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Il Natale è… Gesù Cristo.

Gesù Bambino
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Don Fortunato Di Noto - pubblicato il 09/12/22
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Spot e campagne pubblicitarie ci dicono che il Natale coincide col consumo, coi regali e così via, ma il Natale è ben altro come ci ricorda don Fortunato Di Noto

Inondati di spot pubblicitari – commerciali – finalizzati a promuovere prodotti di consumo, in ognuno di essi ci stimolano a trovare la soddisfazione di un bisogno, di un desiderio, di una emozione e chissà, di un sentimento. Molti si identificano in un prodotto per vivere il natale. In una società commercializzata, ci può anche stare. Ma non è il Natale di nostro Signore Gesù Cristo.

Non c’è pubblicità che non inizi con il Natale è e giù il finale prodotto proposto con il pieno di sorrisi e di spiccata umanità: consuma e sarai felice.

Gli scartati del mondo, gli affamati, i calpestati, i lontani, i bambini, chi muore in strade e in mare, gli immigrati, i poveri – sempre più poveri, li ‘accontentiamo’: con un regalo solo per Natale.

Ma non è questo il Natale.

Natale è la presenza vivente e sconvolgente di Dio fra gli uomini

I cristiani credenti nel Mistero dell’Incarnazione, non lo dicono quasi più, e, indotti dal massiccio mercato pubblicitario, lo viviamo immersi in una spirale ‘commerciale’ che per rispetto della società e del pensiero altrui, lo riduciamo ad una, pur significativa, filantropia: tutti buoni a Natale.

E’ raro sentire dire che: ‘nel nome di Gesù Cristo saremo salvati” e che si è incarnato per manifestare, fare vedere il volto d’amore e misericordioso del Padre; che in Lui, fin dalla culla nella mangiatoia, dobbiamo amarci gli uni gli altri nella dimensione della Croce, in un amore traboccante, smisurato che nasce dal suo cuore e dalla morte e risurrezione, che da Lui dobbiamo avere ‘lo stile dell’agnello? che è quello di amare nella dimensione della croce e che sarà in questo stile il cambiamento dell’uomo e della umanità.

Lo ripetiamo: Natale è la presenza vivente e sconvolgente di Dio fra gli uomini, dobbiamo dirlo con delicata forza e gentilezza e prendiamo a prestito alcune parole di Odo Casel (1886-1948, teologo)1:

«Natale non è una festa dell’ umanità nobile, non un abbandono ai ricordi d’infanzia e ai dolci sentimenti di un gioioso amore per gli uomini, nemmeno la festa del ‘Bambin Gesù’, che ci sorride dal seno di una madre piena di grazia e ci rivela l’amore del Buon Dio – è infinitamente di più. È la presenza vivente e sconvolgente di Dio fra gli uomini. L’eterna maestà del Dio infinito, dinanzi al quale la creatura nella sua nullità è sbigottita e trema, che mai occhio umano ha veduto o può vedere, che una infinita distanza separa da noi – e cui la creatura aspira con tutto il suo desiderio spirituale -, è presente fra noi; ci lascia scorgere il suo volto, e noi riconosciamo nel volto del Signore e Re i tratti del Padre

Il Natale non è una ‘festa dell’umanità’, non è mettere luci e addobbi sulla terra, non è ‘filantropia’ (si legga la Lettera di San Paolo apostolo a Tito, 3,4).

Nel mistero dell’incarnazione rivelata, Dio ha intessuto con l’umanità, i germi della piena e rinnovata vita eterna: nell’amore rivelato nel e dal Figlio Gesù ogni cosa raggiunge la sua pienezza.

Questo bambino, nel ricordo del suo Natale, è Dio, per tutti, credenti e non credenti. Non è un prodotto da commercializzare, ci dispiace dirlo e noi, credenti, abbiamo in custodia questo immutabile mistero che non possiamo ‘svuotare’ o sempre più banalizzare.

«Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). L’uomo-Dio è la più alta rivelazione di Dio.

Ecco perché, ancora con le parole di Odo Casel, ci richiamano a questa profonda verità mistica, spirituale:

«Non è il Natale, dunque, la festa dell’uomo, che vede personificata la sua più nobile bontà nel bambino del presepe? No, ciò vuol dire fraintendere completamente il Natale. Ciò significa ridurre alla terra questo sublime mistero e divinizzare gli uomini. Ma l’autodivinizzazione dell’umanità è miseramente naufragata ai nostri giorni. L’uomo ‘buono’, esaltato e viziato fin dal rinascimento e dall’illuminismo, ha rivelato in modo fin troppo chiaro il suo volto di animale feroce. Come potremmo essere liberati dalla maledizione del mondo, se Natale fosse soltanto una festa dell’umanità? No, questo bambino, quest’uomo, dal cui volto ci risplende la bontà di Dio, è Dio. Il Figlio, per sua essenza uguale al Padre, «Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato» (ivi 1,18). Solo la fede nella divinità di questo uomo, che nella Notte Santa fu generato dalla donna ci dà la salvezza, ci lascia vedere il volto desiderato del Padre».

Quel bambino che mettiamo nel presepe è una immagine ‘artistica’ di un grande mistero che ha cambiato, se accolto, la storia di questa umanità ancora lacerata da discordie e da divisioni. Ogni visitatore del presepe abbia qualcuno, testimone della fede, che racconti questo grande amore e mistero dell’incarnazione di Gesù che ci ha amato di un amore traboccante e ci ha indicato la via, la verità e la vita che è Lui stesso.

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1 http://www.gesusacerdote.org/il-mistero-dellincarnazione-odo-casel/

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