C’era una volta il santo vescovo Nicola, che – secondo la leggenda – tornava sulla terra nel giorno della sua festa, per portare doni ai bimbi buoni.
Si trattava di una tradizione antichissima, attestata fin dal Medioevo. Prima ancora che dispensatore di regali, san Nicola era il santo protettore dei bambini: un patronato che gli era stato affidato in virtù di quel celebre episodio in cui il vescovo salvò la vita a tre fanciulli che stavano per essere uccisi (e cucinati!) da un perfido locandiere (che voleva servirli arrosto ai suoi clienti!). E così, era gradualmente nata la consuetudine di guardare i bimbi con un occhio di riguardo, in occasione della festa del loro santo patrono: in quel giorno, le scuole organizzavano attività a tema e le chiese offrivano piccoli doni ai loro giovani parrocchiani. Si trattava di festeggiamenti in grande stile, che finivano col coinvolgere la cittadinanza intera: a differenza di quanto fa Babbo Natale, san Nicola non si contentava di distribuire doni nella notte, quando tutti dormono, senza farsi vedere. Il santo vescovo attraversava davvero le vie della città, grazie alla collaborazione di un figurante che indossava una maschera creata per la festa: e i bimbi ricevevano i loro regali direttamente dalle mani di “san Nicola”, che sfruttava intanto l’occasione per impartire ai pargoli qualche piccola catechesi.
Si trattava insomma di una festa cittadina vissuta con partecipazione dalla popolazione tutta e amata dai grandi così come dai piccini. C’era però qualcuno che non condivideva questo entusiasmo: Martin Lutero non apprezzava affatto l’idea i bambini ricevessero regali nel giorno della festa di san Nicola.
Quando i Protestanti vietarono per legge i festeggiamenti di san Nicola
Comprensibile, del resto: dev’essere abbastanza imbarazzante scoprire che i tuoi figli aspettano spasmodicamente l’arrivo di un santo vescovo, se tu hai appena dato il via a uno scisma per staccarti dalla Chiesa cattolica, di cui rigetti le gerarchie.
Ma non era solo quello. Martin Lutero (e, sulla sua scia, tutti i riformatori protestanti che lo seguirono) riteneva disdicevole che i bambini aspettassero la data del 6 dicembre come se fosse quella la “vera” festa. Il fondatore della Chiesa luterana aveva l’impressione che i bambini, troppo presi dall’attesa di san Nicola, finissero col perdere di vista qual era l’evento davvero importante, per il quale era stato istituito il periodo dell’Avvento. E così, Martin Lutero suggerì caldamente ai suoi correligionari di abbandonare i festeggiamenti del 6 dicembre e di rimandare semmai alla vigilia di Natale la tradizionale distribuzione di doni.
Fino ad allora, non si trattava di una consuetudine particolarmente diffusa: effettivamente, i regali di Natale nacquero proprio nei Paesi a maggioranza protestante, con lo scopo dichiarato di scalzare i festeggiamenti popolari in onore di quel santo vescovo, decisamente troppo papista per essere ben visto dai riformatori.
E dirò di più: alcune nazioni a maggioranza protestante si premurarono di vietare per legge quei festeggiamenti popolari che si tenevano il 6 dicembre, con distribuzioni di doni effettuate sulla pubblica piazza per mano di figuranti mascherati. Se i paesi luterani non si spinsero mai a questi estremi, i calvinisti non esitarono a ricorrere a questi espedienti per far valere il loro rigore religioso, convincendo i governanti a proibire per legge quelle attività e a colpire con multe salate le comunità che fossero state scoperte nell’atto di festeggiare a vario titolo san Nicola. Nel 1570, un provvedimento simile entrò in vigore nei Paesi Bassi; e quello olandese è un caso interessante perché il divieto ebbe conseguenze francamente imprevedibili.
Il Sinterklaas dei Paesi Bassi: quando san Nicola lavorava in incognito
Naturalmente, un conto è scrivere una legge e un conto è riuscire a farla rispettare (soprattutto se si parla di provvedimenti impopolari che prendono di mira una delle tradizioni più care alle famiglie). Gli Olandesi (e soprattutto quegli Olandesi che professavano fede cattolica) reagirono al divieto con sarcastica ironia, inventando a tavolino un nuovo personaggio cui diedero il compito di portare doni ai bimbi buoni.
Sia ben chiaro: non si trattava di san Nicola!
