
C’è bisogno invece di una grande sensibilità interiore nell’accorgerci di ciò che il Signore ci manda come segno per indicarci la strada senza però mai sostituirsi alla nostra libertà.
Chiedere a Dio di essere così esplicito da toglierci le nostre scelte non è in fondo un buon affare. Oggi chiediamo occhi per riconoscere quell’Elia nascosto dietro i Giovanni Battista di cui è popolata la nostra vita.