Certo, il suo nome (Sinterklaas) mostrava una vaga somiglianza con quello del vescovo di Myra: ma questo generoso benefattore dell’infanzia non aveva nulla a che vedere con la Chiesa di Roma! Era un tipo stravagante, caratterizzato da una curiosa ostinazione ad andarsene in giro con una mitria in testa, un pastorale in mano e i paramenti episcopali sulle spalle, ma del resto è nota a tutti l’eccentricità dell’aristocrazia. Formalmente, Sinterklaas diceva d’essere un nobiluomo spagnolo: dettaglio curioso ma non del tutto inverosimile, in un’epoca in cui una parte dei Paesi Bassi era effettivamente posta sotto il dominio del re di Spagna. Per ragioni di lavoro, Sinterklaas viaggiava ogni anno verso l’Olanda a bordo di una barchetta capitanata da un equipaggio di servitori moreschi, che veleggiava verso il Nord con puntualità svizzera attraccando, ogni anno, nel tardo pomeriggio del 5 dicembre (che, beninteso, non è il giorno della festa di san Nicola! Nessuno stava festeggiando in alcun modo san Nicola!).
Anche in questo caso, Sinterklaas arrivava per davvero: vale a dire, la piccola barchetta che lo trasportava attraccava realmente al porto cittadino, dove un folto gruppo di famiglie attendeva ansioso di assistere allo sbarco. Montato sul dorso di un cavallo bianco, Sinterklaas percorreva poi le vie della città per la gioia di grandi e bambini: prudentemente, non dispensava più insegnamenti morali, e in effetti non distribuiva nemmeno i regali. Si limitava a compiere una festosa parata prima di scomparire nel nulla, così come era venuto: i bimbetti avrebbero ricevuto i loro doni l’indomani mattina, “magicamente” apparsi nottetempo nell’intimo delle loro case (e cioè, in un contesto in cui neppure il più zelante dei legislatori avrebbe potuto intromettersi).
Appartenevano ai bimbi olandesi, quei primi zoccoli di legno che furono colmati nottetempo di regali. Ma non solo: se, nel Medioevo, san Nicola aveva l’abitudine di donare tradizionalmente mele e noci, quel viaggio sotto copertura nei Paesi Bassi lo spinse a optare per un’altra tipologia di regalo: gli agrumi, che ancor oggi associamo ai doni del buon vescovo. E non è un caso: in Olanda, le arance erano amatissime (e relativamente facili da trovare, perché importate in grandi quantità), poiché legate simbolicamente alla dinastia regnante degli Orange-Nassau.
E poi, Sinterklaas viaggiò verso l’America
La buffa storia di Sinterklaas è interessante per più d’una ragione. Non si limita a illustrare la creatività piena di astuzia con cui le famiglie cattoliche residenti in Olanda aggirarono una proibizione religiosa: il dettaglio più interessante di questa storia risiede probabilmente nel fatto che Sinterklaas è, a tutti gli effetti, l’anello di congiunzione tra san Nicola europeo e il Santa Claus americano.
Il bizzarro personaggio che passeggiava per le vie di Amsterdam aveva gradualmente cominciato a perdere i suoi atteggiamenti più ieratici, trasformandosi in un generico vecchietto dalla lunga barba bianca animato da buoni sentimenti. E quando molti Olandesi salparono per il Nuovo Mondo, lo fecero portando con sé il loro bagaglio culturale che permise a Sinterklaas di fare un viaggio più lungo del suo solito, sbarcando infine sulle coste americane.
Risale al 1809 una History of New York a firma di Washington Irving, l’autore che sarebbe successivamente diventato celebre per La leggenda di Sleepy Hollow. Ebbene: questo testo è il primo a riportare una consuetudine che, a quanto pare, era già diffusa all’aprirsi del XIX secolo. I coloni olandesi insediatisi a New Amsterdam (attuale New York) avevano l’abitudine di fare piccoli doni ai figlioletti infilandoli in calzini appesi al caminetto. Era un piccolo rito che si svolgeva ogni anno nella notte tra il 5 e il 6 dicembre; i genitori sostenevano che quei regali si materializzassero magicamente nella notte per intercessione di un certo Sinterklaas che, non visto, passava di casa in casa quando i piccini erano già addormentati.
Il legame con san Nicola era ancora evidente, se non altro per la data in cui aveva luogo questa distribuzione di doni: ma se Sinterklaas non s’era ancora trasformato nel Santa Claus che conosciamo tutti, indubitabilmente cominciava a somigliarli visibilmente.